IL MIO PARTO E QUEL DOLORE CHE NON SE NE ANDRA’ MAI

Mi chiamo Silvia, ho 28 anni e due bambine: Aurora, di quasi tre anni, e Camilla e sono in attesa del terzo bimbo/bimba.
Il 31 Agosto 2011 alle 16:16, a 39 settimane + 2 giorni, Aurora è venuta al mondo e mi ha regalato il suo primo sorriso.
Ho voluto un parto naturale a tutti i costi per lei anche se la mia ginecologa insisteva per un cesareo.
“La bimba è grande, tu hai tutti i tuoi problemi, ecc.” mi diceva.
Ora, è vero che io ho dei problemini e la mia gravidanza non è stata impeccabile (gravidanza a rischio con minaccia d’aborto e principio di gestosi), ma se avessi davvero saputo quanto grande era Aurora (nota bene un elefantino di 4220 gr per 52cm!) forse ci avrei pensato su invece di combattere la mia battaglia pro parto naturale.
In realtà, sono stata davvero felice della mia scelta, ero orgogliosa di ciò che ero riuscita a fare.

Un po’ diversa è la storia di Camilla che vorrei raccontare.
Premetto che è stata una gravidanza non troppo facile, con diversi intoppi (perdite di sangue, cerchiaggio d’urgenza a 24 settimane e lunghi mesi di assoluto riposo), ma questo non ci ha impedito di arrivare a 41 settimane + 2 giorni.

Era il 5 Febbraio 2014 …

Mi sveglio di soprassalto, forse ho fatto un brutto sogno, ma non me lo ricordo.
Ho il cuore che batte forte. Guardo l’ora, è l’una e mezza appena passata, ciò vuol dire che ho dormito solo un paio d’ore.
Ho come paura, ma non ne capisco il motivo.
Appoggio una mano sulla pancia per sentirti, come faccio sempre di notte, sei tranquilla, forse dormi.
Mi alzo e vado a fare pipì, so che non sarà la prima né l’ultima volta questa notte.
Continuo a sentirmi agitata, ma poi penso sia normale: fra poche ore ci vedremo ed io non sto più nella pelle.
Solo quella strana sensazione.. appoggio di nuovo una mano sulla pancia e mi corico di nuovo nel letto.
Vorrei svegliare anche papà, tanto sono in ansia. Ho davvero paura che tu non stia bene, così provo a svegliare te.
Inizio a pungolarti come faccio sempre, ormai dovresti riconoscere questo mio gesto, ma non ti muovi. Dormi davvero profondamente. Beh forse è meglio, ci aspetta una giornata impegnativa.
Cerco di dormire, ma non ci riesco. Sei davvero grande ed il pancione di mamma è molto ingombrante.

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“Pregnant Lady With Stethoscope” by imagerymajestic

Credo di essermi riappisolata e mi risveglio di nuovo, agitata e spaventata, qualcosa non va. Sono le due, è passata solo mezz’ora. Regolarizzo di nuovo il respiro. Ormai sono diventata brava in questo dopo tutte le crisi d’asma degli ultimi giorni, ma questa non è una crisi d’asma. Sono proprio preoccupata per qualcosa. Vorrei addirittura alzarmi, prendere lo stetoscopio per sentire il tuo battito, ma poi non lo faccio, non l’ho mai fatto durante la tua gravidanza, non vedo perchè cominciare ora. So che la mia è solo ansia.
Appoggio un’altra volta la mano sulla pancia, dormi. Questa volta non mi accontento, voglio sentire un piccolo movimento, anche se questo vuol dire svegliarti e magari non riuscire a ritrovare una posizione comoda per entrmabe per un bel po’ di tempo.
Mi metto a pancia in su e provo di nuovo a pungolarti, niente. Caspita quanto dormi!

Effettivamente ultimamente ti muovi proprio poco, devi avere davvero uno spazio minimo lì dentro. Mi giro sul lato sinistro, lo so che questa posizione proprio non ti piace e di solito punti i piedini, ma è proprio questo lo scopo della mamma.
Finalmente sento uno spostamento, così mi tranquillizzo un pochino e mi rimetto sul lato destro così sei più comoda anche se questo per me vuol dire tanto male alla schiena visto che sono mesi che dormo solo più così. Ma sta tutto per finire, domani a quest’ora mi lamenterò invece del fatto che tu non vuoi dormire.
Penserai che la mamma si lamenta sempre, beh forse un pochino, ma farei di tutto per te e la tua sorellina, quindi sappi che anche se mi lamento o mi arrabbio, poi tanto l’avrete sempre vinta voi.
Passiamo una notte davvero tormentata, piena di mille risvegli e brutti sogni, piena di paure e brutte sensazioni, piena di voglia di vederti.

Finalmente è mattina, così ci alziamo e ci vestiamo in fretta e, mentre la zia è già arrivata a casa nostra per prendersi cura della tua sorellina, noi ci incamminiamo verso l’ospedale.
Durante il tragitto in auto, ripenso a quel lontano 6 Ottobre quando avevo il terrore nascessi fortemente prematura e senza molte speranze di sopravvivenza. Quanto tempo è trascorso da allora, quanta fatica abbiamo fatto, che brutti momenti abbiamo passato, ma è finito tutto. Ti accarezzo e penso con felicità, ormai ci siamo!
Però è strano che non ti sei ancora svegliata, anche se ultimamente al mattino sei piuttosto tranquilla.
Puntuali alle sette e mezza siamo in reparto in attesa della visita per il ricovero e l’induzione.
Non mi preoccupa poi così tanto il travaglio e il parto, l’importante è vederti.
Neanche tu mi senti particolarmente agitata, meglio così. Vedrai andrà tutto bene, ci sono la tua mamma e il tuo papà che ti spettano, perciò non devi avere paura, cucciolina mia.
Dopo un paio di battute spiritose con un’ostetrica, ci raggiunge una dottoressa che ci chiede il motivo per cui siamo in ospedale e la mamma risponde allegramente: “Per l’induzione!”

“Ma non è il giorno corretto” mi rispende la dottoressa. “Oggi sono solo 41 settimane e 2 giorni, per l’induzione servono 41 settimane e 3 giorni”.

“A me è stato detto, e mi è anche stato messo per iscritto dal Dottore che mi ha visitata lunedì, che dovevo presentarmi oggi a digiuno per l’induzione al parto e di portarmi anche la valigia.”
Così dicendo, Le porgo il foglio. E aggiungo scherzosamente:
“Non ho nessuna intenzione di tornare domani, piuttosto mi accampo qui!”
La Dottoressa sorride: “Si deve essere sbagliato il Dottore, comunque non c’è problema. Venga che La visito”
Entro nella sala visite e mi stendo sul lettino, adesso comincio a sentire un po’ di agitazione.
Prima di tutto la Dottoressa fa un’ecografia, ed eccoti lì sullo schermo.
Controlla che sei a testa in giù, “La placenta è posteriore e liquido ce n’è. Molto bene, è tutto a posto. Adesso La visito così vediamo da che situazione partiamo”.
“Siamo già a tre, quattro centimetri di dilatazione, non male”
Molto bene, direi anche io. Anche se sono quindici giorni ormai che ho questa dilatazione e da lì non ci schiodiamo. Dopo che hai provato l’ebrezza di nascere, o quasi, a 24 settimane, ora proprio non ne vuoi più sapere.

“Adesso Le darò un po’ fastidio. Le scollo le membrane in modo da stimolare le contrazioni. Se siamo fortunati, non avrà bisogno delle fettucce, ma solo della flebo, comunque vediamo.”
Detto questo, mi rivesto e firmo alcuni fogli per il consenso all’induzione, poi un’ostetrica mi accompagna al mio letto, il numero 11, e mi preleva il sangue.
Mi metto la camicia da notte, è da tanto tempo che è pronta nella valigia, e ripeto a papà qual è la tutina che devi indossare appena nata.
“E’ qui sopra alle altre, ricordati!” gli ripeto per l’ennesima volta.
“Lo so, mi ricordo” cantilena papà per l’ennesima volta.
Spendo qualche minuto a chiacchierare con una neomamma nella nostra camera.
Ha un maschietto di due giorni che sta dormendo tranquillo.
Chissà se anche tu dormirai tranquilla o mi terrai sveglia tutta la notte come hai fatto in questi ultimi mesi? Lo scopriremo presto.
Mi incammino vero la stanza dove si fa il tracciato.
Quante volte siamo già state qui, ma questa sarà l’ultima.
Arriva A., l’ostetrica che ci seguirà durante il travaglio e il parto, sempre che tu non ti faccia attendere anche oggi.
Metto la prima fascia che rileva le contrazioni, poi A. prende la seconda sonda che rileva il battito e lo appoggia dove ci sei tu.
Silenzio.
A. toglie la sonda, spegne e riaccende il macchinario e riappoggia lo sonda sul mio pancione.
Silenzio
A. sposta la sonda e ti cerca.
Silenzio
Guardo A., guardo papà che inizia ad agitarsi.
Silenzio
“Hai appena fatto la visita ed era tutto a posto, vero?” mi chiede gentilmente l’ostetrica.
Annuisco.

"Human Fetus" by ddpavumba

“Human Fetus” by ddpavumba

“Allora questo coso non funziona.. o magari, visto che hai le contrazioni, si è già incanalata e non riesce a rilevare il battito. Riprovo ancora una volta, in caso ci spostiamo di nuovo in sala ecografia così guardiamo di preciso come si è girata e appoggiamo la sonda direttamente sul cuoricino”.
A. cerca ancora con la sonda.
Silenzio.
Allora esce dalla stanza e chiama la Dottoressa.
Io e papà ci guardiamo. Si legge il terrore nei nostri occhi. Sicuramente la sonda è rotta, ieri sera ti ho vista muovere. Per favore, fatti sentire, fammi sapere che stai bene, cucciolina.
Non ti muovi, dormi.
Da questo momento tutto diventa confuso, mi sembra come di vivere una situazione extracorporea, dove vedo me stessa e gli altri parlare e muoversi.
In silenzio, mi sdraio su quel lettino, la mia mente vaga, ripenso alle parole positive della Dottoressa pochi attimi prima, poi l’angoscia che ho provato per tutta la notte mi riassale.
Questa volta è più forte, è quasi tangibile.

La Dottoressa ti controlla. Le contrazioni stanno diventando più forti e regolari, ma non mi fanno male, le sento appena. Poi senza dire una parola esce dalla stanza e rientra dopo pochi minuti con altre due Dottoresse.
La sonda dell’ecografo è appoggiata sul mio pancione, su di te. Ci sono tre dottoresse e tre ostetriche, papà mi tiene la mano, tutti guardiamo lo schermo.

Silenzio. Dormi. Per sempre.
……..

Dopo avermi dato notizia dell’accaduto, mi chiedono che tipo di parto avrei preferito.
In realtà, io voglio fare proprio nulla, ma semplicemente starmene lì seduta sul letto ad accarezzare il pancione, a coccolare Camilla.
Non ho avuto molto tempo per decidere dal momento che ero in travaglio indotto dallo scollamento delle membrane prima che si rendessero conto che la mia bimba non c’era già più.

E poi ho deciso: partorire significa dare alla vita, mentre io avrei inevitabilmente dato la morte, e questo non potevo davvero farlo.

Per questo ho chiesto un cesareo. Non perché non volevo provare il dolore delle contrazioni, non perché avevo paura del parto, non erano nulla rispetto al dolore del mio cuore.
Il taglio sarà il ricordo tangibile sulla mia pelle di ciò che è stato, della mia bambina, per non scordare mai.
Il parto cesareo è stato la morte della mia bimba, ma non sono stata io a dargliela…
Alle 10:49 del 5 Febbraio 2014 Camilla viene al mondo, in silenzio, mentre io dormo..

Oggi, sono passati poco più di tre mesi da quel giorno, ed il dolore rimane intenso, straziante e costante. Però, allo stesso tempo, il suo dolce ricordo vive nel mio cuore e per sempre vivrà, dove anche lei sempre vivrà.

Provo ad essere felice, anche se non è facile, perchè nel momento stesso in cui sorrido mi chiedo come sarebbe se ci fosse stata anche lei e tutto torna ad essere triste.
Ma ci provo, iniziando dalle piccole cose, perchè comunque un dopo da vivere c’è…

foto 1

Cosa faccio ora?
Cerco una nuova felicità fatta di cose semplici: gioco con Aurora e mi mi occupo di Camilla. Come?
Non potrò più riempirla di baci, cosa che continuo a fare con Aurora, neppure darle il biberon neppure vederla crescere e sorridere, però terrò per sempre vivo il suo ricordo.

Per questo adesso scrivo in un blog (http://senzate0502.blogspot.it/) e parlo di lei e della sua sorellina e chi arriverà, ma non solo, cerco di informare per sensibilizzare e creare una cultura sul lutto perinatale e impegnarmi perchè qualcosa cambi a livello medico (controlli e assistenza in gravidanza) , perchè così le ho promesso, perchè questo è il mio modo per starle vicino, perchè io non mi scorderò mai di te, Camilla…

Silvia Guelpa, una mammarisparmio

Io ringrazio ancora Silvia per aver scelto il mio blog raccontare la sua storia. Non so bene che dirle, dopo un racconto del genere…se non che la sua forza e il suo coraggio sono straordinari, che quello che sta facendo è straordinario. E che è vero: serve che qualcosa cambi a livello medico. Io pure ho subito lo scollamento delle membrane, senza nemmeno che mi venisse detto, da una ragazzina fresca di laurea. Solo dopo ho realizzato quello che mi aveva fatto…anche voi avete dovuto fare i conti con personale poco qualificato prima-dopo-durante il parto?

VINCI LA FATTORIA VIDEOPARLANTE CHICCO CON YOGURT MIO

Mamme che hanno bimbi che amano gli Yogurt Mio vi segnalo questo concorso facile facile. Basta comperare due confezioni di Yogurt Mio sullo STESSO scontrino e poi tentare la fortuna sul sito di Yogurt Mio a marchio Nestlè, dove potrete inserire i dati richiesti.

Cosa c’è in palio? Si possono vincere 200 fattorIe video parlanti Chicco.

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La fattoria degli animali con shermo LCD a colori e 3 livelli di gioco! Gli animali prendono vita sullo schermo LCD: il tuo bambino si divertirà a vederli in movimento e scoprirà i nomi e i versi degli animali, i colori, le prime lettere dell’alfabeto e i primi numeri. È un gioco bilingue (italiano/inglese).

Affrettatevi perchè c’è tempo dal 1 giugno al 15 agosto 2014!

LA RICERCA DELLA FELICITA’ DI UN NEOPAPA’ NEL BRASILE DEI MONDIALI

“La ricerca della felicità” di un neopapà alla volta del Brasile, dove proverà a realizzare il proprio sogno. Un viaggio preparato da anni ma che deve fare i conti con un piccolo “imprevisto”: un figlio di pochi mesi e che adesso gli mancherà un casino. Intanto ve lo presento…

Cosa unisce un giornalista sportivo in crisi e un regista indipendente che vuole vedere dove non si vede? In teoria è come mettere insieme una fragola con una pesca, entrambe sono dolci, entrambe si trovano quando inizia il caldo, entrambe sono facilmente reperibili, ma, a parte questo, sono frutti totalmente diversi. Ecco, i due soggetti in questione hanno in comune il nome, un viaggio, un sogno e la spesa per realizzarlo. Fanno tutto “alla romana”, sperando di dividere anche alla fine. Viaggeranno insieme, con una telecamera, un microfono e con sei occhi, quattro il giornalista, due il regista, per immortalare un’avventura che definire folle è eufemistico. Immergersi in uno dei paesi più grandi del mondo, senza bombole di ossigeno, buttarsi da uno scoglio mondiale, senza sapere cosa c’è sotto. Voleranno tanto, in tutti i sensi, vedranno foreste e mare, pace e caos, natura e tecnologia, sorrisi e pianti. Vedranno il Brasile, in tutte le sue mille contraddizioni, per il Mondiale dei Mondiali. Partiranno con un coppa vuota. Proveranno a riempirla in ogni modo. Io vi racconterò la loro avventura, sperando che la loro marcia sia accompagnata anche da voi.

mondiali di calcio brasile neopapà

Spinge di più una motivazione per o contro qualcuno? Conosco persone che affermano che le cose più belle sono quelle fatte per sé e non contro qualcuno, io invece credo che, a volte, fare qualcosa per sé stessi dia un gusto, ma sapere che si sta andando anche contro qualcuno, ne dia un altro. Non migliore, non peggiore, semplicemente un altro. Io non so se il giornalista e il regista stiano facendo tutto questo per loro o contro qualcuno, di certo so che la molla che li ha spinti a fare questa follia – perché è difficile trovare un vocabolo diverso – non può essere solo per, ma per forza anche contro. Un nemico astratto o uno reale? Beh, magari un mix di entrambi. Voglio però essere positiva, poi chi vorrà approfondire le reali motivazioni dei due, potrà farlo contattandoli personalmente. Io avrò il compito di raccontarne avventure e disavventure.

Intanto vi ripropongo questo bellissimo stralcio del film “La ricerca della felicità”. Anche qui un papà, un figlio, un sogno da inseguire per regalare al proprio bambino un futuro migliore.

“Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila!”

VBAC DOPO DUE ANNI E MEZZO DAL CESAREO, VI RACCONTO IL MIO PARTO

Il toccante racconto di Marta che dopo un taglio cesareo ha voluto provare il Vbac, il parto naturale. Lei è la dimostrazione che si può fare, anche quando sono in tanti a dirti: “Signora, il naturale dopo il cesareo? Mai e poi mai!”

Anna, la mia prima bimba viene al mondo ad ottobre 2011, alla 37esima settimana, con taglio cesareo per placenta previa centrale, riscontrata all’ecografia di accrescimento.

"Cesarean Section" by arztsamui

“Cesarean Section” by arztsamui

Parto tranquillo da manuale, e dopo 4 giorni siamo a casa. Ho vissuto questa esperienza benissimo, senza nessun senso di colpa, né risentimenti tant’è che dopo una settimana ero già a passeggio con la cucciola! A giugno 2013 scopro di essere di nuovo in attesa e fin da subito inizio ad informarmi sul Vbac (vaginal birth after cesarean = parto vaginale dopo il cesareo): leggendo su internet, sui giornali, ma soprattutto parlando con la mia ostetrica – la stessa della prima gravidanza. “Essendo passati due anni e se va tutto bene, bisogna almeno tentare!” sono le sue parole incoraggianti.  

"Hands Embracing A Pregnant Woman Belly With Her Hands Holding A" by David Castillo Dominici

“Hands Embracing A Pregnant Woman Belly With Her Hands Holding A” by David Castillo Dominici

E io mi ci sono ritrovo in pieno: voglio provarci! Qui all’ospedale di Bergamo sono pro Vbac e la cosa mi ha incentivata ancora di più.  A settembre inizio un fantastico corso di yoga prenatale, che mi aiuta a gestire l’agitazione per questa nuova vita e la stanchezza nel dover gestire la prima bimba. Mi insegnano come respirare ed è anche un modo per dedicare un po’ di tempo a me stessa. In effetti più la gravidanza avanza e più io mi sento bene e pronta ad affrontare il parto!

Passano i mesi ed eccoci alla 38esima settimana.

Ultima visita, tremo al pensiero che mi dicano che qualcosa non va…e invece è tutto a posto. Via libera al naturale, anche se per precauzione devo fissare la data di un eventuale cesareo, perché non potendo indurmi il parto, non posso andare oltre la 41 settimana. Quindi se Adele non arriva da sola, il 27 marzo la faranno nascere. Non ci voglio nemmeno pensare! Passano i giorni e arriva la mia data presunta del parto, il 20 marzo, e non succede niente. “Dai Adeleeee non vogliamo un altro cesareo!”. Il giorno dopo il 21, ho il primo monitoraggio, calma piatta e tutto a posto.

Il giorno dopo ancora vado in ospedale dalla mia ostetrica, che mi fa lo scollamento delle membrane e mi dice che il collo dell’utero è morbido e che di lì a 48 ore potremmo esserci (in più lei è di turno proprio lunedì). Così inizio a dire ad Adele che lunedì sarebbe perfetto!

"Hands Embracing A Pregnant Woman Belly With Her Hands Holding A" by David Castillo Dominici

“Hands Embracing A Pregnant Woman Belly With Her Hands Holding A” by David Castillo Dominici

Il sabato passa senza altre emozioni: pizza e coccole con marito e figlia. Domenica mattina mi sveglio e sento come una bolla d’acqua e mi bagno un po’ ma senza nessun dolorino. Decidiamo comunque di andare al pronto soccorso per sicurezza. Arrivati in ospedale mi fanno un monitoraggio e visita, tutto a posto e chiuso; mi spiegano che era solo una perdita di fluido in eccesso ma non di liquido amniotico.

Mi rimandano a casa. Giornata serena e nessun sintomo…uffa!

Prima di andare a letto, la sera bacio forte forte mia figlia, perché sento che qualcosa sta per succedere e ho paura di non avere il tempo di farlo! In effetti la notte verso le 2 sento qualche fitta, ma niente di importante…continuo a dormire ma intorno alle 5 e 50 sento una contrazione (e io che pensavo di non riconoscerle!!!), non mi scompongo, inizio a controllare l’ora e in effetti ogni 15 minuti esatti ho una contrazione. Alchè sveglio mio marito e gli dico: ” Ci siamo, chiama il lavoro e dì che non vai“. Alle 7 si sveglia mia figlia che stranamente non vuole venire nel lettone con me ma vuole fare colazione con il papà. Intanto continuo a sentire le contrazioni che si fanno sempre più forti fino a quando, alle 7 e 30, sento proprio come un palloncino che scoppia e mi si rompono le acque.

Purtroppo noto subito che il liquido è scuro – Adele ha fatto la pupù! – quindi dobbiamo correre in ospedale, però prima ho il tempo di salutare mia figlia come si deve: mi abbraccia e noi usciamo lasciando lei e la nonna a casa.

E io ripeto ad Adele: ” Grazie…ora possiamo andare, facciamolo!”

"Hands Embracing A Pregnant Woman Belly With Her Hands Holding A" by David Castillo Dominici

“Hands Embracing A Pregnant Woman Belly With Her Hands Holding A” by David Castillo Dominici

La strada verso l’ospedale sembra infinita per via delle contrazioni che oramai sono ogni 3-5 minuti e sempre più forti. Arriviamo e subito mi attaccano il monitoraggio, il ginecologo di turno, nel farmi la visita, finisce di rompermi le acque definitivamente: sono le 9.15 dilatazione il soli due centimetri, chiedo l’epidurale ma mi dicono che bisogna aspettare la visita successiva per vedere se mi dilato ancora di qualche centimetro. Intanto le contrazioni si fanno sempre più forti e sempre più vicine: una ogni 2 minuti!

Mi chiedono come mi sento, io non riesco a parlare dal dolore. Cerco di respirare come ho imparato a yoga, e in effetti riesco ogni tanto a controllare il dolore e trovare un attimo di relax; negli altri momenti il braccio di mio marito ha la peggio…e anche i miei occhiali, lanciati oltre il lettino.

Insomma ma se queste sono quelle iniziali io come ci arrivo a 10 cm??? Questo è quello che mi chiedo fino a quando alle 11 arriva l’ostetrica che mi dice:” andiamo a fare la visita e vediamo se sei dilatata per l’epidurale”. Mi alzo e provo ad avviarmi verso la stanza per la visita, dopo 2 passi sento la testa che spinge.

L’ostetrica mi dice: “si accovacci pure io l’aspetto”

Ed io: “Ma io devo spingereeeee!!!”

E mi lascio andare. Mi portano di corsa in sala parto, il ginecologo controlla e sorpresa: dilatazione completa, si spinge! Cooooosa? Ecco spiegati i dolori lancinanti. Insomma inizio a spingere, la prima spinta la faccio di gola e non serve a niente…la seconda va a buon fine e con la terza: ecco Adele!

storia di vbac

Lunedì 24 marzo, ore 11.33 nasce una polpettona di 4.010 kg x 53 cm! E io non ho capito molto di cosa sia successo perché è accaduto tutto in frettissima, sono sbalordita e tra le lacrime me la mettono sul petto e io continuo a dire: “Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta !!!“ Mio marito mi accarezza e mi dice che sono stata brava, purtroppo però, dato che Adele ha bevuto il liquido, me la portano via per farle tutti i controlli di routine, e dopo un tempo, che a me pare infinito (forse perché nel frattempo mi cuciono), me la riportano e possiamo finalmente stare tutti e tre insieme.

Adele si attacca subito al seno e io mi perdo nei suoi occhi che mi guardano e finalmente ci salutiamo fuori dalla pancia. È stata un’emozione unica! Io sono la prova che nonostante un cesareo, si può partorire in tutta tranquillità, non credete a chi dice che fatto un cesareo una volta lo deve fare sempre. Informatevi bene, è un’esperienza unica e irripetibile! E io ce l’ho fatta!

 

Marta Santinelli, una mammarisparmio come te!