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USI DEL SAPONE DI MARSIGLIA, DALLO SHAMPOO AI PAVIMENTI. MA NON SONO TUTTI UGUALI!

Un unico prodotto e mille usi. Butta via tutti i flaconi che hai casa, risparmi tempo e denaro e rispetti anche l’ambiente. Ottimo alleato per l’igiene di chi soffre di allergie. Tutto questo grazie al sapone di Marsiglia originale, quello prodotto in Francia

Vi ricordate dell’ormai famoso post del detersivo per lavatrice fai da te quando,  parlando del sapone di Marsiglia, si dice che “qualunque sapone vada bene”. Beh, ho scoperto che non è proprio vero!  Sarebbe un po’ come dire che le buste di formaggio con la dicitura “parmesan”, prodotti e venduti all’estero, sono identiche a quelle italiane.

Una delle ragioni che mi ha sempre attirato del mestiere di scrivere è che prima o poi ti ritroverai a parlare di cose che non conosci, e quindi imparerai cose nuove.

Ecco, io questa possibilità  l’ho avuta proprio di recente con il vero sapone di Marsiglia.

Il prodotto che troviamo abitualmente sui nostri scaffali, viene fabbricato chissà dove, spesso con sego bovino (il grasso presente tra la pelle e il muscolo dell’animale) ed è pieno di additivi e conservanti.

Il vero sapone di Marsiglia, invece, contiene solo oli vegetali, soda e cloruro di sodio (sale da cucina!). Questa semplice formulazione lo rende ipoallergenico (vuol dire che riduce il rischio di reazioni allergiche), biodegradabile al 100% e soprattutto non comporta l’utilizzo di alcun additivo chimico.

 

Lo confesso: non conoscevo le caratteristiche del  Marsiglia, fino a quando non mi è stata data la possibilità di provare quello “vero”. E per questo devo ringraziare Fabio che si occupa da una ventina d’anni di vivere in maniera eco-sostenibile (è insegnate di yoga e operatore shiatsu). Non un business il suo ma una filosofia di vita che lo ha incoraggiato ad aprire un negozio online www.ilsaponedimarsiglia.it nel quale – oltre ai saponi originali, che importa  direttamente da Marsiglia e dalla Provenza – trovate anche shampoo e bagni-doccia, oli essenziali, accessori e molto altro, tutto all’insegna di una detergenza consapevole ed eco-sostenibile.

sapone di Marsigli diversi tipi a confronto 

Ho scoperto che il vero sapone di Marsiglia è di due tipi diversi:

  • quello cosiddetto “verde”, a base di olio di oliva, da usare per tutto il corpo
  • quello “bianco” a base di olio di cocco o palma utilizzabile per tutte le pulizie di casa, anche per fare il detersivo per lavatrice di cui parla Silvana nel suo post (e che trovate già frammentato in scaglie!)

 

"Glamorous Woman Pointing Sideways" by FDPhotos

“Glamorous Woman Pointing Sideways” by FDPhotos

Pensate che con il sapone di Marsiglia ti ci puoi fare persino lo shampoo e la doccia. Io non ho ancora provato, ma Papàrisparmio ne è rimasto entusiasta! Sì, perché questo sapone non ha solo potere battericida ma anche proprietà cicatrizzanti (per questo alcuni medici lo consigliano ai propri pazienti per lavarsi, magari a seguito di un intervento chirurgico).

Ma ripeto, non tutti i saponi sono uguali. Per cui occhio! 

Comunque il vero valore aggiunto, secondo me, è questo: con un solo prodotto fai tutto. Che pizza, tutti quei flaconi da trasportare, conservare e poi buttare nella differenziata.

Senza contare il costo esorbitante che molti di questi hanno! E se avete a cuore anche l’ambiente, si tratta di sicuro di una scelta consapevole che rispetta la Terra.

Fabio mi ha anche consigliato un ottimo sistema per lavare i pavimenti.

Ero scettica perché io ho il parquet. Invece … provare per credere: si prende il mocio o lo straccio bagnati, e si strofina direttamente la saponetta. Poi si rimette nel secchio con acqua tiepida, formando così una saponata leggera che pulisce e – udite, udite! – sgrassa magnificamente, senza risciacquo.

Pensate, si consumano al massimo 4/5 grammi di sapone, con una spesa di circa 0,05 Euro a “lavata”. Mi spiego? E non c’è imballo da smaltire.

Ma cosa più importante per noi mamme con bimbi piccoli che gattonano per casa, nessun residuo chimico ma solo cose na-tu-ra-li.

Se volete conoscere altri meravigliosi usi del sapone di Marsiglia non perdetevi questo utilissimo articolo: http://www.ilsaponedimarsiglia.it/contents/it/d10_uso_del_sapone_di_marsiglia.html

COME TOGLIERE L’ODORE DI BRUCIATO DAGLI AMBIENTI, FORNO, VESTITI E TENDE

Avete bruciato qualcosa sul fuoco o nel forno e l’odore non se ne va nonostante i vostri tentativi? Gli abiti e le tende si sono impregnati di quella terribile e inconfondibile puzza di bruciato? Ecco come togliere l’odore in maniera naturale e facile!

 

Amici l’altro giorno ho fatto un casino. Che a momenti mandavo a fuoco tutta la casa! Ero alle prese con un brutto ingorgo mammario. Già ne avevo avuti, sempre risolti in breve tempo. Come?

– massaggiando manualmente il seno mentre la bimba succhiava

– e con getto dell’acqua calda per sciogliere il grumo, poco prima di attaccare Babyrisparmio.

Sto giro però era veramente dura, eh! Perchè l’ingorgo era proprio profondo, non nella parte esterna del seno; per cui per massaggiare dovevo proprio spremere internamente, non vi dico con quali dolori! Alla ricerca di un po’ di sollievo, penso: “Adesso mi scaldo il cuscino di noccioli di ciliegio che mi sono autoprodotta nel microonde e me lo piazzo sul seno mentre scrivo un po’ al pc (sì, magari mentre scrivo a voi…eh eh! :-)).

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“Fire Alarm On White Background” by Sira Anamwong

Sta di fatto che mi dimentico il cuscino che gira nel forno (avete letto questo post dove mi autodefinisco mamma-rinco, senza esagerare? Se volete farvi due risate, dopo un po’ fateci un giro!). A un certo punto vedo una scia di fumo denso uscire dal mio fornellino microonde (più micro che onde!) preso alla Expert. Così denso, che per averne respirato un pochino mi sono sentita subito bruciare i polmoni. Corro verso il forno, prendo una forchetta, infilzo il mio cuscino di noccioli ormai da buttare e lo lancio sul balconcino!

Non vi dico quanto c’ho messo per far tornare la casa respirabile.

L’odore e lo sporco di bruciato sono una delle cose più difficili da far andare via (quando vi si riesce!).

Subito sono andata a vedere cosa diceva il libro di mia madre della perfetta casalinga, che gli regalò tipo 300 anni fa mio padre. Roba d’antiquariato ormai, che non si trova più nelle librerie eh eh! Per questo lo custodisco gelosamente…

PER L’AMBIENTE

I suggerimenti trovati e provati (tutti assieme perchè vi giuro che l’odore era insopportabile!) sono stati i seguenti:

  • ho fatto bollire una pentola d’acqua  con due bicchieri di aceto bianco. Inoltre avevo anche del pane vecchio nella credenza. Ho imbevuto due michette (certo..se avete un pane più mollicoso meglio!) sempre di aceto e le ho messe sul tavolo in cucina. L’odore dell’aceto non solo aiuta a coprire quello di bruciato, ma con il pane ha anche capacità assorbenti. La stessa cosa si può fare anche con il limone se non avete dell’aceto bianco a disposizione.

Solo che la situazione da me era davvero drammatica…

  • Altro aroma naturale in grado di sconfiggere i cattivi odori è il caffè. Noi di caffè non ne beviamo ma per fortuna avevo a disposizione un pacco di caffè che mi avevano regalato alla Coop. Così l’ho fatto bollire in acqua calda, subito dopo l’aceto. Ne ho preso una bella manciata…tipo un 150 grammi e l’ho lasciato sul fuoco per un bel po’ così che sprigionasse per bene il suo aroma. L’ideale sarebbe avere i chicchi di caffè a disposizione, da lasciare in giro per casa, perchè anche questi hanno proprietà assorbenti.

E ora passiamo alla parte più tosta…

Ecco come si presentava il mio forno!

Ecco come si presentava il mio forno!

PER IL FORNO A MICROONDE

Già abbiamo parlato in questo post di come pulire le incrostazioni del forno. Naturalmente ho seguito il procedimento, anche se non sono completamente riuscita a togliere la macchia. Lì si è proprio bruciata la plastica. E i miracoli ahinoi ancora non esistono. Pulito, dunque, ho pulito…

Ora vi dico anche come togliere i cattivi odori impregnati nel vostro forno.

Un buon metodo è sempre quello di utilizzare, come sempre, il bicarbonato di sodio. Lo si ripone in una ciotola all’interno del forno per almeno una notte intera affinchè si porti via tutti i cattivi odori. Ovviamente anche qui, prima, ho usato dell’aceto con dell’acqua calda e ho lasciato in posa anche del succo di limone per diverse ore, affinchè “sciogliesse” un po’ il bruciato. Naturalmente è un metodo che funziona anche con il forno normale. In quest’ultimo caso, se proprio l’odore non se ne va, in extremis, potete utilizzare anche dell’ammoniaca: lasciate evaporare un bel bicchiere di amoniaca tutta la notte. Il giorno dopo poi, passate un panno umido e pulite per bene. Occhio perchè i fumi dell’ammoniaca sono tossici, per cui attenzione quando riaprite lo sportello, abbiate cura di tenere il vostro volto a dovuta distanza.

Tornando al mio forno, il fastidio era dato soprattutto dal fatto che, scaldando altri alimenti, l’odore di bruciato continuava a emergere sempre un pochino. Dunque ho dovuto ripetere l’operazione per ben due volte. Ma adesso credo proprio di averlo sconfitto una volta per tutte. Che fatica però amici….meglio stare più attenti la prossima volta!

E PER GLI INDUMENTI E LE TENDE?

Se l’odore di bruciato si è impregnato anche sui vestiti o sulle tende  ol il tappeto, per esempio, provate a cospargeli di bicarbonato prima di lavarli. Lasciate riposare per almeno un giorno e poi aspirate con l’aspirapolvere il bicarbonato. Provate, prima di buttare via un bel capo cui siete affezionati solo perchè odora di bruciato!

E voi avete mai bruciato qualcosa in casa vostra? 🙂

Io una volta mi sono addormentata sul letto con la lampadina per leggere che avevo appoggiato sul materasso perchè non  vedevo; questa si rovesciata e ha “fuso” il materasso. Risultato? Un buco profondo come una pallina da tennis nel materasso su cui ancora dormo. La soluzione in questo caso? Niente bicarbonato, l’ho solo girato dall’altro lato.

Mali estremi (a votet meritati), estremi rimedi 😀

Bene vi ho detto veramente tutto!

Grazie, ciao!

BASTA SPRECHI, INSEGNA AL TUO BIMBO L’IMPORTANZA DEL CIBO CON QUESTA GIOCOSTORIA

Oltre duecentomila tonnellate di cibo invenduto finiscono ogni anno nelle discariche, solo perchè è “brutto” vedersi o prossimo alla scadenza. Non si può più tollerale un tale spreco. Nelle mense scolastiche supera addirittura il 50%. Un Pane per Tutti è una delle associazioni che prova a dare un freno al fenomeno.

un pane per tutti logo

Tutta colpa di un melone. Un giorno in un super sto prezzando un melone quasi acerbo, mi cade, velocemente passa un addetto, lo raccoglie e lo butta nel sacco nero dei rifiuti. Dopo 2 mesi un altro addetto reparto ortofrutta, guarda i grappoloni d’uva esposti e quando ne trova uno che ha due o tre acini scuri, finisce nel sacco nero dell’indifferenziata.

Sono sbigottita.

Già dal melone era partita l’idea, così cerco tutto quello che può esserci sul fenomeno e scopro un mondo a parte. Migliaia di tonnellate di cibo ogni anno finiscono in discarica, tra agricoltura, industria, piccola e grande distribuzione e ristorazione. Di queste poco piu del 10% è donato. Ad occuparsene sono soprattutto il” Banco Alimentare” e “Last Minute Market” che entrambi portano avanti da anni il recupero alimentare. Ma si tratta di due gocce nell’oceano.

Nel mio piccolo, mi sono sempre interessata di ambiente, già 20 anni fa avevo depositato un brevetto per la raccolta differenziata ed oggi ne ho un altro per un vassoio bio.

Che cosa si scarta nel settore alimenti che può essere recuperato? Prodotti non graditi al mercato, vicini alla scadenza, leggermente danneggiati, fuori calibro, confezioni di prova o non idonee e, naturalmente, pasti non consumati. Esiste la legge 155/2003 detta del Buon Samaritano che prevede la ridistribuzione ad Enti Caritatevoli dell’invenduto. Eppure c’è ancora molto da fare. Lo spreco non è più accettabile e l’attuale situazione economica non permette di ignorare le fasce deboli della popolazione.

Fresh Fruit In Shopping Trolley" by Grant Cochrane

Fresh Fruit In Shopping Trolley” by Grant Cochrane

E proprio da questi presupposti un anno e mezzo fa mi è nata l’idea di fondare l’Associazione “Un pane per tutti”, pensando a quanto fosse utile recuperare quei prodotti vicini alla scadenza per rivenderli a sottocosto, magari in punti vendita dedicati solo alla commercializzazione dei prodotti invenduti; nuovi punti di riferimento utili sia alle persone in difficoltà sia ai venditori, per un recupero parziale delle eccedenze.

Ho pensato però anche ai nostri amici a quattro zampe. Carni e verdure ormai invendibili, ma ancora buoni…perchè non donarli ai canili o alle associazioni animaliste? Buttare via la carne è un doppio spreco, poichè significa che milioni di animali son stati allevati e uccisi inutilmente (soprattutto se si tiene conto che oltre il 70 % della alimentazione umana è di origine animale).

E infine ho pensato all’importanza della raccolta differenziata dell’organico anche nel settore agroalimentare. A parte poche realtà, nei rifiuti generici oggi purtroppo finisce tutto nello stesso “calderone” con danni enormi all’ecologia (visto che l’umido abbassa le temperature degli inceneritori).

Marina Borghetti, una mammarisparmio, fondatrice dell’associazione “Un Pane per Tutti”

Qui sotto voglio proporvi una gioco-storiella per insegnare ai bambini l’importanza del cibo e  che ho realizzato durante la mostra itinerante Un pane per Tutti che ha girato le mense scolastiche.

E’ qui infatti che lo spreco supera il 50 per cento!!!  Stampatela e mettetela sul frigorifero.

gioco storia sul cibo dei bambini

A proposito voi come glielo dite? Come lo dicevano a noi da piccoli: “Guarda che in Africa ci sono bimbi che non hanno nulla da mangiare”? Il rapporto con il cibo è sempre qualcosa di molto complicato e delicato…

 

Ti piace questa bella storia di speranza? Condividila…grazie!

PARTORIRE CON IL SORRISO: “MAI PENSATO AL GAS ESILARANTE? IO L’HO USATO”

Il protossido di azoto è una delle anestesie possibili al momento del parto, ma ancora poco utilizzata in Italia quando invece è prassi comune in molti Paesi, uno su tutti la Gran Bretagna. Il vantaggio è che oltre ad alleviare il dolore, ha molti meno effetti collaterali rispetto all’epidurale (e costerebbe anche meno allo Stato).

Avevo 21 anni quando ho scoperto la prima volta di essere incinta e fu un vero shock.

Il cambiamento fu totale: il corpo che si modifica, il rapporto con gli amici e i parenti, la ricerca della casa e la costruzione di un nuovo nucleo familiare.

Ma la paura più grande era quella del parto. Sono sempre stata fifona e dunque cercavo un buon ospedale dove partorire e sentire poco dolore.

Mi ricordai che mia madre aveva conosciuto un ginecologo greco che aveva lavorato tanti anni in Inghilterra e che da poco era tornato in Italia portando un nuova tecnica per il parto cesareo con anestesia locale.

Mi sono fidata di questa persona che era riuscita a diventare Primario all’ospedale di Livorno e mi feci seguire per tutta la gravidanza anche se abito vicino Firenze.

La data presunta del parto era fissata per settembre e poiché mia nonna aveva la casa al mare a Rosignano, mi trasferii da lei.

Mi tranquillizzava pensare che all’ospedale di Livorno avevano portato una poltrona massaggiante che poteva diventare lettino e il Gas al protossido di azoto e ossigeno che mi avrebbe fatto da anestesia orale.

foto (2)

Una notte non mi sentii bene e poiché ero vicina alla data del parto mi presentai in ospedale, dove mi tennero a digiuno e mi sistemarono in camera.

Alle 14  i dolori si fecero più forti, soprattutto all’altezza dell’addome e dello stomaco: era l’inizio del travaglio!

Ero in ansia, avevo paura, quei forti dolori all’addome e alla schiena mi provocarono anche il vomito.

Quando mi si ruppero le acque, intorno alle 15, mi portarono in sala parto.

Nonostante le mie paure iniziali, subito mi tranquillizzai: ero seduta su una bella poltrona massaggiante e con una mano tenevo la mascherina del Gas vicino alla bocca.

Respirare quel gas mi faceva sentire meno dolore e dopo qualche spinta alle 15:15 nacque Gabriele, il mio primo figlio.

Mi misero due punti e non sentii niente perché avevo ancora l’effetto del protossido di azoto.

Questa tecnica secondo me è ottima da adottare in tutti gli ospedali di Italia, è un modo di partorire senza dolore e senza effetti collaterali dell’anestesia.

Ma in Italia le nuove tecniche non sono mai ben accette e quel primario fu mandato via da Livorno perché troppo innovativo.

Per il secondo figlio, ho aspettato sei anni per problemi di lavoro, e mi decisi di andare più vicino a partorire.

A Firenze non c’era ancora il baby-rooming, ma il nido per la notte, e volevo provare a partorire naturalmente.

Il travaglio mi iniziò di notte, verso le 2 dissi. Così dissi a mio marito Davide di portarmi in ospedale.

Quando arrivai ero già dilatata di 5 centimetri con le acque che già si erano rotte. Subito mi portarono  in sala parto, una stanza fredda e buia.

I dolori erano forti, ma tra una contrazione e l’altra, riuscivo a respirare e a rilassarmi.

foto (4)

All’inizio urlavo per il dolore, poi l’ostetrica mi disse che non spingevo abbastanza e allora iniziai ad usare la respirazione per aiutarmi nella spinta e in poco tempo nacque Diego, il mio secondo figlio.

Anche per il secondo parto mi misero due punti, ma senza anestesia, quell’ago era insopportabile.

Ero distrutta, stanca. Riamsi sola in stanza per un paio d’ore, riuscii a dormire un pochino fino a quando arrivò il piccolo.

Il post-partum fu più faticoso anche perché a casa c’era un’altro bambino che mi aspettava.

Con due figli è più difficile trovare un’equilibrio ma con l’aiuto della famiglia e delle strutture scolastiche, ci sono riuscita in breve tempo. E quando Diego ha compiuto nove mesi sono potuta rientrare al lavoro.

Linda Grazzini, una mammarispamio

Qualche altra mamma che abbia partorito con questa anestesia particolare? E’ vero che ti viene da ridere quando aspiri il gas?

MCDONALD’S PER I NOSTRI BIMBI: LA VERSIONE SANA CON L’ HAMBURGER DI LENTICCHIE E MAIONESE LIGHT

Le lenticchie non sono certo il piatto preferito dei nostri bambini. Eppure sono sane e nutrienti e una fonte di ferro straordinaria. Ecco una ricetta per renderle appettibili: gli hamburger di lenticchie. E in più la ricetta per la maionese light per un McDonald’s caslingo 100% salute!

Io l’ho fatta giusto l’altro giorno, dato che nel freezer avevo ancora una quintalata di lenticchie che mi erano avanzate dalle feste natalizie.

Questa ricetta mi è stata inviata da Barbara, che spesso e volentieri prende spunto dai libri di Marco Bianco, quel presentatore magrissimo che aiuta i bambini a capire l’importanza di un’alimentazione equilibrata accompagnata al movimento. “Con le sue ricette assumo meno calorie con gusto e modificando qualche ingrediente risparmio anche!”. Ed ecco allora la ricetta modificata che vira al risparmio, della nostra amica mammarisparmio Barbara. 🙂

 

lenticchie hamburger

 

Per prima cosa elimino i liquidi in eccesso delle lenticchie (di solito ne uso due scatole), le frullo con il mixer e aggiungo:

  • un vasetto piccolo di ricotta o del mascarpone
  • un uovo
  • dei grissini sbricilati o del pangrattato
  • una manciata di parmiggiano
  • se piace pepe e aglio in polvere

E creo così i miei buonissimi hamburger di lenticchie. Questa ricetta si può ripetere con tutti i tipi di legumi e naturalmente l’hamburger può diventare un polpettone oppure delle polpette. Insomma, cambia la forma ma non il gusto.

Peraltro con il liquido in eccesso delle lenticchie questa sera ho fatto un risotto molto all’onda ma gustosissimo.

Una volta mischiati tutti gli ingredienti otterrete un impasto morbido ma che si stacca dalle pareti. Non deve risultare troppo asciutto. Si possono cuocere in padella con poco olio oppure in forno ma rimangono più secche. Allora si può agiungere un po’ di maionese light che non impazzisce mai ed è facilisima da fare.

PER FARE LA MAIONESE LIGHT:

  • 100 ml di latte di soia
  • 150 ml di olio di girasole
  • sale e pepe quanto basta
  • 3 cucchiaini di aceto di mele (in base al tuo gusto, si aggiusta di aceto).

 

bruschette

 

Gustosissima per fare il tuo McDonald casalingo con meno calorie, che con l’aggiuta di ketch-up diventa un’ottima salsa per i gamberetti in salsarosa. Se vi avanzano delle patatine fritte, si possono sminuzzare e puoi usare sul primo sale con pomodorini per una caprese a modo mio (eccola nella foto sopra!)

Io la chiamo dieta con gusto mica ci possiamo togliere tutto,  no? 🙂

Barbara Marini, una Mammarisparmio

 

 

 

 

PER IL MIO BIMBO TI PORTA A EURODISNEY, PANNOLINI E SPESA GRATIS

Torna il grande concorso Per il Mio Bimbo, che mette in palio tantissimi premi senza nessun obbligo d’acquisto. E’ proprio uno dei primi concorsi che feci quando rimasi incinta.

CLICCA QUI E VAI SUBITO AL CONCORSO!

Sponsorizzato da Hachette Rusconi, Air France, Napisan e altri marchi molto noti, per partecipare al concorso a premi Per il mio Bimbo è sufficiente registrarsi al sito: una risposta in più è un premio in più che puoi vincere. E la cosa bella è che sei tu a decidere a quale partecipare. Se non vuoi rispondere o non partecipare all’estrazione di un premio, chicchi su “no” oppure “salta”…e passi a quello successivo.

 

Si vincono cose utilissime come:

  • 1 buono da 200 euro per la spesa (inserendo il cellulare ti dicono subito se hai vinto o no: è un instant win! ma se non ti va di lasciare il tuo cellulare, puoi dire “no grazie” e passare al premio successivo 🙂 )
  • ogni mese: tanti libri Disney
  • per le mamme in dolce attesa, il ciondolo Chiama Angeli da far ascolare al bebè nel pancione
  • 1 anno di pannolini gratis
  • 1 anno di fornitura prodotti Napisan
  • 1 volo a Parigi per tutta la famiglia con visita a Eurodisney
  • 1 seggiolino auto per il tuo piccolo
  • 100 portachiavi Trudi.

Per compilare il tutto ci vuole meno di un minuto! Direi che ne vale davvero la pena.

Buona fortuna a tutte mamme e future mamme, papà e futuri papà. 😀

Per andare al concorso clicca sull’immagine sottostante! Che aspetti? Vola a Eurodisney con tutta la tua famiglia!