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ESSERE FIGLI UNICI, UN FARDELLO PER LA VITA

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Avere un fratello o una sorella è un dono per la vita. Da bambina ho sofferto molto la mancanza di un fratello o una sorella, tanto da dover andare da un psicologo infantile. Quando ormai mi ero rassegnata, ecco che sono diventata sorella maggiore. Troppo tardi…

Quando mia figlia era ancora nel pancione, già pensavo al secondo bambino. Non so se è capitato anche a voi ma io già sapevo che non mi sarei mai fermata a uno, che non l’avrei mai lasciata sola.

Poi, quando da quel pancione è uscita, tempo qualche mese, quel desiderio è stato subito spazzato via dalle tanti notti insonni e dalle inevitabili rinunce che la nascita di un figlio comporta.

“Basta, mai più!”, “E’ che forse non sono fatta per essere mamma!” rispondevo a chi mi chiedeva: “Come vanno le cose?”.

Questi post sono la testimonianza del mio stato d’animo di quel periodo:

Internet e Facebook non facevano che aumentare il mio senso di colpa e inadeguatezza con tutte quelle frasi mielose che si leggono, del tipo: “Amore infinito, amore incondizionato…da quando sei arrivato la mia vita è cambiata in meglio!”.

Oggi, anche io le penso queste cose.

Oggi.

Ho dovuto imparare, giorno dopo giorno, a essere mamma e forse a pretendere meno da me stessa. Perchè essere mamma non significa essere perfette ma avere anche delle debolezze, dei momenti di “stanca” in cui vorresti essere sola in un’isola deserta.

“Io poi, che tenevo così tanto alla mia solitudine, improvvisamente, non ero più sola!”

Ma poi, col suo arrivo, sono maturata e anche mia figlia è cambiata a dire il vero. O  forse dovrei solo dire cresciuta. Ed è così che è nato il post: “Essere mamma, e poi qualcosa è cambiato“.

Il primo anno di un figlio è fatto di tanti dare e pochi avere. In cambio ricevi uno sguardo, un sorrisino e tanti, tanti pianti, montagne di pannolini da cambiare, pappine sul pavimento da pulire, continue richieste di tetta in ogni luogo e ora.

Io sono stata anche fortunata perchè la mia bimba non ha mai pianto tanto. In compenso ha dormito poco. La mancanza di sonno ti annebbia il cervello, ti manda letteralmente in tilt. E poi noi come coppia, i viaggi…chi aveva voglia di ricominciare tutto da capo?

Poi è successa una cosa, quando ormai aveva 3 anni.

Questa foto, questo momento, ha cambiato il corso delle cose.

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La mia piccola aveva apparecchiato la tavola in un fantomatico pic-nic, davanti alla tv. Parlava da sola, con la sua amica immaginaria, una bambola bionda: “Tieni, queto è pe’ te. Adesso bevi il latte-colato (cioccolato). Prendi e mangia tutto il bicotto”.

Ci si è stretto il cuore.

So che per i bambini è normale avere un amico immaginario, che non c’è nulla di preoccupante in tutto ciò (a parte nei film dell’orrore, dove l’amico immaginario di solito vuole uccidere mamma o papà).

Ma è in quel momento che ci siamo guardati e che abbiamo preso la decisione di non lasciare sola nostra figlia.

Perchè in fondo essere figli unici condanna a uno status di solitudine, con il quale devi imparare a convivere. Una solitudine forzata e non scelta.

 

LEGGI ANCHE: Fare un figlio dopo l’altro e quell’inevitabile senso di colpa, perchè?

Essere figli unici è un carico pesante da portarsi sulle spalle con il quale, tuttavia, si può imparare benissimo a convivere. E’ il caso di mio marito cresciuto senza fratelli nè sorelle – nè padre a dire il vero – che però oggi vive lo sconforto di aver lasciato una mamma da sola in Colombia (ci fosse stato un fratello o una sorella vicino a lei, sono sicura che vivrebbe la cosa con più serenità!).

E poi ci sono i figli unici come me, che sin da bambina ho patito molto l’assenza di un fratello o una sorella.

In realtà un fratello ce l’ho ma è arrivato troppo tardi, quando ormai avevo 25 anni. Dunque sono cresciuta come figlia unica e proprio per questo non me la sono sentita che mia figlia potesse provare la sofferenza patita quand’ero bambina e che mi faceva scrivere sul mio diario parole così pesanti per chi ha solo nove anni:

desiderio fratello sorella

E’ vero che ci sono anche fratelli e sorelle che non vanno d’accordo. Eppure quel legame rimane speciale. Ci si può allontanare, litigare ma poi due fratelli in qualche modo si ritrovano (quasi) sempre. Anche solo col pensiero, che prima o poi finisce lì.

Essere figli unici significa doversi preoccupare da soli di genitori anziani, significa rimanere soli nel caso non ci si sposi e non si abbiano dei figli.

E proprio per l’amore che provo nei confronti di mia figlia che ho deciso che lei, non lei, resterà figlia unica.

 

 

 


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