ITALIA-INGHILTERRA L’EPICO RACCONTO

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E arrivò anche il giorno dell’Italia a Manaus. La prima partita di un Mondiale all’interno della Foresta Amazzonica. La giornata dei nostri due amici scorre frenetica. Puntata nel centro cittá per vedere come si vive l’attesa. Tantissimi inglesi, pochissimi italiani, molti brasiliani in maglia azzurra. Bancarelle coloratissime al Mercato di Lisboa e in tutta la zona del porto. Domina il giallo, ma c’è anche un po’ di azzurro, oltre a 33 gradi, seppur all’ombra non si stia male, grazie a un tiepido vento che rende l’umidità più sopportabile. Poi, il rientro al Pime per un pranzo luculliano, causa graditissimo anniversario di sacerdozio di uno dei missionari che ospita il nostro mitico duo.

Partenza direzione Arena Amazzonia alle 14. La città si preannuncia in piena paralisi e, visto il traffico in situazione normale, non è certo una bella notizia. Infatti, dopo un’attesa di venti minuti alla fermata dell’autobus, il giornalista e il regista decidono di seguire un ragazzo brasiliano che vive nello stesso viale dello stadio. Tutto ok quindi? Suvvia sarebbe troppo facile. Sbarramento vicino allo stadio di ManausVenti minuti a piedi sotto un sole caliente per arrivare al viale in questione. Peccato sia lungo ancora qualche chilometro e, soprattutto bloccato a circa uno dall’Arena. Il carinissimo brasiliano, parlando un misto di portoghese e inglese, consigla un taxi e si offre per trattare con il “ladrao”, come da queste parti chiamano i taxisti. Dieci reais per arrivare allo stadio. Piccolo particolare, strada chiusa dopo settecento metri. Di conseguenza si scende a un chilometro dalla meta. L’equivalente di tre euro per arrivare di fronte a una transenna dopo aver fatto più di venti minuti a piedi, non il massimo, considerando che il lavoro vero non è ancora iniziato. Il primo sbarramento sembra già il tramonto del sogno dei nostri amici. Senza biglietto, lo stadio si vede con il binocolo…e non è solo un modo di dire. Il nostro giornalista, sconsolato, si siede sul marciapiede. Non che nutrisse chissà quali speranze, però…“Sono l’unico pirla italiano – dice – e sono qu senza possibilità di entrare”. Non fa in tempo a terminare la frase che gli si avvicina un ragazzo con un inconfondibile accento veneto: “Io sono il secondo”, dice. Vive da due anni a Manaus e prenderà il biglietto di un amico di un amico inglese, indisposto dell’ultimo momento. Quando si dice il culo…

Terminato questo dialogo, inspiegabilmente, le guardie consentono ai nostri due protagonisti di passare. Quattrocento metri per pensare a come cambiano le cose in un quarto d’ora ed eccoli arrivare al secondo sbarramento, l’ultimo prima dello stadio che ora è lì, a portata di mano. Adesso, però, la situazione pare più seria, perchè ci sono le transenne e, soprattutto, i militari sono armati di metal detector. Stop inevitabile. L’amico veneto saluta ed entra. Il marciapiede è ancora una volta il porto della desolazione del nostro giornalista. Stavolta nessuna ancòra di salvezza. Annuncio  quasi disperatoAnche se, un paio di possibilità ci sarebbero: un italiano, dal chiaro accento meridionale, vende un biglietto a 300 dollari. Il giornalista è incuriosito (ma non erano ingressi nominali?), ma un uomo, dalla dubbia provenienza, con un copricapo curiosamente tricolore, estraendo una mazzetta di dollari si aggiudica il biglietto senza colpo ferire. Dopo circa mezz’ora quattro tizi, probabilmente messicani, si aggirano vicino allo sbarramento con una decina di biglietti. Sono dei bagarini e vendono un ingresso a mille dollari, in barba alla Fifa. Non avendo questo tipo di disponibilità economica, i nostri due eroi si dichiarano sconfitti.

A un’ora dalla partita, arriva la delicata scelta del luogo in cui vederla. Si imbattono in un curioso bar sulle rive di una fogna a cielo aperto, prossima a una favela. Accoglienza di grande qualità, nonostante lo scenario non sia propriamente dei migliori. Circa una quindicina di persone di fronte a uno schermo che proietta l’inizio della partita tra Italia e Inghilterra. Al termine del primo tempo, la sorpresa. I nostri due amici non sono ospiti di un bar, ma di una comunità chiamata Garantido, una sorta di congregazione di strada.  

Comunidade Garantido durante Italia - Inghilterra

Nell’intervallo viene proiettato un video esplicativo delle attività di questa particolare associazione. Sorta di pubblicità per il pubblico italiano? Il dubbio rimane. Il video è piuttosto lungo, tanto che, al rientro sulla partita, il risultato è cambiato. Perso completamente il gol decisivo di Balotelli. Il match termina con la vittoria azzurra.

I due eroi lasciano la comunità convinti di rientrare al Pime in breve tempo. Mai speranza fu più vana. Tra indicazioni sbagliate, autobus presi sulla fiducia di improbabili autisti che paiono lì per caso, numeri di pullman probabilmente più utili da giocare al lotto, dopo due ore di
pellegrinaggio, i nostri eroi varcano il portone del Pime alle 22. È la fine della più lunga giornata di questa prima parte di avventura.


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One thought on “ITALIA-INGHILTERRA L’EPICO RACCONTO”

  1. Ma lo stadio sembrava mezzo vuoto… pensavo che i biglietti li vendessero a prezzacci pur di riempire…

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