MORTE PERINATALE, SI PUO’ PREVEDERE E PERCHE’ ACCADE?

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In tante mamme siamo rimaste molto colpite dal triste racconto del parto di Silvia, quando quello che doveva essere uno dei giorni più belli della sua vita si era poi trasformato in un incubo. Silvia era andata in ospedale per farsi fare l’induzione, avendo superato il termine massimo, ma durante l’ecografia gli operatori si erano resi conto che non c’era più battito. 🙁
Luca Toni, oggi felice con la piccola Bianca

Luca Toni, oggi felice con la piccola Bianca

Personalmente ricordo questa come una delle mie più grandi paure! Io, ansiosa per natura, ero rimasta molto colpita dalla notizia che la compagna del calciatore Luca Toni, Marta Cecchetto, si era recata in ospedale per fare il cesareo, ormai al nono mese, e anche lì, proprio quel giorno, non avevano riscontrato più battito nel piccolo. La cosa mi toccò molto anche perchè io stessa ero prossima al parto. Mi sono sempre chiesta: come mai, una gravidanza a volte apparentemente perfetta può sfociare in un tale dramma? Come può, il loro cuoricino cedere una passo dalla meta? Ho girato questa domanda, proprio a Silvia, che dopo la sua terribile esperienza sta cercando di sensibilizzare il maggior numero di persone sull’importanza dei controlli in gravidanza, soprattutto quelli post termine. Sapete perchè? Perchè probabilmente oggi la sua piccolina, Camilla, sarebbe fra le sue braccia e non in cielo, ovunque si trovi…

Ecco la risposta di Silvia.
“Camilla è morta per un trombo che si è formato in me, probabilmente nei miei polmoni, ed ecco perchè avevo crisi respiratorie frequenti negli ultimi giorni, ed è poi arrivato in placenta e lì si è fermato, bloccando il flusso di sangue verso Camilla..
Quindi sì, un giorno prima e ora non saremmo qui a scriverci perchè starei allattando Camilla..
Se si poteva prevedere? Beh, prevedere no, ma evitare sì.
Stavo male e lo avevo ripetuto alla nausea ai controlli post termine ma mi hanno spedita a casa dicendomi di seguire la terapia per l’asma.
Inoltre io ho avuto un’ischemia cerebrale a 17 anni e per questo prendo cardioaspirina per tenere sotto controllo proprio la coaugulazione del sangue. Andare oltre termine per me aumenta esponenzialmente i fattori di rischio.
Ho anche sofferto di gestosi per la prima bimba, Aurora, e anche questa volta la pressione era altalenante..
E poi sapevano che Camilla era grande: 4200 gr x 54 cm..
Infine prendevo progesterone fino a  38 settimane per via del cerchiaggio per cercare di evitare un parto prematuro. Ho scoperto solo in seguito (me l’ha detto una medico anatomo-patologo) che l’inizio del travaglio avviene anche grazie ad un calo di progesterone nella mamma, ma io non potevo di certo averlo! Ecco anche perchè continuavo da 3 settimane ad avere contrazioni anche regolari per 2/3 ore e poi smettevano come per magia.
D’altra parte devo dire che è sempre facile fare una diagnosi a posteriori… però un po’ più di attenzione, quella ci sarebbe stata bene. Anche solo una visita interna che non mi è mai stata fatta!
ID-10076611Dopo tante ricerche, esami e letture relative all’argomento sono arrivata alla mia conclusione che è quella di un medico inglese, il  Dottor David Richmond che dichiara che parte dei decessi dei bambini nati a termine sono dovuti a piccoli, relativamente innocui errori (dello staff medico) che, quando combinati, portano ad un disastro”.
Peccato solo che per “disastro” si intenda la morte della mia bambina.
Silvia Guelpa, una mammarisparmio


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3 thoughts on “MORTE PERINATALE, SI PUO’ PREVEDERE E PERCHE’ ACCADE?”

  1. cerchiaggio….. odio questa parola…. e invece alcuni medici mi dicono che per me sarà inevitabile.
    ho affrontato un cerchiaggio di emergenza.
    senza rendermene conto ero ad utero completamente raccorciato e io mi fido del mio medico. ma dopo poco più di24h si rompe il sacco.

    inizia l’incubo. un incubo che ogni giorno assomiglia all’inferno dantesco. ogni giorno un girone.
    due giorni di false speranze, poi il crollo, con l’arrivo della febbre e il trasferimento d’urgenza in un terzo livello. Trasferimento che non sarebbe mai dovuto avvenire, a detta dei medici.
    perché io ero in pericolo di vita, il bimbo non aveva più speranze a causa della corioamniotite che avevo contratto.
    ma con un’ora e una bomba di tachipirina endovena la febbre sparisce, non sono più in pericolo ma sotto controllo. questo per la legge significa che il travaglio si deve avviare da solo. niente induzione.

    20 giorni. 20 giorni d’inferno. Sentire il tuo bimbo calciare, sentire ogni 3h con i monitor il suo cuoricino battere e sapere che lui morirà.

    se mi riprenderò sarà solo grazie a mio marito e all’altro piccolino che ho qui accanto a me.

    1. Ciao Federica, sono poche le parole che si possono dire in queste situazioni..”mi dispiace, so cosa stai provando” è una frase di routine che conforta poco perché io so davvero cosa stai passando. Ti auguro quindi una sola cosa: il dolore rimarrà forte, non è vero che il tempo guarisce, ma puoi imparare a conviverci e allo stesso tempo ritrovare un equilibrio, una felicità. Lo devi alla tua famiglia, a te stessa e ai tuoi bambini, che, anche se non presente fisicamente, sarà sempre con te.. Un abbraccio Silvia

      1. Buona sera, è terribile la perdita di un bambino,ero all ‘ottavo mese quando il cuoricino del mio piccolo si fermò, avevo una gravidanza a rischio con campanelli di allarme, ma non bastavano per medici i campanelli d allarmi mi dicevano sempre che dovevo andare in ospedale quando la situazione peggiorava….peggiorare????alla fine ho perso il piccolo angioletto…per loro è facile dire puoi andare a casa quando una donna dovrebbe essere monitorata a dovere,tanto non è loro vita o la vita del proprio figlio a rischio…

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