COSA REGALARE A UN BABY SHOWER e a una neomamma

Ecco un elenco di idee regalo personalizzate e originali da fare a un baby shower o a una neomamma.

La moglie di un mio caro amico a breve diventerà mamma. Sono felicissima perché era tanto che aspettavo questa notizia e spero che decida di fare una bella festa prenascita.

Avrete sicuramente parlare dei baby shower, un’usanza che arriva dagli USA ma che ormai è comune anche dalle nostre parti. È una bella idea per trascorrere del tempo con gli amici (perchè dopo il parto ce ne sarà ben poco, inutile nasconderlo) e ricevere regali utili.

L’ideale sarebbe avere una lista compilata dalla futura mamma con delle quote da vari tagli, così da poter partecipare concretamente all’acquisto degli oggetti più costosi che servono a una neomamma come il trio, la culla per il cosleeping.

Questi sì che sono regali davvero utili però capisco che l’oganizzazione sia più complicata e così accade che alla fine si ripieghi sempre sulla classica tutina. Peccato che poi la mamma se ne ritrovi 180 da mettere tutte nei primi tre mesi e poi il nulla cosmico.

Quindi se siste alla ricerca di regali originali da fare a una futura mamma o a una neomamma, eccomi qui con la mia esperienza di mamma blogger e mammabis a consigliarvi qualche idea regalo.

Io sono per gli oggetti personalizzabili a tema gravidanza e bambino o bambina. Le idee che vi propongo qui di seguito le ho prese dal sito Wanapix, uno dei siti più completi che abbia mai visto per quanto riguarda la varietà di oggetti che possono essere personalizzati. Ecco qualche esempio.

oggetti personalizzati con foto
L’americanino, il diario, la borraccia e persino i parastinchi personalizzati.

Inoltre date sempre un occhio alla parte alta del sito perchè ci sono spesso codici sconto da aggiungere nel carrello in fase di pagamento.

Per cominciare a un baby shower che si rispetti non può mancare la fascia di futura mamma come questa.

regali baby shower personalizzati

Una bellissima idea è quella di realizzare un cuscino nascita personalizzato come quello che ho fatto per le mie due bambine con tutti i loro dati.

idee regalo babyshower

Ho scelto un simbolo che le rappresentasse (un fiore e una corona, dato che si chiamano Flor e Tiara) e ho personalizzato anche il retro con una loro foto da neonate.

cosa regalare babyshower

Naturalmente potete pensare di personalizzare anche un set nascita come un ciuccio, un paio di bavaglini, il biberon, la tazza della pappa ecc.

Un’altra idea regalo molto bella è il braccialetto personalizzato con una piccola foto dove io ho messo, naturalmente, le mie bimbe. Ho scelto la stessa immagine, anche se uno dei due lati ha un close-up sul volto.

Mi raccomando scegliete con cura le immagini, cercate di non strafare, optate per sfondi neutri dai colori soft come il bianco e il beige.

Sicuramente gradito è il tappetto personalizzato che potete realizzare appoggiandovi a tantissimi temi già impostati. Io adoro quello con le scarpe da tennis e il cognome della famiglia. Questo è davvero un regalo perfetto per un baby shower.

zerbino personalizzato col cognome

Altro regalo da fare a una festa babyshower è il quadretto nascita, come quello che ho fatto qui sotto con le mie bimbe, qui ritratte appena nate nella culla dell’ospedale. La cornice l’ho presa all’Ikea senza realizzare che il formato delle foto non fosse di quelli standard, ma per fortuna sul sito Wanapix ho trovato le misure adatte.

Se per caso il vostro baby shower verrà festeggiato sotto Natale allora potete pensare anche di regalare una palla di neve come quella qui sotto.

Badate che nel caso dei regali personalizzati la foto fa tutto! Quindi scegliete con cura il vostro scatto e, in caso di regalo, fatevi inviare una foto adeguata al tipo di oggetto.

COME SMETTERE DI ALLATTARE SENZA PRENDERE LE PASTIGLIE

In passato mi è capitato di dover scrivere per altri  siti sulle modalità per smettere di allattare. Sappiamo bene però che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare  e smettere di allattareche quando poi tocca a te,  tutte le lezioni imparate svaniscono all’improvviso. Già allora però questa storia delle pillole mi era piaciuta poco. E’ vero che quello che si legge in Rete va sempre preso con le pinze, ma se una cosa ti fa andare via il latte così, dall’oggi al domani, proprio bene non deve fare, no? Ne ho sempre sentito parlare come una  bomba di ormoni  (di estrogeni, in particolare). Non sono un medico, ripeto, ma quando sarebbe arrivato il momento, mi ero ripromessa di non usarle. La gravidanza e la maternità mi hanno insegnato a fidarmi del mio corpo, che la natura è pressochè perfetta.

E poi diamine: come ha fatto il genere umano ad andare avanti prima dell’avvento dei grandi gruppi farmaceutici?

Quindi quando si può evitare, evitiamo!

Ebbene quel momento è arrivato e, dopo un certo sconforto iniziale che quasi mi aveva convinto a fare ricorso alle pastiglie, ecco che dopo due settimane dallo stop, ce l’ho fatta! Il latte è andato via.

Eh sì! Il percorso “naturale” è più lungo e doloroso. Soprattutto se parliamo di una mamma che, come me, ha allattato per 25 mesi la sua bambina. Il latte va via gradualmente e la produzione resta immutata per i primi giorni. Anche se non allatti.

Tutto questo si traduce in continui, piccoli, ingorghi da sciogliere manualmente. Ecco il mio percorso personale, grazie al quale sono riuscita a interrompere una produzione abbondante e continua di 25 mesi di allattamento (durante i quali la piccola mi chiedeva il latte anche 15 volte al giorno).

LEGGI ANCHE: Come ho superato i sensi di colpa quando ho smesso di allattare

I primi due giorni ho lasciato il seno libero, senza fasciarlo e ho lasciato che il seno si abituasse a questo nuovo status. Mi spremevo il latte in eccesso solo quando sentivo il seno un po’ troppo teso e caldo. Il seno non è mai stato dolorante o con ghiandole e vene in rilievo. Se arrivate a questo stadio avete aspettato troppo a spremere. Per i primi giorni ho avuto bisogno di “allentare” il seno un paio di volte, avendo cura di sciogliere i nodulini di latte che si creavano.

Quando mi spremevo il seno lo facevo di solito sotto la doccia calda, per favorire lo sciglimento degli ingorghi. Inoltre massaggiavo anche con i pugni chiusi, dall’esterno verso il capezzolo…così da drenare il latte in eccesso e di “farlo scorrere” in maniera omogenea nei vari canali (così mi hanno insegnato al consultorio).

Quando spremete, cercate di drenare dalla base del seno, cercando di stimolare il meno possibile il capezzolo.

smettere di allattare

“Twin Breast Pump And Milk Bottles On White Background” by Keerati

Vi sconsiglio di usare il tiralatte perchè va a stimolare proprio il capezzolo, “cervello della produzione”. Usate le manine che sono anche più comode e uniche per andare a tastare proprio laddove c’è l’ingorgo.

Arrivata al terzo giorno, vedendo che le cose non miglioravano (forse esgeravo con la spremitura) mi sono fasciata il seno con una sciarpa. Così per alcuni giorni, notte e giorno, anche se di notte spesso e volentieri si spostava. Dal quinto/sesto giorno in poi ho iniziato a spremermi solo una volta al giorno. Mai tanto ma solo quanto basta per sciogliere tensione e/o eventuali ingorghi.

I piccoli ingorghi man mano sono calati ma, superata la settimana, ho avuto un po’ di scorramento, non lo nego. Ho quasi pensato di fare ricorso a queste benedette pastiglie: il latte era lì, non se ne andava; i seni non erano tesi ma pieni, con qualche pallina tattile all’interno. La fascia, dopo quasi una settimana mi ero rotta di metterla. Così ho provato a non spremermi più e a lasciare il seno così.

Una delle sue ultime poppate. Qui aveva compiuto due anni da poco più di una settimana

Una delle sue ultime poppate. Qui aveva compiuto due anni da poco più di una settimana

 

Beh ho avuto il seno dolorante per un 3/4 giorni – un po’ come quando crescono le ghiandole mammarie, all’inizio della pubertà – poi però basta!

Oggi, a distanza di due settimane dallo stop, il seno risulta molle al tatto, ancora un po’ infastidito ovviamente, ma non credo ci sia più latte dentro ormai. La produzione si è arrestata. 

Per smettere di allattare senza usare le pastiglie ti consiglio di:

  • non esagerare con le spremiture, ma solo quanto basta per togliere la tensione e il rossore (devi darci dentro per togliere l’ingorgo eh! Non andare troppo per la leggera…)
  • fare delle docce calde mentre ti spremi il seno
  •  evitare di smettere di allattare in prossimita del ciclo o dell’ovulazione: è un momento che favorisce la comparsa di ingorghi e tappi di latte
  • evitare di smettere di allattare in estate: il seno va tenuto fasciato e fa caldo e meglio se coperto (così il bambino lo vede meno!).

Te lo dico per esperienza 🙂 Io ho smesso in estate e in prossimità del ciclo, che mi ha fatto comparire un tappo di latte, risolto poi in un consultorio dove fanno sostegno all’allattamento (ma aiutano anche le mamme che stanno smettendo). Se ne hai uno vicino, fatti aiutare: è gratis ed è un luogo  dove conoscere e confrontarti con altre mamme.

COME TOGLIERE IL SENO A UN BAMBINO ALLATTATO A LUNGO

Quando ho deciso di smettere di allattare, pensavo che convincere mia figlia sarebbe stata un’impresa impossibile; dopo 25 mesi di allattamento a richiesta sapevo che non l’avrebbe presa di buon grado! Quelle poche volte che mi ero rifiutata di darle il seno o perchè avevo male ai capezzoli o perchè non era proprio il momento, mi aveva fatto delle scenate assurde: pianti disperati, urla distesa sul pavimento,ovunque e comunque. Alla fine l’aveva sempre vinta lei.

Io non sono mai riuscita a lasciarla lì, a piangere.

Però questa del seno era diventata davvero un’esagerazione. Dieci, quindici anche venti volte al giorno! Come per un bebè appena nato, per lei il seno era tutto. Solo che di mesi, lei, ne aveva 25! Ma questa volta ero decisa. Mi ero ripromessa che ai due anni avrei smesso di allattarla ed ero già in ritardo di un mese rispetto alla tabella di marcia.

COME HO SMESSO DI ALLATTARE

Ormai da tre settimane preannunciavo a Babyrisparmio l’arrivo della fatina del latte, “la fatina che passa a portare via il latte alle mamme dei bimbi grandi, che cedono il loro latte a quelli più piccolini…perchè diventino grandi come te!”. Ebbene lunedì 21 luglio questa benedetta fatina (ho usato questa bambola di stracci che poi ho fatto subito sparire!) è finalmente passata con tanto di candelina e rito magico, cui erano presenti anche il papà e la nonna …eccola qui mentre soffia sulla candelina!

Forse non era il momento più adatto, visto che da una settimana avevo una specie di ingorgo al seno che stranamente non riuscivo a risolvere, ma come dicevo, ormai ero decisa! I primi tre giorni mi sono trasferita da mia madre perchè sapevo che quelle notti sarebbero state terribili! Lo dico a voi per la prima volta, ma quella prima notte ho allattato la bambina: speravo che quell’ingorgo si sarebbe risolto massaggiando energeticamente per l’ennesima volta il seno mentre poppava (ma nulla!) e poi volevo godermi la mia ultima poppata. Stupidamente non avevo fatto una poppata d’addio. Così mentre la piccola era mezza “rinco”, al suo solito risveglio di metà notte, le ho dato il seno…e con la lucina del telefonino, l’ho guardata intensamente cercando di registrare il suo visino, i suoi movimenti. Ha fatto un bel pieno, fino a quando si è staccata, per quell’ultima volta che porterò sempre nel cuore. “Basta, è finita adesso – mi sono detta – non dovrò più cedere per non confonderla!“.

E così ho fatto.

Il giorno dopo sono andata al consultorio vicino casa mia (in via Oglio, a Milano, uno dei migliori per il sostegno allattamento e dove andavo a pesare la bimba una volta alla settimana i primi mesi!) e ho chiesto aiuto ad Antonia che mi ha letteralmente “strizzato” il seno per togliermi quello che in gergo viene chiamato “tappo di latte“, ancora più ostico dell’ingorgo. Simile alla vescica di latte, ma senza che si formi la “pallina” sul capezzolo (ovviamente in questi due anni ho avuto anche quella…).

Quando il bebè piccolo era lei...adesso grazie al latte che lei gli ha ceduto, tocca agli altri diventare "grandi"! :-)

Quando il bebè piccolo era lei…adesso grazie al latte che lei gli ha ceduto, tocca agli altri diventare “grandi”! 🙂

La cosa bella è che quando siamo arrivati al consultorio Babyrisparmio stava dormendo – era con mia mamma per evitare che vedesse il latte uscire dal mio seno – e quando si è risvegliata le abbiamo mostrato tutti quei neonati che ciucciavano dalle loro mamme, “i bebè piccoli cui  hai dato il tuo latte, amore! Sei proprio una brava bambina!”. Timig perfetto.

E lei sembrava tutta tronfia e orgogliosa.

Ciò nonostamte i primi giorni non sono stati semplici. La mia bimba mi ha chiesto il seno più volte al giorno  e le sue reazioni sono state dure: ai soliti pianti si sono aggiunte le mani in faccia e anche i morsi. Ultimamente è il suo modo di esprimere la rabbia. Dopo essersi guadagnata un bel morsicone in mezzo agli occhi all’asilo, da vittima è diventata carnefice. Mi consolo pensando che entrata nella fase dei “terrible two” e che sta attraversando la fase dei “no” e delle sfide. Però che sangue al cervello quando mi dava quei morsi….grrrrrrr!

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Come ho reagito ai suoi pianti? 

  • Ricordandole della fatina del latte, della promessa fatta, dei bimbi piccoli che avevano bisogno del suo latte;
  • spostandole le mani dal mio viso e quando il morso era troppo forte, oltre a sgridarla in maniera ferma, le ho dato anche un paio di sculacciate.

Ho sbagliato, lo so, ma sono umana. Ha continuato a chidermi il seno almeno per una settimana ma lo ha fatto ogni giorno di meno, sempre meno. Fino a quando poi all’ottavo giorno non lo ha fatto più o meglio…se lo ha fatto, al mio “no”, la sua reazione era di accettazione: serena, nemmeno troppo interessata. Ancora adesso il mio seno, per lei, è molto importante: lo accarezza, lo bacia e la sera per addormentarsi appoggia la sua manina nel mezzo. In fondo sono passate solo due settimane.

Mio marito, agli inizi, le dava ogni tanto il latte che mi tiravo dal biberon, così da concedermi una pausa parrucchiere. Evento molto raro...

Mio marito, agli inizi, le dava ogni tanto il latte che mi tiravo, così da concedermi una pausa. Evento molto raro…ma era bello vederlo partecipe a suo modo. A lui piaceva molto!

La prima settimana mi sono fatta aiutare da mia madre e mio marito, cui è spettato il compito di mettere a letto la bambina. Credo abbia sentito la mancanza del seno soprattutto la notte, perchè era lì – priva di alternative e dsitrazioni- che piangeva di più, per poi “accontentarsi” di un abbraccio fino ad addormentarsi stretta a me. Un suo abbraccio e tutto quello che era successo pochi istanti prima era solo un ricordo lontano. Per lei come per me.

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La chiusura del cerchio. A breve faremo una sorta di rito di chiusura, in cui la fatina ripasserà per farle i complimenti e dirle “brava”. In quell’occasione, le regalerò qualcosa di Peppa Pig o della Dottoressa Peluche, i suoi cartoni preferiti. Se l’è proprio meritato la mia cucciola!

5 STRATEGIE CHE MI HANNO AIUTATA

  1. L’unione fa la forza. Fatevi aiutare da chi vi sta vicino per distrarre il bimbo quando si avvicina a voi con quell’intenzione (che sapete riconoscere alla perfezione!)
  2. L’occasione fa l’uomo ladro. Evitate di addormentare voi il bambino nei giorni in cui state togliendo la tetta. La tetta serale è forse quella cui è più affezionato in assoluto. E forse anche voi…
  3. smettere di allattareOcchio non vede cuore non duole. Meglio non dormire eccessivamente scoperte: anzi copritevi proprio il seno.
  4. Chi si loda, non si imbroda Quando incontrate qualcuno, come il nonno, gli zii, amici stretti, raccontate anche a loro della fatina del latte davanti a vostro figlio, che “lui è tanto bravo perchè ha dato il suo latte ai bimbi più piccoli e che sta diventando grande ecc.”. Così facendo rinforzate la storia ai suoi occhi e lo “responsabilizzate” in maniera costruttiva (la mia, come vi dicevo, sembrava orgogliosa mentre guardava quei neonati) 🙂
  5. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. “Se lo allatto solo questa volta?”. Meglio di no, se avete deciso di smettere di allattare è importante non tornare sui vostri passi. Tenete duro, perchè poi il bimbo si confonde e lo farete solo arrabbiare di più. La sua richiesta calerà  gradualmente, non dal giorno alla notte. Fidatevi dei vostri bambini. Loro capiscono tutto!

SMETTERE DI ALLATTARE, COSI’ HO VINTO IL MIO SENSO DI COLPA

A volte mi sento ancora un po’ confusa anche se più vado avanti e più sento di aver fatto la cosa giusta. Ho smesso di allattare la mia bimba dopo 25 mesi di allattamento a richiesta. Proprio oggi sono due settimane. E’ stata un’esperienza meravigliosa quella dell’allattamento prolungato, ma dura. Non lo nego.

Non da tutte.

Non per tutte.

Se penso che ci sono mamme che smettono dopo una settimana “perchè mi fa male”, mi sento un’eroina; allo stesso modo, mi sento un po’ in colpa, sapendo che ci sono altre mamme che vanno avanti fino a quando è il bambino a non chiedere più il seno, a non averne più bisogno. Secondo natura.

Abbiamo cominciato così!

Abbiamo cominciato così: subito col piede giusto, senza problemi. Ovviamente ho avuto le ragadi  e faceva male come a tutte!

Eccoci in ospedale. La piccola si è attaccata subito. Ovviamente ho avuto le ragadi e mi faceva male, come a tutte!

La mia Babyrisparmio però – ne sono sicura – avrebbe fatto parte di quel gruppetto di bambini che vanno avanti a oltranza, magari fino ai 5 anni!

No! Non ce l’avrei fatta, non fa per me.

Già avevo raggiunto il mio limite. Una cosa che ho imparato da quando sono mamma è che non c’è una regola sola, che ogni mamma ha il proprio personale limite e che bisogna rispettare la diversità altrui, quelle dei bambini ma anche quella delle mamme. Trovare un equilibrio fra le due parti non è sempre facile ma possibile. Io, con i miei 25 mesi, credo di essere arrivata a un buon compromesso.

Per lei, in questi due anni, la suzione è stata tutto.

Ultimamente avevo come l’impressione di essere  per lei soprattutto una tetta e solo dopo la sua  mamma. Di sicuro ciucciare era anche il suo modo per dirmi “ti voglio bene”, per darmi un bacio o un abbraccio. Ma venire da me, alzarmi la maglietta, era divenuto il modo principale di relazionarsi a me, l’unico che avesse mai imparato. Ed ora cominciava a starmi stretto, ora che la vedevo fare tante altre cose…

E’ vero! Un po’ mi mancano i suoi sguardi mentre la allatto, quel verso che faceva un istante prima di afferrare il capezzolo quasi fosse stata un leoncino che agguanta la propria preda; le manine in faccia, le ditina che vogliono entrare nella mia bocca o “ravanare” anche l’altro seno. E poi le sue faccine estasiate, così goduriose… ricordo che girava gli occhi all’indietro prima di socchiuderli definitivamente e godersi il suo meritato relax, la sua “droga” quotidiana…

Sì, il mio seno era quasi una droga per lei. Non le bastava mai. Non una semplice coccola serale, come lo è per molte mamme che allattano a lungo i loro bambini. Io che trascorro l’intera giornata con lei, non ero solo la coccola, ma anche la bottiglia sempre aperta da cui bere, la voglia di dolce, quel languorino o il momento di noia da colmare. Insomma, mi chiedeva il seno anche ogni mezzora. Passava, mi vedeva e su la maglietta! E guai a non darglielo erano scenate pazzesche, pianti disperati, anche quando quelle volte il seno faceva male per colpa di qualche ingorgo o  per i capezzoli troppo “usati” .

Come farò a toglierle il seno se reagisce così? Non posso, soffrirà troppo” – pensavo sempre quando la vedevo piangere.

Leggere di mamme che avevano cominciato a dormire dopo aver tolto la tetta e la separazione forzata da mio marito da ormai un anno (costretto a dormire nell’altra camera per non essere svegliato 2-3 volte a notte), mi hanno dato la forza di trovare le motivazioni finali.

Non ultimo un dimagrimento eccessivo da parte mia e il fatto che la bimba non mangiasse mai in maniera regolare. Io sono una mamma che ha visto la propria figlia non mangiare anche per tre settimane consecutive, se non un cracker e uno yogurt al giorno. Vero è che in quel periodo si era fattauna bronchite importante ma per quanto una sappia che il bimbo allattato, può mangiare in maniera scostante, non ero preparata a tanto! Metteteci poi nonni, marito e co. che rincaravano la dose delle preoccupazioni…

LEGGI ANCHE: Smettere di allattare dopo tanto tempo, come ho fatto? Gli errori da evitare

Quelle mamme in effetti avevano ragione. Da circa una settimana, forse più, la piccola dorme ora tutta la notte senza svegliarsi nemmeno una volta e mangia che è una bellezza. Ma è mia figlia? Ma sorpattutto: sono sempre io? Inutile negarlo, il sonno fa molto. Io mi sento più riposata e di conseguenza più serena.

Abbiamo finito così!

Eccoci al mare, lo scorso luglio. Io me ne sono sempre fregata degli sguardi altrui e cmq critiche vere e proprie non ne ho ricevute a parte qualche "battutina"

Eccoci al mare, lo scorso luglio. Io me ne sono sempre fregata degli sguardi altrui e cmq critiche vere e proprie non ne ho ricevute a parte qualche “battutina”

Forse se a lei fosse bastato il seno solo la sera, prima di andare a letto probabilmente saremmo ancora a guardarci negli occhi e farci le coccole così. Ci avevo pure provato diversi mesi fa a fare una cosa graduale, a ridurre…ma la mia piccola sembrava confusa e  non si accontentava solo di alcune volte dettate dalle regole di mamma.

Ma sapete qual è la cosa che ho davvero guadagnato da quando ho smesso di allattare?  I suoi baci e i suoi abbracci.

Se prima, magari mentre ero seduta al pc, veniva da me, mi alzava la maglietta e si “aggrappava alla botte”, adesso quell’abitudine è diventata un abbraccio in più, “un bacio forte forte alla mamma” – come le dico io.

Avevo propria voglia anche di questo suo lato, nella mia bimba, “sopito” dalla tetta. E’ stata una bella avventura e come tale la ricordo con gioia e tenerezza. Ma non la rimpiango.

Buon allattamento prolungato a tutte e un in bocca al lupo a chi ha deciso che è arrivato il momento di “appenderle al chiodo”. A queste mamme dico di non temere. La mia bimba è serena e non sembra assolutamente sentire la mancanza del seno: adesso ci gioca, lo accarezza, la notte vuole addormentarsi con la manina nel mezzo per toccarle…ma niente più pianti solo tante coccole! 🙂

Poi nessuno di voi conosce meglio il proprio figlio, valutate voi cosa è meglio e più funzionale per la vostra famiglia, pro e contro, chiedetevi “Come state?” e da quell’unica risposta, troverete tutte le altre.

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Gioielli, fiori e ristoranti: i mille modi di dire ti amo a San Valentino

Quanto si spende a San Valentino in Italia e nel mondo? E per quali regali?

Il paradosso di San Valentino? Che si tratta della festa più odiata dagli innamorati. Non c’è persona che non rinneghi a parole i festeggiamenti del 14 febbraio, ma che nei fatti non si comporti poi diversamente. Non esiste modo infatti, di sottrarsi alle 24 ore dedicate all’amore. Ovviamente negozianti e supermercati in genere, non stanno certo a guardare, e le promozioni dedicate alle coppie non mancano su nessun volantino che si rispetti. Con questi presupposti, vediamo insieme una panoramica su quello che è il mercato di San Valentino.

San Valentino e il mercato americano

Che gli americani siano sempre propensi agli “eccessi” per qualsiasi festeggiamento, non è certo una novità. Quella di San Valentino è una data di importanza fondamentale per l’economia statunitense. All’inizio del 2018, la NRF (National Retail Federation) ha rilasciato alcuni dati riguardo a quanto mediamente ogni americano spende per la festa degli innamorati, cioè circa 143 dollari, per un giro d’affari complessivo di 19,6 miliardi di dollari.
Analizzando nel dettaglio le voci di spesa, il 55% degli americani ha regalato:

  • Gioielli, per un fatturato complessivo di 4,7 miliardi di dollari.
  • Una serata al ristorante o simili, per un fatturato di 3,7 miliardi di dollari.
  • Fiori, con una spesa totale di 2 miliardi di dollari.

Oggettivamente ci troviamo di fronte ad uno dei business più redditizi della storia.

San Valentino e il mercato italiano

Nonostante l’italiano “medio” sia meno propenso agli eccessi tipici dei festeggiamenti degli americani, anche nel nostro paese il business di San Valentino è piuttosto proficuo. In realtà in Europa i nostri connazionali si distinguono proprio per essere tra i più generosi con il proprio partner. Chiariamo subito che le indagini in questo frangente, in Italia sono decisamente più frammentate. Una delle ricerche più attendibili in grado di fornire un quadro chiaro della situazione, è quella condotta da Mastercard.

L’indagine portata avanti dal noto circuito di pagamenti, si è soffermata su un arco temporale di tre anni, ovvero dal 2015 al 2017, nei giorni che vanno dall’11 al 14 febbraio. Durante questo triennio, la spesa è aumentata addirittura del 50%, mentre il numero di transazioni con carte di credito, prepagate e carte di debito è aumentato del 100%.

Ma non finisce qui. La Fipe, ovvero la “Federazione italiana dei pubblici esercizi”, ha messo a punto uno studio che ha rilevato come nel 2018, gli italiani che hanno deciso di cenare fuori casa, siano stati addirittura 5.3 milioni, con una spesa complessiva di 222 milioni di euro. L’incremento sulla base dell’anno precedente è stato del 7%.

Appurato come il settore delle cene, esattamente come quello degli spettacoli o dei viaggi romantici (+205% nel 2017), siano in netta crescita, anche quello merceologico non è certamente da meno. Come anticipato, non esiste negoziante o supermercato che non progetti delle promozioni specifiche per la festa degli innamorati. Bastano pochi click sul web per consultare magari un volantino Lidl o di altre note catene per trovare conferma della situazione.

quanto si spende a san valentino

San Valentino: i regali preferiti dagli italiani

Come anticipato, il settore delle cene, dei viaggi e degli spettacoli per il giorno di San Valentino, sta crescendo esponenzialmente per fatturato negli ultimi anni. Ma il comparto merceologico non è sicuramente da meno, e per alcuni “prodotti” l’incremento su base annua è decisamente corposo.

È questo il caso di chi ama dirlo con i fiori, che sempre secondo la ricerca condotta da Mastercard, ha portato la spesa complessiva ad aumentare dell’87%. Per quanto riguarda i gioielli, la crescita del fatturato è sicuramente più contenuta (+23%), ma comunque evidente. 

Ciò che invece è particolarmente indicativo di come le abitudini dei consumatori stiano mutando di anno in anno, è l’incremento delle spese effettuate online per la festa degli innamorati.

Sempre prendendo lo stesso triennio di riferimento, quindi 2015-2017, le transazioni negli shop online sono aumentate addirittura del 693%. Il dato attesta come finalmente l’Italia si stia mettendo in pari con il resto del mondo nello sfruttare le potenzialità del commercio elettronico, dal momento che la crescita globale è stata “solamente” del 136%. Meglio tardi che mai.

Italiani a San Valentino: quanto spendono?

Il Galateo è chiaro: a San Valentino offre l’uomo. I dati danno ragione alle buone maniere. La spesa media degli italiani innamorati è di 78 euro, ma mentre quella degli uomini è di 93 euro, quella delle donne è nettamente inferiore, attestata a 64 euro. Soffermando l’analisi sulla fascia di età che sembra spendere di più per il proprio partner, troviamo quella delle persone tra i 35 e i 44 anni: 87 euro.

Cupido, ma quanto mi costi?

spesa media a san valentino