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PANINI AL LATTE O TRECCIA AL BURRO, 5 EURO E FA COLAZIONE TUTTA LA FAMIGLIA (TUTTA LA SETTIMANA)

treccia al burro

 

 Cosa vi serve per realizzare questa ricetta:

  • Un kl di farina
  • Mezzo litro di latte
  • Due etti di burro
  • 3 cucchiaini di sale
  • 7 cucchiaini di zucchero
  • Lievito di birra /
  • lievito (una bustina o un panetto) o meglio pasta madre

 

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Mettere sulla spianatoia, farina, sale e zucchero.

Sciogliere il burro a bagnomaria e unirvi il latte.

Amalgamare tutto fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo

 

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Lasciar lievitare fino al raddoppio. Successivamente, formare dei piccoli panini e lasciar lievitare ancora per un paio d’ore,

A questo punto spennellare col rosso d’uovo e un po’ di latte e informare per 20/25minuti a 200 gradi.

 

E per le più coraggiose…

 

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Formare due cordoni, posizionarli a croce.

E iniziare ad intrecciare…

 

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Lasciar lievitare ancora e spennellare con l’uovo e il latte, quindi informare, questa volta per una buona mezzora.

Con un chilo di farina vengono 4 trecce,oppure una quarantina di panini che si possono tranquillamente congelare. Il sapore”neutro”di questo pane è ottimo sia per colazione,con marmellata o nutella,oppure per un aperitivo con salame, prosciutto ecc.

Con una spesa media di 5 euro una famiglia di 4 persone può farci colazione per 7/10 giorni!

 

Ricetta di Isabella Corigliano, una mammarisparmio come te!

 

 

TENTA LA FORTUNA, DIVENTA TESTER NUK! IN PALIO MAXI FORNITURA PER BEBE’

Diventare tester è una delle cose più goduriose che c’è: provare prodotti gratis e poi recensirli, magari sparando a zero su questi. Ma anche no. Perchè se ci si trova bene con un prodotto è giusto esaltarne le qualità come mi è capitato di fare in precenza. Questa volta c’è la possibilità di candidarsi come tester dei prodotti a marchio NUK, azienda leader nel settore famosa soprattutto per i suoi ciucci. In questo caso il pacchetto però è molto più ricco! Potreste essere chiamate a testare omogeneizzati, prodotti per l’igiene del bebè e dedicati alla pappa.

Cliccate sull’immagine sotto, rispondete a poche e semplici domande e con un pizzico di fortuna potreste essere tra le fortunate selezionate. Solo 10 saranno le “elette”. Manco fossimo a Matrix!

E allora….buona fortuna! 😉 Tentar non nuoce, anzi!

 

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IDEA REGALO: IMPARA A FARE LA BAMBOLA “POVERA” CON 3 STRACCI

bambola stracci

 

Cari amici, tempo fa mi è arrivata una mail (o forse un commento?) di una mammarisparmio che mi diceva che, in occasione del Natale, avrebbe voluto regalare a qualche amica qualche flacone dell’ormai famoso detersivo fai da te (clicca qui per leggere la ricetta del detersivo liquido per lavatrice autoprodotto):  “Perché in questi tempi di crisi, è il pensiero che conta!” sottolineava nella mail.

Come darle torto. Certo è che, anche in tempi di crisi, l’occhio vuole sempre la sua parte. E allora alla sua richiesta di aiuto – “Come posso presentare in modo carino e originale il tutto?” – mi è venuta in mente questa idea: una bambola fatta di stracci, utile e di facile esecuzione.

Ma è un’idea che va bene con tutto. Applicate una piccola clip – come nella foto – con un bigliettino dove potrete apporre o la ricetta del detersivo oppure la ricetta di una confettura che avrete fatto con le vostre mani e che allegherete alla nostra bambola “povera” fuori ma ricca dentro 😉 Come noi, mammerisparmio! Eh eh eh

PicMonkey Collage

Pronte?

Ecco cosa vi serve:

–        7 lacci o nastri o cordoni…insomma dei pezzetti lunghi circa 15 centimetri.

–        Tre stracci un po’ carini dalla forma rettangolare che avrete la cura di comperare al mercato (non al Coin, eh! Se no altro che risparmio!); uno di questi deve essere di spugna.

–        La pagina centrale di un quotidiano per fare la palla che formerà la testa

–        Una presina a forma triangolare per fare il cappellino

–        Opzioniale due mestoli (sempre da prendere al mercato tipo a 1 euro)

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Prendete lo straccio numero uno e piegatelo in due come nella foto (immaginate la linea di metà, fate combaciare il lato a con la linea e il lato b con la linea). Rifate la stessa cosa. Fino a quando il vostro straccio risulterà una strisca lunga della larghezza di circa 5-7 cm.

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Prendete ora lo straccio numero due: piegatelo a metà dal lato lungo. Ripiegate su se stesso, fino a ottnere anche qui una striscia lunga della larghezza di 5-7 cm. Quest’ultima fissatela al centro, con del filo e un ago. Come nella foto.

Prendete i due stracci e sovrapponeteli, andando a formare un triangolo, che farà da base alla nostra bambola (Clicca sulla foto se vuoi vederla più da vicino).

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Fissate i cordoncini all’altezza di caviglie braccia e busto (guardate la foto come riferimento). Prendete il panno di spugna e ponete al centro la palla di carta. Chiudete tutto, fissando ben stretto con i cordoncini avanzati all’altezza di vita e collo. Decorate con la presina che farà da cappellino alla nostra bambolina.

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Applicate la molletta con la stampa della ricetta del detersivo liquido fai da te oppure di una ricetta di un dolce (come questa torta di banane mature) o ancora di una marmellata, magari fatta da voi, che offrirete assieme alla bambola.

Spero che questa idea vi sia piaciuta.

Grazie e alla prossima.

E mi raccomando se anche voi avete delle idee risparmio che si possono ottenere con pochi solda e non troppa fatica, scrivetemi a info@mammarisparmio.it

BIMBI PREMATURI/2 “RIGUARDARE QUELLE TUTINE COSI’ PICCOLE FA ANCORA MALE”

Ciao! Sono Nicoletta, mamma di Carola nata a 33+6!

Ti scrivo la mia storia per la giornata dedicata ai bimbi nati pretermine. Certo quella di Carola non era una prematurità grave, ma credo che ogni storia in sè raccolga qualcosa da cui imparare.
Quando ho scoperto di essere incinta non ci potevo credere! Anche perchè è accaduto proprio durante una visita fatta per accertare le cause della poliabortività, che mi aveva portato via due sogni  a sei settimane di gestazione.
La gravidanza è iniziata con una gran cautela, visto le due precedentemente andate male. Mi sentivo come se stessi tenendo in mano un uccellino di cristallo, talmente fragile che se non fossi stata abbastanza attenta si sarebbe frantumato in mille pezzi!

Nonostante le mie attenzioni e i miei scrupoli, i primi problemi non tardarono a presentarsi: a 10 settimane tutto d’un tratto mi ritrovai in un lago di sangue, da lì la corsa in ospedale con la quasi certezza di averlo perso di nuovo, anche se qualcosa dentro di me mi diceva che quella piccola scintilla di vita era ancora lì.

E infatti era proprio così: nonostante tutto lei si muoveva e si agitava, e il suo cuore batteva forte e sano!

Da lì cominciò un calvario, un andirivieni in ospedale con continue emorragie e diagnosi poco certe: utero setto, distacco di placenta, minaccia d’aborto e chissà cos’altro, ma lei era sempre lì e sembrava che niente la toccasse, cresceva e andava avanti come se niente fosse.

A 20 settimane improvvisamente il calvario cessò. Così come erano arrivate, le emorragie cessarono e finalmente potei iniziare a godermi un po’ quella tanto agognata gravidanza. Prima molto timidamente e con mille timori – con la paura di ricadere nel baratro da un momento all’altro –  poi sempre più fiduciosa che sarebbe andato tutto bene.

E così, arrivò la notte del 6 ottobre, il giorno del compleanno di mio papà. Non avevo ancora compiuto le 34 settimane di gestazione. Quella notte mie ero svegliata mille volte per il solito appuntamento con il bagno, visto che il pancione cominciava a pesare; alle tre mi girai su un fianco, diedi un piccolo colpo di tosse…e sentii come se un palloncino si fosse rotto e tutto d’un tratto mi ritrovai bagnata fradicia.

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Dissi a mio marito che mi si erano rotte le acque, all’inizio lui non ci voleva credere, ma la chiazza di bagnato sulle lenzuola e i miei pantaloni zuppi lasciavano pochi dubbi.
Andammo in ospedale, ero stranamente calma nonostante tutto. All’ospedale in cui ero in cura a Vigevano, però, non potevano tenermi, il limite minimo per loro non avendo patologia neonatale, erano 36 settimane, così venni trasferita a Pavia.
Mi sentivo persa, in un ambiente che non conoscevo, senza sapere cosa sarebbe successo!

Le contrazioni erano poche, ma – lo capii dopo – ad ogni contrazione il battito della bimba scendeva.

I medici preoccupati tentarono di fermarle, anche per poter praticare la terapia polmonare alla piccola prima della nascita. Fortunatamente la terapia andò bene e così iniziarono i tre giorni più lunghi della mia vita, passati nel blocco parto, tra terapie di cortisone, antibiotici e poi induzioni per far tornare le contrazioni…che non si fecero più vedere.

Alla fine, la mattina del terzo giorno fu deciso per il cesareo.

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Carola venne alla luce alle 12.15 di un sabato di mattina di ottobre, il 9 oer la precisione. La sentivo urlare come una matta ed era un sollievo per me ogni suo vagito. Ancora speravo di poterla avere accanto a me dopo la nascita, mi era stato detto che se fosse stata sopra i due chilogrammi non sarebbe andata in incubatrice, ma pesava solo 1,910 kg per 43 cm… “La bimba è un po’ piccina, va in paologia neonatale!” mi dissero.

Ero felice che stesse bene, che non avesse problemi, ma quelle parole mi fecero sentire come se avessi fallito qualcosa.

Nei giorni seguenti questa sensazione aumentò sempre di più, vedere le mamme con i loro piccini accanto al letto e sapere che la mia era chiusa in una scatola di plastica, addirittura in un altro edificio che dovevo raggiungere in ambulanza, è statp qualcosa di veramente tremendo. Mi sentivo come sospesa in un  universo parallelo, quasi che fosse un sogno e che non fosse vero.

Riuscii a vederla solo il giorno dopo che era nata. Mi trasportarono in ambulanza con i dolori lancinanti dei punti, dati anche da quasi sette mesi passati immobile a letto. Lei era così bella e così piccina! Sembrava una fatina!
Per fortuna non aveva altri problemi, se non l’essere così piccola! Mangiava solo 5 ml di latte!

I primi 4 giorni andarono per il meglio. Imparai a cambiarla, impacciata dai movimenti ristretti nell’incubatrice. Poi il terzo giorno me la trovai nella culletta, con una tutina in un ci sarebbe potuta entrare due volte, ma potevo tenerla in braccio e coccolarla! La speranza che quell’avventura finisse in fretta stava diventando sempre più grande.

Il colpo arrivò il quinto giorno: appena arrivata la cercai dal vetro nella stanza dove l’avevo lasciata la sera prima…ma non c’era. Un’altra mamma dall’interno mi fece capire che era stata trasferita in un’altra stanza…considerato che quella in cui era, era l’ultimo stadio prima della dimissione, non poteva che essere regredita.
La trovai di nuovo nuda e in incubatrice, in una stanza solitaria, una stanza d’isolamento. Nessuno ci diceva nulla e dovemmo aspettare un medico per capire cosa fosse successo.

Ci dissero che aveva l’addome gonfio, che non sapevano da cosa fosse dovuto, che poteva trattarsi di tutto. Che in mancanza di una diagnosi sicura la stavano curando tenendo in considerazione l’ipotesi peggiore, ovvero enterocolite necrotizzante, o NEC.
Iniziarono così giorni di digiuno, di esami su esami, di antibiotici, flebo e macchinari che suonavano facendoti prendere sempre un colpo. Io continuavo a tirare ogni goccia di latte che potevo e a congelarla nella speranza che prima o poi la mia piccola avrebbe potuto mangiare. Passavo ogni momento con lei accarezzandola, facendole sentire che, anche se non potevo prenderla in braccio, la mamma era lì.

Andammo avanti così per 20 giorni, tra alti e bassi, tra tentativi di ripresa a mangiare e ricadute. Ricadute che erano sempre colpi più pesanti.
Alla fine la diagnosi fu Norovirus. Norovirus che nel frattempo aveva infettato la metà dei bambini, degli scricciolini ricoverati. Nessuno seppe dirci da dove fosse arrivato.
Era quasi passato un mese da quando Carola era nata, e da pochi giorni aveva finalmente ripreso a mangiare. Ormai mi ero messa il cuore in pace che non l’avrei avuta a casa ancora per un po’!

Invece il 6 novembre, il giorno del mio compleanno, ricevemmo una telefonata dalla patologia neonatale, telefonata che all’inizio ci spaventò, ma che poi ci portò la notizia più bella e il regalo di compleanno migliore che mi fosse mai capitato. E che mai mi capiterà. Carola sarebbe tornata a casa il giorno seguente.

La portammo a casa, felici e spaventati nello stesso tempo, timorosi e con il desiderio di averla tutta per noi, per coccolarla, tenerla in braccio e darle tutto ciò che non le avevamo dato in quel mese. E così fu.
Sono passati 3 anni da quel giorno, Carola è diventata grande ed è una bambina meravigliosa. Nel frattempo, un mese fa è arrivata Miriana, nata a termine e senza problemi, da una gravidanza fantastica, ma quei giorni non potremo mai dimenticarli.

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So che sembrerà uno stereotipo, ma per chi non ha provato l’esperienza della terapia intensiva neonatale, è difficile capire, non nel senso che si possieda poca sensibilità, ma è un mondo a parte, totalmente a parte.
Ogni tanto mi capita di ritrovarmi in mano quelle tutine, quelle calzine in cui navigava, poi la guardo e mi dico com’è diventata grande…e mi si apre il cuore!
Questa è la mia testimonianza, mi scuso se mi sono dilungata un po’, ma mi rendo conto di non essere comunque riuscita a dire e a esprimere tutto quello che avrei voluto.

Grazie comunque per aver voluto onorare questo giorno, e tutti i piccoli gnometti e fatine che hanno avuto fretta di venire al mondo.

Nicoletta, una mammarisparmio

 

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BIMBI PREMATURI, IL CALVARIO DI UNA MAMMA: “SE TUA FIGLIA PESA 480 GRAMMI…”

La mia storia inizia il 21/11/2011 quando scopro di essere incinta e vado in panico: sono nata con una malformazione cardiaca e mi hanno sempre detto che il mio cuore non avrebbe mai retto una gravidanza. Chiamo il mio cardiologo che mi fissa un appuntamento con altri 2 cardiochirurghi e una ginecologa per una visita per i primi di dicembre.

Ero alla sesta settimana quel giorno ed il verdetto era chiaro: il bambino e io avevamo il 70% di probabilità di non sopravvivere se avessi deciso di portare avanti la gravidanza oltre il quarto mese. Così, mi fu consigliato di abortire.

Mi diedero una settimana di tempo per decidere, ma ormai io sapevo che sarei andata avanti ad ogni costo. E fortunatamente in questo avevo l’appoggio totale di mio marito.

E così mi affidarono al centro gravidanze a rischio dell’ospedale di Padova.
Ogni tre settimane facevo un’ecografia e tutto sembrava procedere nella norma. Ricordo che era  l’8 marzo – proprio il giorno della festa della donna – quando scoprimmo che si trattava di una femmina (EVVIVA!!!!).

Intanto il mio cuore reggeva e io mi sentivo benissimo: mai avuto nausee se non qualche bruciore di stomaco.

Non immaginavo però che il peggio stava per accadere.

L’11 aprile faccio la morfologica – ero ormai a a 23 settimane – e purtroppo si scopre che la bimba, dall’ultima ecografia, non è cresciuta.  Mi ricoverano il giorno stesso e la dottoressa mi dice: “Signora dovrà farci compagnia fino al parto, deve restare a riposo per far andare avanti la gravidanza il più possibile”. Quindi, nalla migliore delle ipotesi, sarei dovuta restare lì fino a luglio!!!

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La mattina del 27 aprile (25+6 sett) mentre faccio l’ennesimo monitoraggio il primario viene da me e mi annuncia che hanno deciso, per il bene della bimba (il cui peso era stimato sui 450gr), di farmi partorire.  Per la mia patologia devo fare un cesareo con anestesia totale e mi avvertono che il mio cuore, o altri organi potranno cedere durante l’intervento. Insomma ero convinta che non sarei uscita viva da quella sala operatoria.

Alle 13.30 entro in sala operatoria – purtroppo mio marito non era riuscito ad arrivare in tempo e non l’avevo neanche visto – e alle 14.20 nasce Elisabetta: 574gr per 32 cm di lunghezza. La bambina viene subito intubata e portata in terapia intensiva neonatale.
Io mi risveglio in terapia intensiva verso le 18 e anche se intontita e felice di essere viva, chiedo di mia figlia:

È VIVA!

E questo mi basta.

Per i punti e per problemi di spostamento riesco a vederla solo 5 giorni dopo, aspettandomi un essere deforme,  immobile senza unghie…

Poi la vedo e scoppio a piangere – anche se i punti tirano ancora – È BELLISSIMA!

Piena di capelli neri, con tutte le dita di mani e piedi, apre e chiude gli occhietti, muove le manine.

Certo è intubata e mangia da un tubicino attaccato all’ombelico (1gr di latte, 8 volte al giorno) e ora pesa 480 gr per il calo fisiologico, ma è mia figlia!

 

Vengo dimessa dopo qualche giorno e per la lontananza (circa 80 km da casa mia) non riesco ad andare a trovarla tutti i giorni, ma quando non ci vado chiamo in reparto e le infermiere gentilissime mi aggiornano: quanto ha mangiato,  se si è scaricata, se ha avuto crisi respiratorie.

Passano i giorni e un mese dopo pesa già 980gr. Finalmente posso accarezzarla infilando la mano nell’apertura dell’incubatrice (finora non l’avevo ancora mai presa in braccio). Lei mangia cresce, il dotto di botallo si è chiuso da solo, sembra che pian pianino ce la faremo.

Il 6 giugno la trasferiscono alla Terapia intensiva di Udine perché deve essere operata agli occhietti per una rop di terzo grado. E lì l’accesso al reparto è consentito 24 ore al giorno per i genitori, mettono a disposizione una stanza per le mamme che vengono da lontano e per me è più semplice starle vicino.

Finalmente la tengo in braccio,  facciamo la marsupio terapia; mangia ancora dal sondino e ha la cpap (l’ossigeno) sempre attaccata ma inizia un po’ a mangiare con il biberon (anche se si affatica molto). A due mesi pesa 1600gr.
Una mattina,  i primi di luglio, arrivo in reparto e la trovo nella culla termica: mai più incubatrice!!!

Dalla felicità piango.

Passano lunghissimi giorni, in cui in uno fa progressi, quello dopo fa due passi indietro. Ma il 27 luglio per la prima volta mangia tutto il biberon senza supporto d’ossigeno, questo significa che è quasi pronta per andare a casa.
Infatti il 7 agosto 2012 viene dimessa con il peso di 2700 gr e lughezza 45 cm (sarebbe dovuta nascere il 4). Quasi non ci credevo. Durante il tragitto in auto avevo paura che mi telefonassero per dirmi che si erano sbagliati e dovevo riportarla in ospedale 🙂

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È stato un periodo durissimo ma sarei disposta a rifare tutto, ci sono stati momenti in cui mi davo la colpa per tutta la sofferenza che quel essere minuscolo doveva sopportare ma anche giorni di grande gioia.
Ora ha 18 mesi e mezzo anagrafici e 15 corretti, pesa 7,2 kg ed è alta 70 cm, è piccola ma chiacchiera in continuazione, non ha avuto più problemi agli occhi, nn cammina ancora ma nn manca molto.

È il mio miracolo.

Jenny Zamparo, una mammarisparmio come te!

Cosa pensate della toccante storia di Jenny? Cosa avreste fatto voi al suo posto? Portato avanti la gravidanza oppure no?

OVS E ROCCO GIOCATTOLI INSIEME: SPENDI 10 EURO, AGGIUNGI 1 EURO E NE PORTI A CASA DUE

Amici questa è grossa e di quelle da non farsi scappare via. Fate in fretta perchè c’è solo tempo fino al primo dicembre. Come vi segnalavo già nel post che parlava della maxi promozione Carreforur sui giocattoli, non fate dopo quello che potete fare oggi, riducendovi all’ultimo minuto e pagando così tutto a prezzo pieno.

Ebbene questa volta con soli 11 euro avete la possibilità di portarvi a casa ben due giocattoli della linea Rocco Giocattoli. Ovvero spendete almeno 10 euro, dopo di che aggiungendo solamente 1 euro potrete scegliere un altro gioco a vostro piacimento sempre della stessa azienda.

Buon risparmio a tutti! E buon gioco a tutti! 🙂

 

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