La mia storia inizia il 21/11/2011 quando scopro di essere incinta e vado in panico: sono nata con una malformazione cardiaca e mi hanno sempre detto che il mio cuore non avrebbe mai retto una gravidanza. Chiamo il mio cardiologo che mi fissa un appuntamento con altri 2 cardiochirurghi e una ginecologa per una visita per i primi di dicembre.
Ero alla sesta settimana quel giorno ed il verdetto era chiaro: il bambino e io avevamo il 70% di probabilità di non sopravvivere se avessi deciso di portare avanti la gravidanza oltre il quarto mese. Così, mi fu consigliato di abortire.
Mi diedero una settimana di tempo per decidere, ma ormai io sapevo che sarei andata avanti ad ogni costo. E fortunatamente in questo avevo l’appoggio totale di mio marito.
E così mi affidarono al centro gravidanze a rischio dell’ospedale di Padova.
Ogni tre settimane facevo un’ecografia e tutto sembrava procedere nella norma. Ricordo che era l’8 marzo – proprio il giorno della festa della donna – quando scoprimmo che si trattava di una femmina (EVVIVA!!!!).
Intanto il mio cuore reggeva e io mi sentivo benissimo: mai avuto nausee se non qualche bruciore di stomaco.
Non immaginavo però che il peggio stava per accadere.
…
L’11 aprile faccio la morfologica – ero ormai a a 23 settimane – e purtroppo si scopre che la bimba, dall’ultima ecografia, non è cresciuta. Mi ricoverano il giorno stesso e la dottoressa mi dice: “Signora dovrà farci compagnia fino al parto, deve restare a riposo per far andare avanti la gravidanza il più possibile”. Quindi, nalla migliore delle ipotesi, sarei dovuta restare lì fino a luglio!!!
La mattina del 27 aprile (25+6 sett) mentre faccio l’ennesimo monitoraggio il primario viene da me e mi annuncia che hanno deciso, per il bene della bimba (il cui peso era stimato sui 450gr), di farmi partorire. Per la mia patologia devo fare un cesareo con anestesia totale e mi avvertono che il mio cuore, o altri organi potranno cedere durante l’intervento. Insomma ero convinta che non sarei uscita viva da quella sala operatoria.
Alle 13.30 entro in sala operatoria – purtroppo mio marito non era riuscito ad arrivare in tempo e non l’avevo neanche visto – e alle 14.20 nasce Elisabetta: 574gr per 32 cm di lunghezza. La bambina viene subito intubata e portata in terapia intensiva neonatale.
Io mi risveglio in terapia intensiva verso le 18 e anche se intontita e felice di essere viva, chiedo di mia figlia:
È VIVA!
E questo mi basta.
Per i punti e per problemi di spostamento riesco a vederla solo 5 giorni dopo, aspettandomi un essere deforme, immobile senza unghie…
Poi la vedo e scoppio a piangere – anche se i punti tirano ancora – È BELLISSIMA!
Piena di capelli neri, con tutte le dita di mani e piedi, apre e chiude gli occhietti, muove le manine.
Certo è intubata e mangia da un tubicino attaccato all’ombelico (1gr di latte, 8 volte al giorno) e ora pesa 480 gr per il calo fisiologico, ma è mia figlia!
Vengo dimessa dopo qualche giorno e per la lontananza (circa 80 km da casa mia) non riesco ad andare a trovarla tutti i giorni, ma quando non ci vado chiamo in reparto e le infermiere gentilissime mi aggiornano: quanto ha mangiato, se si è scaricata, se ha avuto crisi respiratorie.
Passano i giorni e un mese dopo pesa già 980gr. Finalmente posso accarezzarla infilando la mano nell’apertura dell’incubatrice (finora non l’avevo ancora mai presa in braccio). Lei mangia cresce, il dotto di botallo si è chiuso da solo, sembra che pian pianino ce la faremo.
Il 6 giugno la trasferiscono alla Terapia intensiva di Udine perché deve essere operata agli occhietti per una rop di terzo grado. E lì l’accesso al reparto è consentito 24 ore al giorno per i genitori, mettono a disposizione una stanza per le mamme che vengono da lontano e per me è più semplice starle vicino.
Finalmente la tengo in braccio, facciamo la marsupio terapia; mangia ancora dal sondino e ha la cpap (l’ossigeno) sempre attaccata ma inizia un po’ a mangiare con il biberon (anche se si affatica molto). A due mesi pesa 1600gr.
Una mattina, i primi di luglio, arrivo in reparto e la trovo nella culla termica: mai più incubatrice!!!
Dalla felicità piango.
Passano lunghissimi giorni, in cui in uno fa progressi, quello dopo fa due passi indietro. Ma il 27 luglio per la prima volta mangia tutto il biberon senza supporto d’ossigeno, questo significa che è quasi pronta per andare a casa.
Infatti il 7 agosto 2012 viene dimessa con il peso di 2700 gr e lughezza 45 cm (sarebbe dovuta nascere il 4). Quasi non ci credevo. Durante il tragitto in auto avevo paura che mi telefonassero per dirmi che si erano sbagliati e dovevo riportarla in ospedale 🙂
È stato un periodo durissimo ma sarei disposta a rifare tutto, ci sono stati momenti in cui mi davo la colpa per tutta la sofferenza che quel essere minuscolo doveva sopportare ma anche giorni di grande gioia.
Ora ha 18 mesi e mezzo anagrafici e 15 corretti, pesa 7,2 kg ed è alta 70 cm, è piccola ma chiacchiera in continuazione, non ha avuto più problemi agli occhi, nn cammina ancora ma nn manca molto.
È il mio miracolo.
Jenny Zamparo, una mammarisparmio come te!