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BIMBI PREMATURI, IL CALVARIO DI UNA MAMMA: “SE TUA FIGLIA PESA 480 GRAMMI…”

La mia storia inizia il 21/11/2011 quando scopro di essere incinta e vado in panico: sono nata con una malformazione cardiaca e mi hanno sempre detto che il mio cuore non avrebbe mai retto una gravidanza. Chiamo il mio cardiologo che mi fissa un appuntamento con altri 2 cardiochirurghi e una ginecologa per una visita per i primi di dicembre.

Ero alla sesta settimana quel giorno ed il verdetto era chiaro: il bambino e io avevamo il 70% di probabilità di non sopravvivere se avessi deciso di portare avanti la gravidanza oltre il quarto mese. Così, mi fu consigliato di abortire.

Mi diedero una settimana di tempo per decidere, ma ormai io sapevo che sarei andata avanti ad ogni costo. E fortunatamente in questo avevo l’appoggio totale di mio marito.

E così mi affidarono al centro gravidanze a rischio dell’ospedale di Padova.
Ogni tre settimane facevo un’ecografia e tutto sembrava procedere nella norma. Ricordo che era  l’8 marzo – proprio il giorno della festa della donna – quando scoprimmo che si trattava di una femmina (EVVIVA!!!!).

Intanto il mio cuore reggeva e io mi sentivo benissimo: mai avuto nausee se non qualche bruciore di stomaco.

Non immaginavo però che il peggio stava per accadere.

L’11 aprile faccio la morfologica – ero ormai a a 23 settimane – e purtroppo si scopre che la bimba, dall’ultima ecografia, non è cresciuta.  Mi ricoverano il giorno stesso e la dottoressa mi dice: “Signora dovrà farci compagnia fino al parto, deve restare a riposo per far andare avanti la gravidanza il più possibile”. Quindi, nalla migliore delle ipotesi, sarei dovuta restare lì fino a luglio!!!

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La mattina del 27 aprile (25+6 sett) mentre faccio l’ennesimo monitoraggio il primario viene da me e mi annuncia che hanno deciso, per il bene della bimba (il cui peso era stimato sui 450gr), di farmi partorire.  Per la mia patologia devo fare un cesareo con anestesia totale e mi avvertono che il mio cuore, o altri organi potranno cedere durante l’intervento. Insomma ero convinta che non sarei uscita viva da quella sala operatoria.

Alle 13.30 entro in sala operatoria – purtroppo mio marito non era riuscito ad arrivare in tempo e non l’avevo neanche visto – e alle 14.20 nasce Elisabetta: 574gr per 32 cm di lunghezza. La bambina viene subito intubata e portata in terapia intensiva neonatale.
Io mi risveglio in terapia intensiva verso le 18 e anche se intontita e felice di essere viva, chiedo di mia figlia:

È VIVA!

E questo mi basta.

Per i punti e per problemi di spostamento riesco a vederla solo 5 giorni dopo, aspettandomi un essere deforme,  immobile senza unghie…

Poi la vedo e scoppio a piangere – anche se i punti tirano ancora – È BELLISSIMA!

Piena di capelli neri, con tutte le dita di mani e piedi, apre e chiude gli occhietti, muove le manine.

Certo è intubata e mangia da un tubicino attaccato all’ombelico (1gr di latte, 8 volte al giorno) e ora pesa 480 gr per il calo fisiologico, ma è mia figlia!

 

Vengo dimessa dopo qualche giorno e per la lontananza (circa 80 km da casa mia) non riesco ad andare a trovarla tutti i giorni, ma quando non ci vado chiamo in reparto e le infermiere gentilissime mi aggiornano: quanto ha mangiato,  se si è scaricata, se ha avuto crisi respiratorie.

Passano i giorni e un mese dopo pesa già 980gr. Finalmente posso accarezzarla infilando la mano nell’apertura dell’incubatrice (finora non l’avevo ancora mai presa in braccio). Lei mangia cresce, il dotto di botallo si è chiuso da solo, sembra che pian pianino ce la faremo.

Il 6 giugno la trasferiscono alla Terapia intensiva di Udine perché deve essere operata agli occhietti per una rop di terzo grado. E lì l’accesso al reparto è consentito 24 ore al giorno per i genitori, mettono a disposizione una stanza per le mamme che vengono da lontano e per me è più semplice starle vicino.

Finalmente la tengo in braccio,  facciamo la marsupio terapia; mangia ancora dal sondino e ha la cpap (l’ossigeno) sempre attaccata ma inizia un po’ a mangiare con il biberon (anche se si affatica molto). A due mesi pesa 1600gr.
Una mattina,  i primi di luglio, arrivo in reparto e la trovo nella culla termica: mai più incubatrice!!!

Dalla felicità piango.

Passano lunghissimi giorni, in cui in uno fa progressi, quello dopo fa due passi indietro. Ma il 27 luglio per la prima volta mangia tutto il biberon senza supporto d’ossigeno, questo significa che è quasi pronta per andare a casa.
Infatti il 7 agosto 2012 viene dimessa con il peso di 2700 gr e lughezza 45 cm (sarebbe dovuta nascere il 4). Quasi non ci credevo. Durante il tragitto in auto avevo paura che mi telefonassero per dirmi che si erano sbagliati e dovevo riportarla in ospedale 🙂

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È stato un periodo durissimo ma sarei disposta a rifare tutto, ci sono stati momenti in cui mi davo la colpa per tutta la sofferenza che quel essere minuscolo doveva sopportare ma anche giorni di grande gioia.
Ora ha 18 mesi e mezzo anagrafici e 15 corretti, pesa 7,2 kg ed è alta 70 cm, è piccola ma chiacchiera in continuazione, non ha avuto più problemi agli occhi, nn cammina ancora ma nn manca molto.

È il mio miracolo.

Jenny Zamparo, una mammarisparmio come te!

Cosa pensate della toccante storia di Jenny? Cosa avreste fatto voi al suo posto? Portato avanti la gravidanza oppure no?

OVS E ROCCO GIOCATTOLI INSIEME: SPENDI 10 EURO, AGGIUNGI 1 EURO E NE PORTI A CASA DUE

Amici questa è grossa e di quelle da non farsi scappare via. Fate in fretta perchè c’è solo tempo fino al primo dicembre. Come vi segnalavo già nel post che parlava della maxi promozione Carreforur sui giocattoli, non fate dopo quello che potete fare oggi, riducendovi all’ultimo minuto e pagando così tutto a prezzo pieno.

Ebbene questa volta con soli 11 euro avete la possibilità di portarvi a casa ben due giocattoli della linea Rocco Giocattoli. Ovvero spendete almeno 10 euro, dopo di che aggiungendo solamente 1 euro potrete scegliere un altro gioco a vostro piacimento sempre della stessa azienda.

Buon risparmio a tutti! E buon gioco a tutti! 🙂

 

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PRODOTTI BEBE’ IN FARMACIA, SCARICA SUBITO BUONI DEL VALORE DI 90 EURO

Conoscete le farmacie Unilife? Una catena di oltre 250 punti vendita presenti in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Fino al 31 dicembre c’è la possibilità di scaricare e stampare 52 buoni sconto con un controvalore di 90 euro per l’acquisto di prodotti dedicati all’infanzia: omogeneizzati, pannolini…tutti prodotti di marca che normalmente vengono pagati profumatamente.

La lista è davvero lunga e per verificare le farmacie che aderiscono all’iniziativa e i prodotti in promozione cliccate sull’immagine qui sotto. Scaricate il pdf con tutti i prodotti in offerta e compilate il form con il vostro cap per vedere a quale farmacia potete fare riferimento. Buon risparmio a tutti!

     farmacia

PANNOLINI LAVABILI, UN TOCCASANA PER SEDERINO E LE TUE TASCHE

Ciao!

Sono Valentina, mamma di Attilio (3 anni e 3 mesi) e di Elena (10 mesi), compagna di Marco.

Siamo una famiglia monoreddito, attenta al risparmio, quindi dedita all’autoproduzione, al baratto e al riciclo di qualunque cosa. In cima alla lista delle nostre priorità c’è anche il condurre uno stile di vita quanto più possibile sostenibile, per salvaguardare il pianeta che ci ospita. E’ proprio in quest’ottica che sono maturate le nostre scelte più importanti, dall’alimentazione vegana a…i pannolini lavabili! Ed è giusto di questo che vorrei parlarvi.

Quando sono rimasta incinta la prima volta, nonostante io e il mio compagno ci conoscessimo da quattro mesi, io fossi senza lavoro e vivessimo in una vecchia casa in mezzo ai campi senza gas e con l’acqua del pozzo, l’unica mia preoccupazione era quella di poter far nascere e crescere il nostro cucciolo in modo che non fosse un peso per il pianeta né un boccone dato in pasto al marketing feroce dei prodotti per l’infanzia (con gravi conseguenze per le tasche).

Il primo problema balzatoci in mente fu quello relativo ai pannolini. Fatti due conti girando per i supermercati e chiedendo a nostri amici già alle prese con i pannolini, ci siamo resi conto che la spesa media per gli usa e getta nel primo anno di vita di un piccoletto si aggira intorno ai 600 euro (se va bene). Considerato che lo spannolinamento avviene quasi sempre attorno ai 3 anni, il risultato finale ci parlava di uno spreco immenso. Così io e Marco ci siamo messi a cercare informazioni in rete e, anche grazie ad alcuni concorsi e giveaway, ci siamo presto forniti del nostro primo kit prova assortito.

Quello dei lavabili è un mondo tutto da scoprire!! Ce ne sono di tanti modelli, taglie (ci sono anche taglie uniche adattabili con velcri e bottoncini: ulteriore risparmio!), tessuti, materiali, colori, prezzi…scegliere non è cosa semplice. A questo proposito segnalo l’associazione di genitori volontari e senza scopo di licro Non Solo Ciripà: nel suo sito si possono trovare dettagliate informazioni e immagini sulle varie tipologie di pannolini e tante risposte.

In particolare, nel sito troverete una tabella relativa ai costi comparati nel caso si usino i lavabili o i pannolini tradizionali del super. Fra i pannolini vinti in rete, quelli acquistati da noi, quelli fattici regalare da zie e cugine, quelli originali anni ’70 (ricordate i cosiddetti “sorrisi”?? Bhé, sono i ciripà, quelli che ora vengono tessuti in cotone biologico grezzo, non trattato) che una vicina di casa ha riesumato dalla soffitta e ci ha donato, siamo arrivati ad un bel kit completo del valore di circa 350 euro.

pannolini lavabli

Noi preferiamo i pannolini due pezzi (all in 2, AI2), composti da una mutandina esterna impermeabile ed un interno assorbente con vari tipi di inserti, ma ci sono dei modelli modernissimi e del tutto simili ai comuni usa e getta costituiti da un unico pezzo. Questi ultimi sono comodissimi per andare in viaggio o quando si deve fare un cambio al volo fuori casa, ma hanno la pecca di richiedere un lungo tempo per ascugarsi, specialmente in inverno.

Gli AI2, sono ottimi, secondo me, perchè permettono di riutilizzare la mutandina esterna più volte e di inventarsi inserti assorbenti interni con quel che c’è in casa, ottimizzando ancor di più le spese. Per aumentare l’assorbenza dei ciripà, ad esempio, io uso pezze ricavate da vecchie lenzuola di flanella, asciugamani da bidet e le pezze di tessuto che le nostre nonne-mamme avevano nel loro corredo come assorbenti mestruali. Meglio ancora se sapete cucire: potete scaricarvi dei cartamodelli dalla rete e autoprodurvi i vostri pannolini su misura!!

Ma veniamo al dunque: quanto tempo occupa tutta questa trafila cambia-lava-asciuga-cambia? In realtà, non più di quello che si occuperebbe andando a buttare sacchetti pieni di pannolini di plastica e a mettere creme sulle dermatiti da pannolino dei nostri nanetti (coi lavabili non esistono dermatiti!!).

Io mi ritrovo a dover fare all’incirca una lavatrice in più a settimana. Per questioni ecologiche lavo tutto a 40°, smacchiando, se necessario, con sapone di marsiglia prima del lavaggio, usando detersivi biodegradabili e aceto come ammorbidente.

Molto spesso lavo i pannolini solo con acqua e aceto, senza detersivo alcuno! E’ importantissimo non usare mai ammorbidenti, poichè compromettono il potere assorbente dei tessuti, oltre a costituire un possibile fastidio per la delicata pelle dei piccoli. A volte (quasi sempre!!) per riempire il cestello della lavatrice al massimo lavo i pannolini assieme a body, mutande, magliette, canottiere, calzini e asciugamani . Confesso: è capitato che ci lavassi anche dei canovacci da cucina. Tanto l’aceto è un antibatterico e la pipì un disinfettante! Per l’asciugatura basta ingegnarsi stendendoli bene e belli larghi, dandosi una mano coi termosifoni (occhio alle etichette, però, non tutti i materiali possono entrare a diretto contatto con fonti di calore) e rincorrendo il sole, ottimo sbiancante.

pannolini lavabli ciripà

Ognuna di noi può farcela, non è un’impresa da supermamma, ma un piccolo cambio di prospettiva, una presa di coscienza che ha tanto di buono. Oltre al risparmio e all’ecologia non bisogna infatti dimenticare la questione della salute dei nostri bimbi. Chiediamoci quali effetti a breve e lungo termine possano avere le plastiche, i gel superassorbenti e le sostanze sbiancanti a contatto con la loro pelle. Con i lavabili saremo liberate da questi crucci, ed avremo culetti sempre morbidi e sorridenti!

Se qualche anno fa questa scelta era compiuta da pochissime famiglie, ora va via via diffondendosi, anche grazie al sostegno di molti Comuni, che incentivano l’uso dei lavabili donando dei kit ai nuovi nati o rimborsando parte della spesa alle famiglie. In rete troverete tante informazioni a riguardo.

Io con la piccola Elena sto usando i pannoli del suo fratellino senza spendere un solo centesimo…in tre anni abbiamo risparmiato almeno 1300 euro! Pensateci.

Shanti.

Valentina, una mammarisparmio come te!

P.S.Una grossa mano nell’alleggerire la mole di pannolini da lavare ce l’ha data la pratica della EC (Elimination Communication) dalla nascita e lo spannolinamento precoce di Attilio (a 18 mesi)…ma questa è un’altra storia.

Allora mamme, vi ha convinte Valentina? Provereste mai a usare i pannolini lavabili?

Che ne pensate della sua gestione? Avete domande da farle, dubbi? Scrivete i vostri commenti qui sotto, grazie! E se ti è piaciuta questa testimonianza non dimenticare di condividerla su Facebook.

I MILLE USI DELL’ACETO BIANCO: DALL’INSALATA AL WC (ANCHE LE ASCELLE RINGRAZIANO!)




Cari risparmiatori, continuiamo a parlare di pulizie e cerchiamo di farlo in maniera consapevole, non solo per il nostro portafoglio ma anche per l’ambiente. Senza contare che molte volte l’abbondanza di offerta che troviamo sugli scaffali, anzichè aiutarci spesso ci manda ancora più in crisi: “Sarà meglio questo o quell’altro?” (lo so che per alcuni maschietti è una manna dal cielo, così hanno occasione di agganciare bottone con la signorina di fianco 😉 ).

Cerchiamo anche di risparmiare un po’ di spazio, visto che ormai hanno inventato un prodotto specifico per ogni mobile. Ma esiste un prodotto che vada bene un po’ per tutto? La risposta è sì.

Pensate che c’è stato un momento – quando la bimba era piccina piccina – che non avevo tempo né voglia di autoprodurmi i detersivi così li comperavo al super. Alla fine, fagocitata dalle nuove responsabilità, mi ero ritrovata in dispensa cinque prodotti anticalcare: uno per la cucina, l’altro per il bagno, uno per i vetri del box doccia e così via. Insomma, che spreco! Fortuna che adesso sono finiti e mi basta un solo unico prodotto “magico” per fare tutto: dall’insalata al wc!  🙂

In inglese, aceto, si dice vinegar!

In inglese, aceto, si dice vinegar!

 

 

Sto parlando dell’aceto bianco, di cui abbiamo già parlato ampiamente nei commenti del post dove la nostra amica, mammarisparmio Silvana Ticli, ci spiegava come fare il detersivo liquido per la lavatrice fai da te. 

Il post ha avuto un ampio riscontro di pubblico e, sotto nei commenti, si è creato un bellissimo scambio. Proprio quello che vorrei accadesse sempre, perchè questo sito abbia una vera utilità. Questo spirito di condivisione può davvero darci una mano a migliorare e a imparare cose nuove.

A tal proposito ho estrapolato i migliori commenti sull’aceto bianco postati, perchè fra tutti quei post sarebbero poi andati persi. E allora facciamo anche qui un po’ di ordine (non solo in casa! eh eh! 🙂 ).

Un grazie a chi ha partecipato attivamente e in particolare a Fabiana, Catherine e Anto che ci hanno fornito spiegazioni dettagliate e utilissime. 

#Fabiana

L’aceto può andare bene come anti calcare: potete anche usarlo per liberare il braccio doccia e lavandino, versandone un po’ dentro un sacchetto domopack e chiudendolo intorno al bocchettone dell’acqua, avendo cura di immergere quest’ultimo nell’aceto.

Se volete usare un ammorbidente naturale, il limone mi sembra più indicato per il profumo. Inoltre contiene anch esso un acido debole, l’acido citrico, un chelante del calcio che non perde le caratteristiche di anticalcare (chelante = lega gli ioni, in questo caso di calcio) quindi consiglio di utilizzarlo diluito in acqua distillata sia come ammorbidente che con funzione di anticalcare. Inoltre già in ambito commerciale viene utilizzato proprio per ridurre la durezza dell’acqua.

#Catherine

Aceto come ammorbidente / disinfettante / desodorisante, metto un cucchiaino di bicarbonate dentro l’aceto (metto 1cm di aceto dentro un dosatore di plastica a forma di bolla, di quelli che davanno assieme alle bottiglie di detersivo) e direttamente nel cestello della lavatrice.
Bicarbonato + aceto reagisce un po’ (fa della schiuma), così neutralizza l’odore di aceto nei panni e anche gli odori di sudore.

E per pulire i vetri / specchi / inox / schermi piatti :
1- Togliere la polvere con un panno microfibra o un acchiappa polvere
2- 1/2 aceto + 1/2 aqua demineralizzata dentro un spray vuoto.
3- Spruzzare la soluzione e asciugare con un altro panno microfibra (per gli schermi si spruzza sul panno microfibra e si passa dolcemente sullo schermo).

#Anto scrive:

Uso l’aceto da una vita per tutto, nella lavatrice è fantastico perchè ravviva e conserva i colori, elimina gli odori disinfetta. E’ anche un anticalcare e tante altre cose. La mia lavatrice ha 15 anni e fa due lavatrici al giorno (minimo), mai chiamato un tecnico…

Ah, se avete dei capi sintetici che hanno l’odore di sudore, nonostante li abbiate appena lavati, non buttateli! Prendete un straccio, bagnatelo con l’aceto, e  mettete il capo in mezzo e stirate..

(dunque se ho capito bene, dovete mettere il capo tra l’asse da stiro e lo straccio e stirare quest’ultimo)

Vi vengono in mente altri usi dell’aceto che non sono stati menzionati qui sopra? Fateceli sapere nei commenti qui sotto.

Grazie mammerisparmio! 🙂  vostra Mammarisparmio

photo credit: elycefeliz via photopin cc




DUE ANNI DI MATRIMONIO E UNA STORIA, LA MIA, CHE DA’ I NUMERI

Mi sono sposata dopo sei mesi di fidanzamento (di cui tre passati a 10mila chilometri di distanza). Festeggio i due anni di matrimonio e ho una bambina di un anno e quattro mesi.

 

Il 12 novembre io e Papàrisparmio festeggiamo il nostro anniversario. La nostra storia è un po’ particolare. Abbiamo come si suol dire “bruciato le tappe”. Nel giro di due anni e mezzo ci siamo conosciuti, fidanzati e sposati. E un mese prima delle nozze ero già incinta di Babyrisparmio. Una sorpresa a metà, visto e considerato che non abbiamo fatto nulla per evitare che la famiglia si allargasse. Non eravamo sposati eppure una famiglia, noi, lo eravamo già.

Vedete, quando si è lontani dai propri cari, il bisogno di trovare un nuovo punto di riferimento è vitale. Lui lo è stato per me nel lungo viaggio che ho fatto in America Latina, io lo sono per lui qui in Italia. Entrambi siamo la forza dell’altro.

Ma facciamo un passo indietro perchè tutto sia più chiaro.

Galeotto fu il marciapiede. Non fraintendetemi ;-). Papàrisparmio mi ha raccolta su un marciapiede di Barranquilla, città colombiana famosa per due ragioni: vantare tra i suoi cittadini più illustri la cantante Shakira e ospitare il Carnevale più folkloristico del continente sudamericano (secondo solo a quello di Rio de Janeiro). Io mi trovavo in questa città proprio per quest’ultima ragione, anche se spirito di festa ne avevo davvero poco.

Il viaggio che avevo intrapreso, ormai quattro mesi prima, mi aveva consumata. Viaggiare è una cosa meravigliosa, ma farlo in hotel 5 stelle ha un sapore decisamente diverso. Affrontare un’esperienza così lunga come la mia – quasi otto mesi – ha richiesto un enorme esercizio di resistenza psicofisica per varie ragioni:

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  • viaggiare da soli è affascinante perchè ti permette di conoscere tantissime persone che altrimenti non avresti mai calcolato. Allo stesso tempo però nostalgia e sconforto, ogni tanto, inevitabilmente ti assalgono, soprattutto quando cominci a legare con qualcuno e sai che, presto o tardi, uno dei due si rimetterà quel benedetto zaino in spalla; un ciao che quasi sempre si trasforma in un addio.
  • viaggiare per tanto tempo – a meno che non si ha la fortuna di essere miliardari – è la sintesti di continui compromessi. I soldi devono bastarti per mangiare (dalla colazione alla cena, extra compresi), dormire e fare le cose che faresti nella vita di tutti i giorni: comperarti vestiti, scarpe ormai logore per i troppi chilometri macinati, acquistare dei medicinali, tagliarti i capelli…in una parola? Vivere. Significa dover dormire in bettole, dividere la stanza con degli sconosciuti, in dormitori da 10 quando va bene, dividere lo stesso bagno in 20.
  • viaggiare a lungo, in Paesi lontani, significa mettere alla prova continuamente i tuoi nervi. Ti devi abituare a disabituarti a tutto. E appena ti abitui a una novità devi essere pronto a lasciarla per fare spazio ad altre tradizioni culinarie, modi di pensare, fare, comunicare.

E tante, tante altre cose che non sto qui a raccontarvi, altrimenti finirei col dilungarmi troppo. Non è questo lo spirito di questo post. Vi stavo raccontando invece come ho conosciuto Papàrisparmio.

Il clima era di festa: grandi e piccini in maschere di piume e pallettes, donne che si dimenavano al ritmo dei tamburi con infinita grazia nonostante i chili di troppo accumulati in vita, i colori vivi dei pappagalli che qui vediamo rinchiusi nelle gabbie e che lì volano liberi nel vento.

Questo più o meno il quadro. Poi c’ero io, su quel marciapiede: stanca, ma così stanca da non riuscire a godermi il momento. Così stanca da posizionarmi a fianco di un venditore ambulante di carne alla griglia, con il fumo che mi finiva dritto addosso.

Forse deve essere stata l’immagine di questa “gringa” – straniera – stramba ad aver attirato l’attenzione di Papàrisparmio, che pure si trovava a Barranquilla per un caso fortuito (visto che lui è della capitale, Bogotà).

Abbiamo inziato a parlare con la classica scusa: “Ci fai una foto?”, poi una birra al volo e via verso l’hotel con la mia compagna di viaggio “temporanea”, quella che per l’appunto poi sai che dovrai salutare con un ciao che èpiù un addio.

Il giorno dopo infatti ero già in partenza, un aereo da prendere di buon’ora…indovinate per dove? Bogotà. Pit-stop di due giorni, dopo 38 trascorsi in Colombia, alla volta di Quito (Ecuador).

“Cavolo, proprio all’ultimo dovevo conoscere questo Johnny! Sempre così…”

Io e Papàrisparmio però ci eravamo lasciati i contatti Facebook.

Così vengo a scoprire che riusciamo a vederci, perchè anche lui rientra a Bogotà. Andiamo in pizzeria, poi a ballare.

E così arriva il primo bacio. Del resto, non avevamo una seconda possibilità. distanze enormi ci avrebbero separato.

Cosa mi colpì di lui? La sua gentilezza, le sue attenzioni continue, la sua premura nei miei riguardi, i suoi innumerevoli baci, il suo essere orgoglioso di me quando invece, nelle mie esperienze passate, tante volte avevo percepito che una stretta di mano era già troppo perchè “Chissà poi cosa pensa questa, si illude…”.

“Ci sentiamo, ti voglio rivedere” mi aveva detto.

Ma io partivo per Quito. E quante volte l’avevo già sentita quella frase in vita mia. E poi…e poi, nulla!

E infatti sono partita pensando che non l’avrei più rivisto. Ma le mail sono continuate e la voglia di ritrovarsi era tanta. Per entrambi si era trattato di un colpo di fulmine. Così Papàrisparmio non c’ha pensato due volte e mi ha raggiunta in Ecuador.

Si è sobbarcato un viaggio di oltre un giorno, oltre mille chilometri e tre aerei. Doveva fermarsi una settimana e invece abbiamo continuato il viaggio fino ad arrivare a Buenos Aires, attraversando in autobus l’Ecuador, il Perù e la Bolivia. Un sogno insomma, anche se le cose non sono andate esattamente come speravamo perchè io mi sono ammalata a più riprese (ho avuto anche la salmonella!). Ma la sofferenza ci ha uniti ancora di più.

Inoltre, mentre viaggiavamo, la società per la quale lavorava lo ha lasciato a casa. Lui è un ingegnere. All’epoca cercava il petrolio per una compagnia americana: un mese e mezzo di lavoro continuato no-stop e una ventina di giorni di riposo. Quando è venuto in Ecuador il suo riposo era appena cominciato fino a che è arrivata la brutta notizia. Insieme insomma ne abbiamo passate tante. Io pure del resto mi trovavo in Sudamerica perchè avevo perso il lavoro e avevo bisogno di staccare un po’ da tutto.

Beh, col senno di poi, ho capito che è vero quando dicono che non tutti i mali vengono per nuocere. Perchè se le cose non fossero andate così probabilmente la mia storia sarebbe molto diversa e Babyrisparmio non sarebbe qui. E a questo punto nemmeno voi sareste qui 😉

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Qui ero già incinta di cinque mesi!

Arrivati a Buenos Aires, ci siamo separati: i soldi erano finiti e alcune scadenze lo rivolevano a Bogotà. Io dovevo continuare il mio viaggio. Ma Dio se ero stanca: vagavo come uno zombie, senza più stimoli, troppi mesi allo sbaraglio mangiando male, dormendo male. Mi mancava la mia casa, la mia famiglia. Tempo un mese e sarei tornata in Italia. Ma il mio cuore ormai era per metà in Sudamerica.

Così con Papàrisparmio, quando ero già in Italia, abbiamo cominciato le pratiche per il visto. L’ambasciata italiana lo ha ricevuto “solo” dopo tre mesi, tanto siamo stati obbligati a stare lontani. Io il mio aereo del resto non lo potevo più spostare, lo avevo già fatto una volta e sarebbe stato troppo costoso.

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Il nostro matrimonio low-cost…ma full-love 🙂

Dopo tre mesi però è arrivato. Ero emozionata come una bambina quel giorno a Malpensa. Lui pure. Mi sono preparata ore davanti allo specchio, ma non ero mai pronta. Eppure avevamo parlato su skype il giorno prima. Ma toccarsi, guardarsi negli occhi è un’altra cosa. Era l’agosto del 2011. Dopo tre mesi esatti ci siamo sposati. Oggi sono passati due anni e io lo amo più di prima.

Auguri amore!

Anche voi avete una storia particolare da raccontare? Avreste sposato un uomo conociuto solo sei mesi prima (con in mezzo una lontananza forzata di tre mesi) ?

Come festeggiate l’anniversario di solito? 🙂