Questa poteva essere la nostra ultima foto, di noi, vicine.
Ieri abbiamo rischiato di perdere Tiara per sempre. Se è ancora qui lo devo a mio marito e a una sua frase pronunciata al momento giusto.
È bastato uno scambio di parole tra me e Johnny, girati con la testa dal lato sbagliato, per perderla di vista.
Secondi…parlo di secondi.
Ma lo sguardo delle mamme non può conoscere pause e deve anche contare su una buona dose di fortuna. È la distrazione di un attimo, una pipì al bagno mentre di là un balcone resta aperto, una maniglia di una pentola che sporge inavvertitamente, una presa alla parete non coperta, un mobile non ancora fissato, una palla che rotola all’improvviso in mezzo alla strada…pochi secondi.
Le mamme devono vedere. E prevedere.
Ci siamo scambiati due parole su un argomento che nemmeno ricordo più; lei era lì, proprio a fianco a noi, sdraiata sulla sabbia, un metro più un basso rispetto alle nostre teste.
Poi finita la frase: “Dov’e Tiara?”, dice lui.
Lo chiediamo subito alla sorella maggiore, Flor, 7 anni, perché sono sempre lì a giocare assieme, nell’area giochi attigua al nostro ombrellone.
“No, non l’ho vista” dice lei.
L’ansia comincia a salirmi.
Guardo dentro i giochi, magari si è nascosta lì: il bruco, il castello…niente!
Altri secondi che passano, poi Johnny vira lo sguardo verso il mare, solo tre file di ombrelloni più in là. È meno agitato di ieri ma qui siamo in Liguria e l’acqua diventa subito profonda. Cerca prima a sinistra, poi a destra. Eccola, è già vicinissima alla battigia.
Ha fatto tanti metri da sola, almeno una quarantina. Come avrà fatto così velocemente?
Cominciamo a correre perché ancora pochi passetti e toccherà l’acqua e le onde non scherzano nemmeno un po’. Nessuna delle persone che sorpassa, mano a mano, si accorge di lei. Nes-su-na! Ma non è una colpa, è solo un dato di fatto.
Eppure è un trottolino che sgambetta in solitaria, nemmeno un metro di donna con il pannolino che si avvicina pericolosamente al mare. Forse danno per scontato che subito dietro ci sia qualcuno, forse sono distratte, sovrappensiero e non la vedono…
Sono le 19 passate e il bagnino ha finito il turno. Lei è temeraria, come lo sono tutti i bambini di due anni che non percepiscono il pericolo. Non si fermerà, lo so, perché quando facciamo il bagno assieme si butta in avanti, cerca di divincolarsi dai nostri abbracci anche dove non tocca.
Corriamo che ci manca il respiro per acciuffarla in tempo. La prendo, le do un paio di sculacciate sonore. LA gente si gira, cerca di capire cosa sia accaduto. Le dico di non farlo mai più, che il mare l’avrebbe mangiata e portato per sempre via da noi.
Piange ma è con noi, sana e salva.
Se johnny avesse pronunciato quella frase – dov’è Tiara? – anche solo 30 secondi dopo, forse lei non sarebbe più qui.
Sono passate quasi 24 ore eppure ho ancora un nodo in gola. Mentre scrivo e ascolto Tiara cantare di là nella stanza “la bella lavanderina” con le sue parole pasticciate, la mente continua a viaggiare e penso alle conseguenze: alla scena drammatica cui avremmo dovuto assistere, al vuoto incolmabile, a Flor e agli strascichi che questa tragedia avrebbe avuto sulla sua vita.
Penso a quei genitori che disgraziatamente non hanno avuto la concessione di quella manciata di secondi in più che abbiamo avuto noi…
Penso a tutti quei bimbi che se ne sono andati solo negli ultimi due mesi e no, non ce la faccio a dire “per colpa di”: è accaduto nella piscina di Pozzuoli durante un matrimonio, nei bagni Texas a Marina di Pietrasanta, davanti a centinaia di persone a Mirabeach a Mirabilandia, nella piscina di Porto Sant’Elpidio, sul finire della giornata, mentre il papà stava rivestendo il maschietto più grande, in uno stagno di pochi centimetri a Nettuno mentre una mamma medicava il dito della nonna e per un attimo ha abbassato lo sguardo per tagliare la garza.
Tutto questo solo negli ultimi due mesi, in Italia.
Continuerà a succedere, qui come nel resto del mondo.
Non c’è colpa ma se fosse successo qualcosa a Tiara non me lo sarei mai perdonato.
Perché lo sguardo delle mamme, che lo si voglia o no, non conosce pause.
Direi meglio,:”non deve conoscere pause”.