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ESSERE FIGLI UNICI, UN FARDELLO PER LA VITA

Avere un fratello o una sorella è un dono per la vita. Da bambina ho sofferto molto la mancanza di un fratello o una sorella, tanto da dover andare da un psicologo infantile. Quando ormai mi ero rassegnata, ecco che sono diventata sorella maggiore. Troppo tardi…

Quando mia figlia era ancora nel pancione, già pensavo al secondo bambino. Non so se è capitato anche a voi ma io già sapevo che non mi sarei mai fermata a uno, che non l’avrei mai lasciata sola.

Poi, quando da quel pancione è uscita, tempo qualche mese, quel desiderio è stato subito spazzato via dalle tanti notti insonni e dalle inevitabili rinunce che la nascita di un figlio comporta.

“Basta, mai più!”, “E’ che forse non sono fatta per essere mamma!” rispondevo a chi mi chiedeva: “Come vanno le cose?”.

Questi post sono la testimonianza del mio stato d’animo di quel periodo:

Internet e Facebook non facevano che aumentare il mio senso di colpa e inadeguatezza con tutte quelle frasi mielose che si leggono, del tipo: “Amore infinito, amore incondizionato…da quando sei arrivato la mia vita è cambiata in meglio!”.

Oggi, anche io le penso queste cose.

Oggi.

Ho dovuto imparare, giorno dopo giorno, a essere mamma e forse a pretendere meno da me stessa. Perchè essere mamma non significa essere perfette ma avere anche delle debolezze, dei momenti di “stanca” in cui vorresti essere sola in un’isola deserta.

“Io poi, che tenevo così tanto alla mia solitudine, improvvisamente, non ero più sola!”

Ma poi, col suo arrivo, sono maturata e anche mia figlia è cambiata a dire il vero. O  forse dovrei solo dire cresciuta. Ed è così che è nato il post: “Essere mamma, e poi qualcosa è cambiato“.

Il primo anno di un figlio è fatto di tanti dare e pochi avere. In cambio ricevi uno sguardo, un sorrisino e tanti, tanti pianti, montagne di pannolini da cambiare, pappine sul pavimento da pulire, continue richieste di tetta in ogni luogo e ora.

Io sono stata anche fortunata perchè la mia bimba non ha mai pianto tanto. In compenso ha dormito poco. La mancanza di sonno ti annebbia il cervello, ti manda letteralmente in tilt. E poi noi come coppia, i viaggi…chi aveva voglia di ricominciare tutto da capo?

Poi è successa una cosa, quando ormai aveva 3 anni.

Questa foto, questo momento, ha cambiato il corso delle cose.

figli unici problemi psicologici

La mia piccola aveva apparecchiato la tavola in un fantomatico pic-nic, davanti alla tv. Parlava da sola, con la sua amica immaginaria, una bambola bionda: “Tieni, queto è pe’ te. Adesso bevi il latte-colato (cioccolato). Prendi e mangia tutto il bicotto”.

Ci si è stretto il cuore.

So che per i bambini è normale avere un amico immaginario, che non c’è nulla di preoccupante in tutto ciò (a parte nei film dell’orrore, dove l’amico immaginario di solito vuole uccidere mamma o papà).

Ma è in quel momento che ci siamo guardati e che abbiamo preso la decisione di non lasciare sola nostra figlia.

Perchè in fondo essere figli unici condanna a uno status di solitudine, con il quale devi imparare a convivere. Una solitudine forzata e non scelta.

 

LEGGI ANCHE: Fare un figlio dopo l’altro e quell’inevitabile senso di colpa, perchè?

Essere figli unici è un carico pesante da portarsi sulle spalle con il quale, tuttavia, si può imparare benissimo a convivere. E’ il caso di mio marito cresciuto senza fratelli nè sorelle – nè padre a dire il vero – che però oggi vive lo sconforto di aver lasciato una mamma da sola in Colombia (ci fosse stato un fratello o una sorella vicino a lei, sono sicura che vivrebbe la cosa con più serenità!).

E poi ci sono i figli unici come me, che sin da bambina ho patito molto l’assenza di un fratello o una sorella.

In realtà un fratello ce l’ho ma è arrivato troppo tardi, quando ormai avevo 25 anni. Dunque sono cresciuta come figlia unica e proprio per questo non me la sono sentita che mia figlia potesse provare la sofferenza patita quand’ero bambina e che mi faceva scrivere sul mio diario parole così pesanti per chi ha solo nove anni:

desiderio fratello sorella

E’ vero che ci sono anche fratelli e sorelle che non vanno d’accordo. Eppure quel legame rimane speciale. Ci si può allontanare, litigare ma poi due fratelli in qualche modo si ritrovano (quasi) sempre. Anche solo col pensiero, che prima o poi finisce lì.

Essere figli unici significa doversi preoccupare da soli di genitori anziani, significa rimanere soli nel caso non ci si sposi e non si abbiano dei figli.

E proprio per l’amore che provo nei confronti di mia figlia che ho deciso che lei, non lei, resterà figlia unica.

 

 

 

TRE IDEE PER LAVORARE DA CASA COME MAMMA

Fare le mamme è già un lavoro a tempo pieno, ma questo non significa che una donna non possa intraprendere altri lavori, per non rinunciare alla propria indipendenza, senza per questo abbandonare il proprio bambino, magari a tate o familiari. Ecco tre lavori che si possono fare da casa!

 

  •  Vendere online oggetti fatti a mano

Oggi gli oggetti fatti a mano ed i gioielli artigianali godono di grande attenzione da parte degli acquirenti e possono ottenere una vetrina interessantissima grazie al web, anche a livello internazionale. In questo senso, la prima idea per lavorare da casa è proprio la vendita di questi oggetti artigianali: un’attività particolarmente remunerativa e soddisfacente, soprattutto se siete delle amanti del fai da te.

pacchi originali

Che ne dite del paccosauro? Originale e prezzo minimal

Inoltre, il web vi permetterà anche di curare il packaging dei vostri oggetti in vendita, così da dargli un’ulteriore attrattiva al momento dell’esposizione nei vostri e-commerce o siti web. Da questo punto di vista, online potrete trovare nastri adesivi personalizzati, ideali per donare alle vostre confezioni un aspetto più gradevole e più promozionale. In questo modo, vi farete dell’ottima pubblicità anche dopo la vendita.

  • Lavorare da casa con il pc

Creare un negozio online non è certo l’unica opportunità che Internet vi offre. Grazie alla digitalizzazione dei processi, infatti, potrete dedicarvi a tantissime attività lavorative che di recente si sono trasferite sul web. Ad esempio, se conoscete una lingua straniera potreste dedicarvi alle traduzioni da freelance. Se invece non conoscete le lingue, potrete comunque lavorare come assistenti virtuali, compilando database, gestendo le email o le pagine social, oppure fornendo servizi di segreteria da remoto. Infine, potreste anche far fruttare le vostre conoscenze specifiche insegnando online materie molto ricercate quali le lingue, il web marketing o la matematica. Ottimi sistemi per guadagnare qualcosa restando a casa.

LEGGI ANCHE: Diventare blogger, ci hai mai pensato? Cosa devi sapere

lavori da fare a casa

 

  • Lavorare con le attività domestiche

Esistono poi dei mestieri molto antichi ma durissimi a morire, che potrete svolgere da casa sfruttando la mancanza di tempo dei vostri clienti. Ad esempio, potrete dedicarvi ad attività da sarta, cucendo e rammendando i vestiti, oppure rivolgervi ad un’attività molto in voga in questo momento: la cuoca ed il social food, che vi permetterà di ospitare conoscenti o altre persone, imbastendo ottimi banchetti che vi verranno regolarmente pagati. In questo modo offrirete un servizio ricercatissimo in questo momento, e potrete anche approfittarne per stringere nuove amicizie.

dettaglio pupazzo mimim

Questo pupazzo di Min-Min, introvabile nei negozi, l’ho fatto io. Credo che qualcuno lo comprerebbe se lo vendessi online dato che in Italia non c’è.

 

CINTURA DI SICUREZZA PER LA GRAVIDANZA, COME HO RISOLTO: SICURA E COMODA!

La cintura di sicurezza è importante ancor più in gravidanza ma servono delle accortezze poichè può premere sul feto in caso di incidente. A tal proposito, in commercio, esistono delle cinture di sicurezza per la gravidanza. In un video la dimostrazione del modello Besafe che ho provato: straconsiglio!

 

Sono a metà gravidanza e questa pancia mi sta già pesando davvero molto. Mi avevano detto che con la seconda gravidanza la pancia si sarebbe vista prima e che sarebbe cresciuta più in fretta e, personalmente, non posso che confermare!

Mi sento già un pallone e mi trovo molto scomoda nei movimenti. Piegarmi in avanti è una vera impresa! Anche l’auto è già diventata un ostacolo, in particolar modo la cintura di sicurezza. Ora che la pancia è grossa, la parte bassa della cintura si appoggia proprio dove c’è la bambina. Questa posizione è molto pericolosa per la bambina perchè in caso di incidente la cintura andrebbe a spingere proprio contro il bambino.

cintura sicurezza gravidanza

Quando si ha un incidente la cintura ti salva la vita, dunque è importante indossarla sempre, anche in gravidanza.

Il “trucchetto” di mettere la parte orizzontale della cintura di sicurezza dietro la schiena (e indossare dunque solo la parte diagonale) non garantisce la sicurezza al 100% in caso di incidente.

La parte della cintura diagonale, in caso di incidente, salva la vita ma provoca comunque un trauma da cintura di sicurezza che, bloccando di netto e improvvisamente il corpo, strattona la persona provocandogli anche degli ematomi profondi. La stessa cosa accadrebbe all’altezza del pube dove, come vedete nelle immagini sopra, c’è proprio il feto.

Per ovviare questo rischio sono state inventate delle prolunghe per le cinture di sicurezza, una sorta di extension che permette di abbassare la cintura di sicurezza orizzontale (vedi foto).

Su Amazon trovate alcuni modelli a un prezzo nettamente inferiore rispetto al negozio!

C’è anche la versione Isofix da agganciare agli Isofix dei sedili, se in dotazione nella vostra auto.

Grazie a queste cinture di sicurezza per la gravidanza, vi ritroverete la fascia proprio in mezzo alle gambe, davanti ai genitali, lasciando il pancione libero e al sicuro. Nella prima gravidanza non l’avevo usata ma l’altro giorno la mia amica Alessandra mi ha passato la sua cintura della BeSafe – marchio leader per la sicurezza in auto dei bambini con i suoi seggiolini auto – e ne sono entusiasta! Lei in negozio la pagò 60 euro ma come avete visto nei link di sopra, su Amazon, risparmierete una ventina di euro (poi dopo il parto potrete rivenderlo sui 20 euro, così è come se lo aveste pagato solo 20 euro). Ecco il modello più economico che ho trovato anche se questo è di una marca che personalmente non conosco.

Ora non sento più fastidio quando mi siedo in auto nè tirare e premere all’altezza della pancia. Ecco sotto un video dimostrativo per farvi vedere come funziona la cintura di sicurezza per la gravidanza.

BRACCIALETTO PER RITROVARE I BAMBINI CHE SI PERDONO E PER ANZIANI MALATI

Se state cercando un braccialetto per bambini che si perdono al mare, Amyko è un vero e proprio salvavita in grado di inviare a mamma e papà la posizione del piccolo. Non solo: al suo interno vengono conservati gruppo sanguigno, informazioni di salute e alert che ricordano quando prendere le pastiglie. Quindi valido anche per gli anziani

Io sono un’angosciata, una che pensa sempre al peggio: il mare, un semplice sorpasso in auto, una passeggiata in montagna sono tutte minacce alla mia serenità.

Però essere (eccessivamente) prudenti evita anche tante disgrazie. Mi viene in mente la storia di quel povero bambino di due anni trascinato via dal coccodrillo a Orlando, in un resort Disney, una storia che mi ha particolarmente colpito perchè noi c’eravamo stati pochi mesi prima in quegli stessi luoghi.

I coccodrilli cacciano quando cala la sera – ovvero quando i genitori avevano fatto avvicinare all’acqua il piccolo – e che la Florida è una delle aree dove vivono più coccodrilli al mondo (tant’è che è uno dei simboli di questo Stato).

Non voglio dire che a me questo tragico evento non sarebbe mai potuto accadere (mai dire mai, nelle cose!), però dico che la prudenza non è mai troppa. Questa è la mia filosofia di vita. Forse essermi occupata di cronaca nera in passato non ha fatto altro che alimentare questa mia angoscia.

Certo non si vive bene così! L’ideale sarebbe riuscire ad abbinare un giusto senso di prudenza a un sano “lasciar fare”.

Sono appena tornata da due settimane di mare con la piccola e mia mamma e ho passato il tempo a guardare a vista la mia bambina. Di relax nemmeno l’ombra, neanche quando la bimba era a pochi metri da me. Sono davvero esagerata e ora che arriva anche la sorellina, credo proprio che impazzirò…anche se dicono che con il secondo è tutto diverso!

E’ che avevo troppa paura di perderla in spiaggia e che non trovasse più l’ombrellone.

So che ci sono anche dei dispositivi tecnologici per aiutare a tenere sotto controllo i nostri figli, come il braccialetto Amyko, un servizio in cloud, che tramite un braccialetto conserva tutte le informazioni di primo soccorso della persona che lo indossa: gruppo sanguigno, allergie, patologie, referti. Colori personabilizzabili al costo accessibilissimo di 29 euro (naturalmente si può immergere in acqua!)

braccialetto spiaggia bambini

Il braccialetto Amyko, dunque, è utilissimo per grandi e piccini, per chi soffre di patologie che hanno bisogno di assistenza immediata.

La cosa davvero interessante di questo braccialetto sono le opzioni che rendono possibile l’individuazione fisica della persona.

E’ proprio il caso del bambino che si perde al mare e che non sa come comunicare la propria posizione!

Amyko, infatti, conserva nel suo braccialetto colorato queste funzioni:

  1. la Direct Call (contattare uno dei tre numeri di emergenza braccialetto salvavitaindicati al momento dell’iscrizione, tramite chiamata al centralino),
  2. il Self Help, è il caso del bimbo che si perde in spiaggia (possibilità di inviare la propria posizione tramite sms, in  caso di bisogno),
  3. il Medical Reminder, ideale  per le persone anziane (possibilità di impostare uno o più alert collegati a uno o più account, in modo da ricordare, p. es., l’esatto momento dell’assunzione di un farmaco)
  4. e il Tap To Call (possibilità di contattare tramite semplice scansione del bracciale, uno dei tre contatti indicati al momento della registrazione).

E’ importante che questo braccialletto venga (ri)conosciuto da più persone possibili così da essere davvero utile, dunque passate parola! 😉



ABORTO SPONTANEO SINTOMI E PERDITE DI SANGUE IN GRAVIDANZA: COSI’ HO CAPITO

L’aborto spontaneo in presenza di sangue, nelle primissime settimane di gravidanza, può essere confuso con le perdite da impianto. Quando si perde del sangue e ci sono dei dolori al basso ventre è d’obbligo recarsi in ospedale. Ecco la mia storia e di come ho capito che la gravidanza si era interrotta.

gravidanza sintomiPremetto che, ora che scrivo, sono in attesa della mia seconda figlia, ormai alla 21esima settimana, ma vorrei raccontarvi di quella volta che, alla sesta settimana, si è interrotta la mia precedente gravidanza, finita in un aborto spontaneo proprio il giorno di Natale del 2015. La bambina che ora porto in grembo è attesa per il 17 dicembre del 2016 e chissà che non nasca proprio il giorno 25!

Ma ecco la mia storia che spero possa essere di aiuto o conforto ad altre mamme che si trovino in questa situazione.

Leggi anche: Come rimanere incinta con gli stick d’ovulazione 

Non ho mai amato particolarmente il Natale anche se, da quando sono diventata mamma, ha assunto un sapore speciale. E’ proprio vero che è la festa dei bambini!

Di solito a Natale andiamo alle terme, quest’anno però in previsione dell’imminente viaggio in Florida siamo rimasti a Milano e abbiamo cenato (prestissimo!) a casa di mia mamma: lei, mio marito, la piccola e io.  Da nemmeno una settimana le avevo detto che Babyrisparmio avrebbe avuto un fratellino o una sorellina e che lei sarebbe diventata nonna bis.

A differenza della prima volta, non sono rimasta incinta “per caso”. Questa gravidanza l’avevamo cercata. Eravamo entrambi molto felici e anche se ormai era la nostra seconda volta, ci sentivamo comunque un po’ sperduti, con quella sensazione che, assieme alla gioia, coglie impreparati tutti i futuri genitori e che ti fa dire: “E adesso?”.

Ma torniamo alla nostra cena di Natale.

Erano circa le sei e mezza, quando dopo aver fatto la pipì, pulendomi, mi sono accorta che la carta igienica era sporca un po’ di rosso.

Non un rosso intenso, piuttosto un misto di muco con qualche grumetto rosso nel mezzo. Non facevo i salti di gioia ma nemmeno ero super preoccupata perchè so che delle piccole perdite possono essere normali in gravidanza, soprattutto durante il primo trimestre.

Inoltre, durante la passata gravidanza, avevo avuto le perdite da impianto.

Le mie perdite da impianto erano state una vera e propria mestruazione (normalmente ho un flusso medio-abbondante che dura 5-6 giorni), coincisa proprio nel periodo in cui avrei dovuto avere il primo ciclo mestruale dopo la fecondazione.

perdite da impiantoDi solito le perdite da impianto – se ci sono – arrivano qualche giorno prima dell’attesa mestruazione o a cavallo con quei giorni. Ricordo a tutte che non si tratta di mestruazioni bensì di una perdita di sangue, più o meno abbondante, più o meno lunga, che coincide con l’impianto dell’embrione, che risalita la tuba si insedia nell’utero (qualora non eseguisse questo percorso a ritroso, insediandosi prima – ovvero nella tuba – si parlerebbe di gravidanza extrauterina).

Con la mia prima figlia, le perdite da impianto mi durarono circa due giorni e, nella mia ingenuità, pensai a una mestruazione un po’ strana; so invece di casi in cui invece la perdita è singola e/o termina in un paio d’ore. Insomma, in queste cose, la reazione dell’organismo è molto soggettiva. Ricordo anche di non aver provato quel dolore al ventre tipico delle mestruazioni anche se il sangue oltre a essere marroncino (com’è di solito nelle perdite da impianto) era, a tratti, anche di un rosso vivo. 

Quando però il giorno di Natale ho visto quel sangue, ho capito subito che non si trattava di perdite da impianto, perchè ormai era troppo tardi. Ero già alla sesta settimana, dunque due settimane dopo l’attesa mestruazione. Ho cominciato a preoccuparmi quando ho visto che il sangue non passava e anzi aumentava: mi sporcava appena le mutandine ma se passavo la carta igienica era sempre lì, sempre più rosso e copioso. Inoltre man mano che le ore passavano, sentivo un dolore al basso ventre, molto simile a quello mestruale: sopportabile ma comunque fastidioso.

Sì, era sangue di un rosso intenso, sangue vivo e il sangue rosso non è mai un bel segnale in gravidanza anche se so di gestazioni finite bene che hanno dovuto affrontare questo stress per tutti i nove mesi. Ma se dovessimo parlare in linea generale, le perdite di sangue rosso vivo nei nove mesi devono allertare la futura mamma che deve quanto prima recarsi al pronto soccorso di ostetricia e ginecologia per un controllo.

Mi raccomando di non cambiarvi le mutande nè di pulirvi quando andate in ospedale, perchè la prima cosa che faranno è quella di controllarvi gli slip o il salvaslip o l’assorbente per verificare l’intensità del flusso e il colore del sangue. Fate anche una foto col cellulare alla carta igienica sporca di sangue se necessario e portatela con voi per mostrarla al medico.

Così ho fatto, la sera di Natale, verso le nove di sera, quando mi sono recata all’ospedale Mangiagalli di Milano, dove dopo un controllo mi è stato detto che andava tutto bene e che “delle perdite di sangue in gravidanza possono capitare, signora!”.

perdite gravidanza

Dall’ecografia transvaginale il cuoricino non era ancora visibile ma l’embrione era lì.  L’unica anomalia era la data della gestazione: secondo la ginecologa la grandezza dell’embrione era più vicina a una gravidanza di 5 settimane che non di 6 settimane.

Questo poteva voler dire due cose:

  • o la mia datazione era sbagliata e la fecondazione era avvenuta più tardi rispetto ai calcoli di massima (tenendo conto di un’ovulazione corrispondente al 14esimo giorno dopo l’ultima mestruazione)
  • o la gravidanza si era interrotta una settimana prima

Naturalmente era vera la seconda.

L’ecografia transvaginale mi è stata fatta prima dalla dottoressa di turno poi dalla dottoressa “apprendista”. La Mangiagalli, essendo un polo universitario, infatti, ospita molti studenti e specializzandi e dunque c’è il rischio di finire anche nelle loro mani. Non c’è nulla di male, anzi, devono pur imparare! Però con la dottoressa di ruolo non ho sentito male, mentre la seconda che mi ha visitata è stata molto brusca tant’è che, nonostante la mia soglia di sopportazione molto alta, mi sono lamentata con un paio di “Ahia!” e “Piano per favore”,  per sentirmi poi rispondere: “Tranquilla, non è che la sto usando come cavia” (Sì, ha detto proprio così mentre spingeva la sonda in profondità e al tempo stesso premeva con la mano sul ventre).

Amen.

Forse per mostrarsi sicuri e spavaldi davanti ai propri “superiori”, questi giovani medici tendono a calcare un po’ la mano e a fare il passo più lungo della gamba. Lo dico perchè non è la prima volta che noto questo approccio in Mangiagalli.

Ma andiamo avanti.

Torno a casa con la prescrizione di due ovuli di progesterone da inserire nel canale vaginale (per l’esattezza Progeffik 100 mg) la sera, prima di coricarmi. Il progesterone rilassa le pareti uterine e serve da deterrente per le contrazioni. Fino a un certo a un punto.

Come mi spiegò giustamente la dottoressa del ps, “nel caso di un aborto spontaneo in corso, c’è poco da fare: il progesterone può solo rallentare il decorso degli eventi ma non eliminarli”. Pertanto questi ovuli possono essere utili solo nel caso non vi sia un aborto in corso, altrimenti sono del tutto inefficaci, come lo furono nel mio caso.

Nemmeno 24 ore dopo infatti ero di nuovo al pronto soccorso, questa volta con la consapevolezza che qualcosa non andava sul serio. Le perdite erano aumentate ed erano diventate una vera e propria mestruazione che mi aveva costretto a indossare e cambiare più assorbenti. Inoltre contemporanetamente avvertivo dei continui crampi al basso ventre, questa volta molto più dolorosi, simili a quelli di un ciclo mestruale.

L’ecografia transvaginale sancì quello che già sapevo: non c’era più niente. Non si vedeva nè la camera gestazionale nè l’embrione. Tutto era stato espulso.

Il medico di turno mi ha prescritto il Metergin per cinque giorni, un medicinale che agisce esattamente al contrario del progesterone: fa contrarre l’utero. Ho dovuto prendere due pastiglie al giorno per cinque giorni; pastiglie che nel giro di un paio d’ore mi facevano comparire dei dolori molto forti al basso ventre tanto da costringermi a letto con degli antidolorifici. Il Metergin è anche un antiemorragico che fa sì aumentare il flusso del sangue in uscita per aiutare l’utero a pulirsi bene, ma lo fa in modo controllato (notaste però troppo sangue recatevi nuovamente in ospedale). Infatti non ho dovuto fare nessun raschiamento.

E adesso? Bisognava ricominciare da capo.

Dopo un aborto, i medici consigliano di aspettare almeno un ciclo. A me le mestruazioni sono tornate dopo circa 40 giorni (dopo la prima gravidanza avevo un flusso che si presentava in media ogni 26 giorni).

Questa gravidanza poi finita male era arrivata dopo due mesi di tentativi. La gioia era tanta che lo avevamo già detto alla maestra d’asilo, ad alcuni amici, ai rispettivi futuri nonni bis e persino a nostra figlia. Per questa ragione, con quest’ultima gravidanza, ho aspettato così tanto a dirlo; volevamo essere sicuri che tutto sarebbe andato per il meglio.

aborto spontaneo sintomi

Un’esperienza così ti segna un po’. Soprattutto ha segnato i primi tre mesi della gravidanza attualmente in corso perchè, ogni volta che sono andata in bagno, ho avuto paura di trovare la carta igienica sporca di sangue.

Una volta è pure accaduto, dopo uno sforzo più deciso degli altri. Non sono andata al pronto soccorso ma ho mandato la foto alla mia ginecologa che mi ha consigliato di prendere quegli ovuli di progesterone che mi erano rimasti dalla precedente esperienza. In questo caso sono serviti.

Il primo trimestre di questa nuova gravidanza me lo sono passato davvero male (quando già normalmente si è ansiosi perchè ci si domanda se il feto sarà sano o meno…). Avevo paura ad alzare qualsiasi peso e non prendere mai in braccio la mia bambina è stata durissima. Mi sono allarmata stupidamente per le vitamine Centrum Woman  (prese negli Stati Uniti) che assumevo ogni giorno, quando ho visto che la razione di vitamina A copriva il 70% del fabbisogno giornaliero (e io mangio molti pomodori, alimento  ricco di vitamina A). Questo perchè una dose eccessiva di vitamina A nel primo trimestre può portare a malformazioni del feto (a tal proposito, evitate creme di bellezza che contengano retinolo in questo periodo e prendete integratori specifici per la gravidanza). Pensate che per scaramanzia ho evitato accuratamente di scaricare applicazioni sulla gravidanza, perchè con quella precedente lo avevo fatto da subito.

Insomma mi sono fatta venire mille paranoie infondate ma quando ti capitano cose così, un po’ rimani scottata.

Gli aborti spontanei così precoci, come quello accaduto a me nelle primissime settimane, salvo patologie nella madre che la espongono a fenomeni di poliabortività, sono legati nel 99% dei casi ad anomalie genetiche che non permettono all’embrione di svilupparsi. Dunque, se vogliamo, è una dimostrazione di quanto il nostro organismo sia perfetto che espelle naturalmente ciò che sarebbe incompatibile con la vita.

Sapete cosa mi è pesato di più di questa situazione?

Il fattore tempo.

Aver “perso” sei mesi. Ma non io; Babyrisparmio, che ora avrà quattro anni e mezzo di differenza con la sorella e non quattro anni. Lo so che è una scemata e che sei mesi non sono nulla nell’arco di una vita. Però io sentivo di essere già in ritardo, nel senso che mi sarebbe piaciuto avere due figli un po’ più vicini di età (non troppo, perchè non ce l’avrei fatta fisicamente e psicologicamente e ci tenevo a godermi a pieno ogni sfumatura della mia prima bimba). Sono cose irrazionali, chiamiamole pure stupidate dai…ma è così! 🙂

Adesso aspettiamo la nostra seconda figlia e l’unica cosa che ci importa, ovviamente, è che sia sana. Tutto il resto è passato.

Un augurio e un abbraccio a tutte le mamme che si trovano o si sono trovate nella mia situazione.

E ora che sei arrivata fin qui puoi leggere anche il post del perchè ho dovuto passare tre mesi della mia  gravidanza  a letto 

TEST DNA FETALE SCONTATO PER LA DIAGNOSI PRENATALE NON INVASIVA

Il test del dna fetale ha ancora un costo esorbitante (in un futuro verrà passato dalla mutua come il Bitest). Per questo vi segnalo questa offerta su Milano e Roma che permette di risparmiare sull’esame per la diagnosi non invasiva che si effettua sul sangue materno a partire dalle 10 settimane di gravidanza. Quali differenze tra il Dna fetale e il Bitest?

 

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Prenatal Safe, Harmony Test, Aurora Test. Hanno nomi diversi in base all’azienda che li ha brevettati ma il concetto cambia poco: si tratta di esami sul sangue materno utili a diagnosticare eventuali anomalie cromosomiche sul feto (in primis trisomia 13, 18, 21 -quest’ultima è quella della Sindrome di Down) . Quando ero incinta della mia prima bimba (la prima gravidanza risale al 2011/12) questi test, in Italia, ancora non esistevano. Sono arrivati praticamente l’anno dopo. Il costo sitest del dna fetale Milano aggirava intorno ai 700 euro e oggi, a distanza, di 4 anni le cose sono praticamente identiche. Forse in alcuni studi medici lo trovate sui 600 euro, euro più euro meno…ed è per questo che vi segnalo con piacere questa offerta di Groupon che vi permette di risparmiare dei bei soldi. Le promozioni scontate sono due;

  • DNA fetale su sangue materno a 399 € invece di 750 euro
  • Multiprenatal Test ricerca del DNA fetale su sangue materno + Studio ecografico sistematico dell’anatomia fetale a 449 € invece di 850

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Purtroppo l’offerta è valida per effettuare il test del dna fetale nei centri di Milano e Roma.

L’ecografia è quella che poi fanno anche al Bitest che controlla, per esempio, la lunghezza del feto (il CRL che va dalla testa del feto alla fine della spina dorsale), controllano la presenza degli arti, manine, piedini, vescica, lo stomaco, il cuoricino, la presenza dell’osso nasale e lo spessore della plica nucale (quel liquido che si forma appena sotto la nuca e che in determinate settimane – tra l’11esima e la 14esima – non dovrebbe superare certi valori, pena l’aumentato rischio di trisomia 21 ovvero della Sindrome di Down).

LEGGI ANCHE: Sindrome di Down, abortire oppure no? Cara futura mamma, in verità ti dico…

Il test del DNA  fetale permette di sapere con certezza il sesso del vostro bambino già alla 10 settimana!  Io ho fatto il Bitest a 12+5 e mi sono dovuta “accontetare” di una probabilità all’80% (“E’ un’altra femmina signora!”), poi confermata più avanti.

Dopo quanto cosegnano i risultato del DNA fetale?

I tempi variano in base alla società che effettua il test (se lo deve spedire negli Stati Uniti o in Cina) oppure se si appoggia a un laboratorio italiano (alcuni ospedali oggi fanno questo test in particolari situazioni, per esempio so che al San Raffaele a Milano lo fanno). Questo deal che vi ho descritto sopra promette una risposta sul sangue materno in 7 giorni. Ovviamente prima avrete una risposta, prima potrete procedere – nel caso – a effettuare gli esami invasivi.

test del dna fetale Roma

Gli esami invasivi restano villocentesi e amniocentesi che però comprendono una percentuali di aborto inevitabile. Come mi è stato spiegato alla clinica Mangiagalli di Milano, “la percentuale di aborti legati all’amniocentesi si attesta intorno a un caso ogni 200 (dato nazionale riferito in letteratura che ha preso in esame solo le strutture specialistiche che effettuano amniocentesi). Questo significa che ogni 200 donne che si sottopongono all’amniocentesi , una subisce un aborto spontaneo, indipendentemente dal fatto che il feto sia malato o sano. Nel caso si decidesse per l’inuterruzione volontaria di gravidanza, vi ricordo che l’amniocentesi prevede un parto vero e proprio dato che viene effettuata in un’epoca gestazionale in cui non è più possibile utilizzare il “metodo aspirato”.

Quali differenze tra Bitest e test del DNA fetale?

Questi test di nuova generazione sono più precisi del Bitest. Sempre parafrasando il medico che ci ha tenuto il corso preparatorio obbligatorio che si effettua prima del prelievo del sangue (anche il Bitest è un esame probabilistico come l’Harmony, il Prenatal safe ecc. che consta di un prelievo del sangue e di un’ecografia molto dettagliata che dura circa una ventina di minuti), “l’ideale è effettuare prima il Bitest (se non altro lo passa la mutua, ndr!), quindi gli esami di ultima generazione e infine, in ultima istanza, l’amniocentesi”. Il medico ha parlato di una precisione per il 90% per il Bitest e 99% per i test non invasivi sul sangue materno di cui sopra.

Nel caso ci siano dei problemi saranno i medici stessi a trovarvi un posto libero per effettuare con urgenza l’amniocentesi proprio per non sforare i tempi stabiliti dalla legge. Almeno così ci hanno detto in Mangiagalli, dove il risultato degli esami del sangue del Bitest ti viene dato in occasione dell’ecografia (circa 7 giorni dopo il prelievo del sangue).

costo test dna fetale sangue maternoHo chiesto se fosse meglio effettuare l’ecografia e l’esame del sangue assieme (come mi era successo con la prima gravidanza al Multimedica, in San Giuseppe di via San Vittore a Milano) oppure a distanza di qualche giorno. Mi è stato risposto che la cosa è indifferente.

In ogni caso ho preferito la soluzione della Mangiagalli poichè il risultato dell’esame del sangue, combinato con l’ecografia che mi era stata appena fatta, mi è stato dato nelle mani dai medici stessi che lo hanno commentato assieme a me. In San Giuseppe, invece, ero dovuta andare a prendere il referto negli appositi uffici e interpretarmelo da sola.

I falsi positivi e i falsi negativi in questo tipo di esami

Sia nel Bitest che nell’esame del dna fetale esiste questa possibilità, anche se un falso negativo è molto più raro di un falso positivo. Un falso positivo è quando un feto che pare presentare delle anomalie genetiche risulta poi perfettamente sano. Come lo si scopre? Tramite l’amioncentesi che viene passata dalla mutua nel caso di Bitest positivo, sopra i 35 anni o in caso di Test del Dna fetale positivo anche al di sotto di questa età.

Come prepararsi all’ecografia in gravidanza?

Attenzione è importante non mettere alcun tipo di crema contro smagliature, olii vari nei 4 giorni precedenti all’ecografia poichè queste sostanza vengono assorbite dal derma e creano una sorta di patina grigia che disturba l’ecografo!

Fare il test diagnostico sul sangue materno, sì o no? O fare direttamente villocentesi o amniocentesi?

Naturalmente è difficile dare un consiglio su questo tema. Ognuna deve fare ciò che meglio crede. Sappiate solo che Bitest e test del DNA fetale sono due esami probabilistici, che tengono conto di statistiche che si ripetono su milioni e milioni di donne nel mondo che però possono, per questa ragione, avere un margine di errore nel caso voi rappresentaste l’eccezione. Il Bitest è meno preciso, il test del dna fetale lo è di più (tenete anche conto che valori sballati non sempre corrispondono a un’anomalia del feto, ma magari a una placenta malata che in ogni caso può permettere di portare avanti una gravidanza fino alla fine).

Amniocentesi e villocentesi sono precisi e affidabili al 100% MA hanno un rischio di aborto reale che dovete contemplare (io conosco due persone che purtroppo sono incappate in questa brutta vicenda). Questi due esami però danno risposte su moltissime anomalie cromosomiche, alcune davvero rarissime e incompatibili con la vita stessa che finirebbero comunque in aborto o si tramuterebbero in poche ore di vita del nascituro.

dna fetale bitest costo

Meglio fare il Bitest e o il test fetale sul sangue materno?

Si possono fare entrambi a prescindere dal risultato. Forse si tratta di un eccesso di scrupolo se il Bitest è andato bene ma nulla vieta di farli entrambi (una mia amica ha fatto così). Io ho deciso di fare solo il Bitest poichè io e mio marito abbiamo pensato che avremmo comunque tenuto la nostra bambina, anche con eventuali difetti cromosomici.

Allora perchè abbiamo fatto il Bitest? Perchè lo avevamo fatto anche con la prima (e allora ti senti in colpa e ti senti di fare discriminizioni anche se “l’altra” è ancora nella pancia…). Questi test, di solito, si fanno perchè si vuole evitare test invasivi con rischi di aborto  e/o perchè si vuole arrivare “pronti” al parto nel caso ci fossero eventuali anomalie da affrontare come la sindorme di down. Anche qui abbiamo pensato però che conoscere molto tempo prima le anomalie cromosomiche di nostra figlia avrebbe cambiato poco la storia. L’unica differenza è che avremmo vissuto il resto della gravidanza con più ansia e malinconia.

Nel caso ci fosse qualcosa che non va, la affronteremo a momento debito, assieme alla nostra piccola, con i suoi occhioni davanti e i suoi sorrisini che, siamo sicuri,  ci aiuteranno a trovare le forze necessarie.