QUANDO ALLATTARE DIVENTA UN PESO: “HO SMESSO E SONO RINATA. ECCO COME HO FATTO!”

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L’Oms consiglia di allattare fino ai due anni del piccolo. Ma è davvero necessario spingersi tanto in là? Soprattutto se per la mamma, l’allattamento diventa più una palla al piede? E poi: come convincere un bambino ormai “grande” che la tetta non c’è più?

Ho incontrato Ilaria (Mammarisparmio) per caso a un evento mondano (un film di Natale per bambini), l’ho vista stanca e preoccupata – a proposito di questo, clicca qui per leggere “E’ che forse non ero fatta per essere un genitore ad alto contatto” – e il giorno dopo le ho scritto una mail per dirle secondo me quale poteva essere la soluzione al suo “problema”. E lei mi ha chiesto di divulgarla a tutto il mondo del web…

Intendiamoci, non voglio fare la maestrina solo perché ho due figli di ormai quasi 7 e quasi 5 anni. Mamme lo siamo tutte e ognuna a modo suo. Ma io quella fase di distruzione fisica e spirituale che ho visto nella mia ex collega di giornali vari e attuale collega di mammanza, l’ho riconosciuta perché l’ho vissuta.

Quando veramente l’ho superata? Quando ho detto a Giulia, la mia secondogenita che aveva nel frattempo raggiunto la ragguardevole età di due anni suonati, di mollare la tetta.

Esatto, proprio gliel’ho detto, gliel’ho spiegato con tutti i mezzi a mia disposizione, parole, carezze, ore di pianto e di sonno perso. Non è stato poi così drammatico. Mentre un dramma era diventato l’allattamento. Per quanto piacevole come momento di simbiosi e scambio, era diventato faticoso per il mio corpo, oltre che snervante, perché l’unico modo di scambiarci coccole tra me e mia figlia.

Ergo, la vampira stava sempre appiccicata e mi succhiava pure l’anima (e non mangiava mai, ma forse questo non c’entra).

laura magna

Quindi, sto dicendo che i bimbi oltre una certa età non vanno più allattati?

No, non lo sto dicendo. Ogni mamma decide da sé quando è il momento e io per prima non sopportavo che mi si suggerisse più o meno velatamente di smetterla, anche se poi dopo l’anno avevo fatto due tentativi andati a vuoto.

Poi un giorno, abbiamo spento la seconda candelina, e ho pensato: ma è davvero ancora necessario che questa bimba alta un metro mi strappi la maglia ovunque siamo, e pretenda di succhiare mentre potrebbe mangiare una mela o la pasta e fagioli? Non lo era più. In quel momento, che io ne ero profondamente convinta, è stato facile convincere lei.

Ecco, quelle sono state le ultime tre notti completamente insonni della mia vita! Intense e bellissime per il rapporto mamma-figlia tra l’altro. Il latte non c’era più, spiegavo alla piccola, ma c’era lo stesso abbraccio caldo in cui cedere al sonno. E per quanto lei insistesse, piangesse, fosse presa dalla disperazione più cupa, ho resistito. Sono stata con lei, abbiamo lottato insieme ogni istante, la stringevo forte e lei poteva sentire il profumo della sua mamma, cioè del suo latte, e alla fine abbiamo vinto.

Ecco, l’unico consiglio che darei se ne fossi titolata è: non lasciate mai i figli piangere da soli, alla faccia di Estivill! Ma il discrimine tra questa e le altre volte che ci avevo provato era proprio la mia determinazione.

Bene, vi ho detto che questa storia riguardava la mia secondogenita.

Ho anche un primo figlio che ho allattato fino ai 14 mesi, però nel suo caso è andata diversamente: avevo un’emergenza e avevo dovuto lasciarlo da mia madre, che abita nella città in cui sono nata, mille chilometri da Milano, per tre giorni. Mia mamma mi ha fedelmente riportato come nel corso della prima notte il bambino avesse avuto la febbre, da stress, secondo il suo parere di nonna del Sud. Quando l’ho ritrovato, non ho resistito, l’ho allattato per l’ultima volta e non dimenticherò mai il suo sospirone di sollievo. Poi, basta. È stato un tacito accordo tra un vero uomo e una stupida che lo aveva tradito. Lui aveva capito, e accettato. C’è anche da dire che Lorenzo era ancora in un’età in cui non conosceva la sottile arte del ricatto infantile e questo ha reso tutto più facile.

In conclusione, peccato non ci sia il manuale per essere genitori perfetti e felici.

Ma noi mamme dobbiamo difenderci, anche dalle mode in tema di pedagogia. C’era un tempo in cui il latte artificiale era considerato la panacea e tutte, sotto consiglio medico, passavano alla polverina e rinunciavano al seno. Oggi il latte materno è tacitamente riconosciuto come alimento completo e necessario per lo sviluppo dei neonati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne consiglia la somministrazione fino ai due anni, ed ecco schiere di mamme che per i motivi più disparati non sono riuscite ad allattare prese da un orribile senso di colpa.

Insomma, informiamoci, leggiamo, confrontiamoci, ma alla fine decidiamo con la nostra testa.

Una mamma lo sa. E non è solo una frase da cioccolatino. 

Laura Magna, una mammarisparmio


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