Portare il figlio al lavoro, SE OGGI i colleghi TI GUARDANO male

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L’altro sabato ho portato Flor a tagliare i capelli in un parrucchiere cinese. Nella mia zona ce ne sono davvero tantissimi, tra bar, sartorie, lavandarie, parrucchieri e manicure. Sono così numerosi che si fanno concorrenza a vicenda e dunque hanno imparato a curare anche di più l’estetica, il mobilio e la pulizia che un tempo, ammettiamolo, lasciava un po’ a desiderare.

bambini al lavoro parrucchiere cinese

Ci vado perchè si spende poco, sono velocissimi e perchè non è richiesto alcun tipo di dialogo, senza che nessuno si senta in difetto. Ovviamente restano le buone maniere: buongiorno, buonasera, grazie, prego e naturalmente lo scontrino. Per questo pago un po’ di più rispetto ad altri negozi cinesi vicini, ma trovo giusto premiare chi rispetta le regole.

Ma quello di cui voglio parlarvi oggi è altro.

Mentre tagliavano i capelli a Flor, non potevo non notare in negozio la presenza di un bambino molto piccolo, che avrà avuto 8-10 mesi e di una bambina di 10-11 anni. Entrambi cinesi, figli o parenti di qualche lavorante.

Mi è tornato alla mente di quando anche io, il sabato, accompgnavo mia mamma al lavoro. Capitava anche quando per qualche motivo la scuola era chiusa. Ricordo che mi piaceva molto andare con lei piuttosto che stare l’intera giornata davanti alla tv. Aiutarla mi faceva sentire importante e certamente non ero un peso ma più una piccola mascotte per tutti i suoi colleghi. Avrò avuto 8-9 anni, credo.

Mia madre, prima di andare in pensione, faceva la bibliotecaria presso il Comune di Milano.

Il sabato, per esempio, capitava che stesse alla postazione fotocopie della biblioteca Sormani di Milano, una delle più grandi d’Italia; per otto ore si trattava di fotocopiare le pagine di pesantissimi tomi che gli studenti davano in consegna agli addetti, cioè a mia madre e altri ancora. Un lavoro parecchio pesante come potete immginare. I macchinari non erano tanto veloci come adesso, i toner molto più difficili da maneggiare.

Ebbene a me piaceva fare le fotocopie, come piacerebbe a qualunque bambino. Mi piaceva anche quando poi venne trasferita al Bibliobus, una sorta di biblioteca ambulante per coprire le zone periferiche dove non c’erano punti di prestito.

Perchè vi dico questo?

si possono portare bambini al lavoro
Anche Tiara è venuta ad accompagnare la sorella a tagliare i capelli. Lei non è anocra mai andata dal parrucchiere

Perchè in quel negozio cinese sono rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere come tutti a turno si prendessero cura dei bambini. Parenti e non. Era una cosa normale, naturale. Chi era libero, andava dal bambino – che non restava mai solo ovviamente – a coccolarsi il bebè.

Una volta era normale anche da noi una cosa del genere. Adesso i bambini al lavoro sono un peso, mal sopportati, soprattutto da chi non ne ha. Ovviamente, si generalizza perchè lo capiamo tutti che un operaio metalmeccannico non potrebbe portarsi il figlio in fabbrica…vero?

Se oggi mia madre lavorasse ancora per il Comune di Milano, dubito che potrebbe portare Flor con sè, la mia bimba di 7 anni (sua nipote insomma). Ci sarebbe chi parlerebbe di sfruttamento minorile, chi tirerebbe in ballo le assicurazioni e le responsabilità correlate, chi sarebbe proprio infastidito dalla presenza di un bambino…chi andrebbe a riferire subito al dirigente.

CHE PALLE!

Insomma, per certi versi, è vero che un tempo si stava meglio.

C’era una solidarietà che oggi non c’è più e che hanno conservato invece altre popolazioni.

Qui da noi persino i nonni non ne vogliono più sapere di rivestire il ruolo che gli spettava una volta: aiutare i figli nella gestione dei bambini. Vogliono fare la loro vita (che è anche giusto, per carità…), e così tocca chiamare le baby sitter!!!

Che poi, io che ho la fortuna di fare un lavoro che mi permette di stare a fianco alle mie bimbe, e lo vedo cosa fanno la maggioranza delle baby sitter al parco: si siedono sulla panchina, capo chino sul cellulare, fino a quando è l’ora di incamminarsi verso casa.

Sono poche quelle che si mettono a giocare coi bimbi, che controllano cosa stiano facendo…insomma, scusate se non mi fido!

Però mi rendo conto che oggi, spesso, un’alternativa non c’è. Anche voi, quando eravate piccoli, ogni tanto andavate al lavoro con i vostri genitori senza che nessuno chiamasse Telefono Azzurro?


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2 thoughts on “Portare il figlio al lavoro, SE OGGI i colleghi TI GUARDANO male”

  1. Si, mia madre mi portava con sé, era una maestra di scuola elementare quindi il contesto mi si adattava facilmente! Ero guardata con tanta ammirazione da tutti i suoi alunni. Alcuni ancora oggi mi riconoscono e salutano. Era bello e istruttivo. Anche la mia parrucchiera si porta il figlio in salone. Non ci trovo nulla di sbagliato o anomalo, naturalmente se sono lavori il cui ambiente non nuoce al minore, anzi tutto può essere istruttivo e stimolante.

  2. Mia mamma insegnava inglese alle medie quando io ero bambina ed è capitato che mi portasse con se. Era una cosa che io adoravo, oltretutto ero una bambina molto tranquilla e contemplativa per cui stavo alla cattedra a disegnare o mi mettevo vicino ai suoi alunni e disturbavo poco:)
    Finora non mi è mai capitato di dovermi portare i figli al lavoro, anche perché non sarebbe semplice (lavoro in ospedale e loro sono ancora molto piccoli, guardarli a vista sarebbe impossibile) per cui non ho mai sperimentato la presenza o meno di tolleranza in merito e non mi pronuncio. Per quanto riguarda il ruolo dei nonni, onestamente io non trovo corretto il dare per scontato che quando arrivano i figli siano loro a tappare i buchi sempre e comunque: dopo decenni di lavoro hanno tutto il diritto di pensare prima alla loro vita, se lo desiderano. Almeno così la penso io. E assicuro che ci sono anche babysitter valide in giro:)

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