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SMETTERE DI ALLATTARE, COSI’ HO VINTO IL MIO SENSO DI COLPA

A volte mi sento ancora un po’ confusa anche se più vado avanti e più sento di aver fatto la cosa giusta. Ho smesso di allattare la mia bimba dopo 25 mesi di allattamento a richiesta. Proprio oggi sono due settimane. E’ stata un’esperienza meravigliosa quella dell’allattamento prolungato, ma dura. Non lo nego.

Non da tutte.

Non per tutte.

Se penso che ci sono mamme che smettono dopo una settimana “perchè mi fa male”, mi sento un’eroina; allo stesso modo, mi sento un po’ in colpa, sapendo che ci sono altre mamme che vanno avanti fino a quando è il bambino a non chiedere più il seno, a non averne più bisogno. Secondo natura.

Abbiamo cominciato così!

Abbiamo cominciato così: subito col piede giusto, senza problemi. Ovviamente ho avuto le ragadi  e faceva male come a tutte!

Eccoci in ospedale. La piccola si è attaccata subito. Ovviamente ho avuto le ragadi e mi faceva male, come a tutte!

La mia Babyrisparmio però – ne sono sicura – avrebbe fatto parte di quel gruppetto di bambini che vanno avanti a oltranza, magari fino ai 5 anni!

No! Non ce l’avrei fatta, non fa per me.

Già avevo raggiunto il mio limite. Una cosa che ho imparato da quando sono mamma è che non c’è una regola sola, che ogni mamma ha il proprio personale limite e che bisogna rispettare la diversità altrui, quelle dei bambini ma anche quella delle mamme. Trovare un equilibrio fra le due parti non è sempre facile ma possibile. Io, con i miei 25 mesi, credo di essere arrivata a un buon compromesso.

Per lei, in questi due anni, la suzione è stata tutto.

Ultimamente avevo come l’impressione di essere  per lei soprattutto una tetta e solo dopo la sua  mamma. Di sicuro ciucciare era anche il suo modo per dirmi “ti voglio bene”, per darmi un bacio o un abbraccio. Ma venire da me, alzarmi la maglietta, era divenuto il modo principale di relazionarsi a me, l’unico che avesse mai imparato. Ed ora cominciava a starmi stretto, ora che la vedevo fare tante altre cose…

E’ vero! Un po’ mi mancano i suoi sguardi mentre la allatto, quel verso che faceva un istante prima di afferrare il capezzolo quasi fosse stata un leoncino che agguanta la propria preda; le manine in faccia, le ditina che vogliono entrare nella mia bocca o “ravanare” anche l’altro seno. E poi le sue faccine estasiate, così goduriose… ricordo che girava gli occhi all’indietro prima di socchiuderli definitivamente e godersi il suo meritato relax, la sua “droga” quotidiana…

Sì, il mio seno era quasi una droga per lei. Non le bastava mai. Non una semplice coccola serale, come lo è per molte mamme che allattano a lungo i loro bambini. Io che trascorro l’intera giornata con lei, non ero solo la coccola, ma anche la bottiglia sempre aperta da cui bere, la voglia di dolce, quel languorino o il momento di noia da colmare. Insomma, mi chiedeva il seno anche ogni mezzora. Passava, mi vedeva e su la maglietta! E guai a non darglielo erano scenate pazzesche, pianti disperati, anche quando quelle volte il seno faceva male per colpa di qualche ingorgo o  per i capezzoli troppo “usati” .

Come farò a toglierle il seno se reagisce così? Non posso, soffrirà troppo” – pensavo sempre quando la vedevo piangere.

Leggere di mamme che avevano cominciato a dormire dopo aver tolto la tetta e la separazione forzata da mio marito da ormai un anno (costretto a dormire nell’altra camera per non essere svegliato 2-3 volte a notte), mi hanno dato la forza di trovare le motivazioni finali.

Non ultimo un dimagrimento eccessivo da parte mia e il fatto che la bimba non mangiasse mai in maniera regolare. Io sono una mamma che ha visto la propria figlia non mangiare anche per tre settimane consecutive, se non un cracker e uno yogurt al giorno. Vero è che in quel periodo si era fattauna bronchite importante ma per quanto una sappia che il bimbo allattato, può mangiare in maniera scostante, non ero preparata a tanto! Metteteci poi nonni, marito e co. che rincaravano la dose delle preoccupazioni…

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Quelle mamme in effetti avevano ragione. Da circa una settimana, forse più, la piccola dorme ora tutta la notte senza svegliarsi nemmeno una volta e mangia che è una bellezza. Ma è mia figlia? Ma sorpattutto: sono sempre io? Inutile negarlo, il sonno fa molto. Io mi sento più riposata e di conseguenza più serena.

Abbiamo finito così!

Eccoci al mare, lo scorso luglio. Io me ne sono sempre fregata degli sguardi altrui e cmq critiche vere e proprie non ne ho ricevute a parte qualche "battutina"

Eccoci al mare, lo scorso luglio. Io me ne sono sempre fregata degli sguardi altrui e cmq critiche vere e proprie non ne ho ricevute a parte qualche “battutina”

Forse se a lei fosse bastato il seno solo la sera, prima di andare a letto probabilmente saremmo ancora a guardarci negli occhi e farci le coccole così. Ci avevo pure provato diversi mesi fa a fare una cosa graduale, a ridurre…ma la mia piccola sembrava confusa e  non si accontentava solo di alcune volte dettate dalle regole di mamma.

Ma sapete qual è la cosa che ho davvero guadagnato da quando ho smesso di allattare?  I suoi baci e i suoi abbracci.

Se prima, magari mentre ero seduta al pc, veniva da me, mi alzava la maglietta e si “aggrappava alla botte”, adesso quell’abitudine è diventata un abbraccio in più, “un bacio forte forte alla mamma” – come le dico io.

Avevo propria voglia anche di questo suo lato, nella mia bimba, “sopito” dalla tetta. E’ stata una bella avventura e come tale la ricordo con gioia e tenerezza. Ma non la rimpiango.

Buon allattamento prolungato a tutte e un in bocca al lupo a chi ha deciso che è arrivato il momento di “appenderle al chiodo”. A queste mamme dico di non temere. La mia bimba è serena e non sembra assolutamente sentire la mancanza del seno: adesso ci gioca, lo accarezza, la notte vuole addormentarsi con la manina nel mezzo per toccarle…ma niente più pianti solo tante coccole! 🙂

Poi nessuno di voi conosce meglio il proprio figlio, valutate voi cosa è meglio e più funzionale per la vostra famiglia, pro e contro, chiedetevi “Come state?” e da quell’unica risposta, troverete tutte le altre.

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Gioielli, fiori e ristoranti: i mille modi di dire ti amo a San Valentino

Quanto si spende a San Valentino in Italia e nel mondo? E per quali regali?

Il paradosso di San Valentino? Che si tratta della festa più odiata dagli innamorati. Non c’è persona che non rinneghi a parole i festeggiamenti del 14 febbraio, ma che nei fatti non si comporti poi diversamente. Non esiste modo infatti, di sottrarsi alle 24 ore dedicate all’amore. Ovviamente negozianti e supermercati in genere, non stanno certo a guardare, e le promozioni dedicate alle coppie non mancano su nessun volantino che si rispetti. Con questi presupposti, vediamo insieme una panoramica su quello che è il mercato di San Valentino.

San Valentino e il mercato americano

Che gli americani siano sempre propensi agli “eccessi” per qualsiasi festeggiamento, non è certo una novità. Quella di San Valentino è una data di importanza fondamentale per l’economia statunitense. All’inizio del 2018, la NRF (National Retail Federation) ha rilasciato alcuni dati riguardo a quanto mediamente ogni americano spende per la festa degli innamorati, cioè circa 143 dollari, per un giro d’affari complessivo di 19,6 miliardi di dollari.
Analizzando nel dettaglio le voci di spesa, il 55% degli americani ha regalato:

  • Gioielli, per un fatturato complessivo di 4,7 miliardi di dollari.
  • Una serata al ristorante o simili, per un fatturato di 3,7 miliardi di dollari.
  • Fiori, con una spesa totale di 2 miliardi di dollari.

Oggettivamente ci troviamo di fronte ad uno dei business più redditizi della storia.

San Valentino e il mercato italiano

Nonostante l’italiano “medio” sia meno propenso agli eccessi tipici dei festeggiamenti degli americani, anche nel nostro paese il business di San Valentino è piuttosto proficuo. In realtà in Europa i nostri connazionali si distinguono proprio per essere tra i più generosi con il proprio partner. Chiariamo subito che le indagini in questo frangente, in Italia sono decisamente più frammentate. Una delle ricerche più attendibili in grado di fornire un quadro chiaro della situazione, è quella condotta da Mastercard.

L’indagine portata avanti dal noto circuito di pagamenti, si è soffermata su un arco temporale di tre anni, ovvero dal 2015 al 2017, nei giorni che vanno dall’11 al 14 febbraio. Durante questo triennio, la spesa è aumentata addirittura del 50%, mentre il numero di transazioni con carte di credito, prepagate e carte di debito è aumentato del 100%.

Ma non finisce qui. La Fipe, ovvero la “Federazione italiana dei pubblici esercizi”, ha messo a punto uno studio che ha rilevato come nel 2018, gli italiani che hanno deciso di cenare fuori casa, siano stati addirittura 5.3 milioni, con una spesa complessiva di 222 milioni di euro. L’incremento sulla base dell’anno precedente è stato del 7%.

Appurato come il settore delle cene, esattamente come quello degli spettacoli o dei viaggi romantici (+205% nel 2017), siano in netta crescita, anche quello merceologico non è certamente da meno. Come anticipato, non esiste negoziante o supermercato che non progetti delle promozioni specifiche per la festa degli innamorati. Bastano pochi click sul web per consultare magari un volantino Lidl o di altre note catene per trovare conferma della situazione.

quanto si spende a san valentino

San Valentino: i regali preferiti dagli italiani

Come anticipato, il settore delle cene, dei viaggi e degli spettacoli per il giorno di San Valentino, sta crescendo esponenzialmente per fatturato negli ultimi anni. Ma il comparto merceologico non è sicuramente da meno, e per alcuni “prodotti” l’incremento su base annua è decisamente corposo.

È questo il caso di chi ama dirlo con i fiori, che sempre secondo la ricerca condotta da Mastercard, ha portato la spesa complessiva ad aumentare dell’87%. Per quanto riguarda i gioielli, la crescita del fatturato è sicuramente più contenuta (+23%), ma comunque evidente. 

Ciò che invece è particolarmente indicativo di come le abitudini dei consumatori stiano mutando di anno in anno, è l’incremento delle spese effettuate online per la festa degli innamorati.

Sempre prendendo lo stesso triennio di riferimento, quindi 2015-2017, le transazioni negli shop online sono aumentate addirittura del 693%. Il dato attesta come finalmente l’Italia si stia mettendo in pari con il resto del mondo nello sfruttare le potenzialità del commercio elettronico, dal momento che la crescita globale è stata “solamente” del 136%. Meglio tardi che mai.

Italiani a San Valentino: quanto spendono?

Il Galateo è chiaro: a San Valentino offre l’uomo. I dati danno ragione alle buone maniere. La spesa media degli italiani innamorati è di 78 euro, ma mentre quella degli uomini è di 93 euro, quella delle donne è nettamente inferiore, attestata a 64 euro. Soffermando l’analisi sulla fascia di età che sembra spendere di più per il proprio partner, troviamo quella delle persone tra i 35 e i 44 anni: 87 euro.

Cupido, ma quanto mi costi?

spesa media a san valentino

GIMME 5, COME HO INVESTITO POCHI RISPARMI E GUADAGNATO QUASI IL 40%

“C’è qualcuno seduto all’ombra oggi, perchè qualcuno ha piantato un albero tempo fa”

(Warren Buffet)

L’altro giorno sentivo in radio la pubblicità di Banca Mediolanum; ai nuovi clienti offrivano un tasso di interesse del 2 % (lordo) sulle somme vincolate.

Aprire un conto deposito, ormai è cosa nota, significa versare una cifra in banca e non poterla toccare – pena la perdita degli interessi – per un periodo di tempo determinato (per esempio 3 o 6 mesi, 1 anno, 2 o magari 5 anni). Più lunga sarà la durata del deposito, maggiori saranno i frutti del nostro investimento. Fermo restando, che parliamo sempre di poca cosa.

I tempi in cui tutti investivano nei titoli di stato che fruttavano fino al 10 per cento annuo appartengono a un altro millennio.

Il conto deposito rende poco ma è sempre una garanzia.

Per cui, se sei un tipo iper prudente, che si accontenta, è un’ottima soluzione per te.

Della serie: pochi, maledetti e subito.

Se non pago cosa succede

La mia strategia di risparmio, tuttavia, al momento non li contempla perché quei pochi risparmi che ho da parte ho preferito investirli in azioni e fondi. Devo dire, con maggiore soddisfazione.

Che cosa sono i fondi di investimento?

Semplicemente un pacchetto – più o meno rischioso – di azioni, obbligazioni e magari valute estere, materie prime come l’oro, e poi petrolio ecc.

I fondi di investimento sono un’ottima soluzione per spalmare il rischio – mai esente! – perché normalmente un buon gestore sa come diversificare gli acquisti e parare eventuali perdite con altrettanti guadagni. Ma prima di approfondire la questione, voglio analizzarvi il mio portafoglio azionario ovvero titoli che ho acquistato, da sola, su mia iniziativa, in passato.

Attualmente possiedo quote di Poste Italiane ed Eni; con la prima sto guadagnando, con la seconda invece sto soffrendo (e in passato ho patito ancora di più arrivando a perdere quasi 800 euro!). Ho  acquistato 80 azioni ENI a un prezzo di carico di 17,53, che ora valgono 13,90, ciò significa che sto perdendo il 20,71 per cento. Non spaventatevi.

Guardate ora la tabella relativa a Poste dove azioni pagate 6,96 adesso valgono 10,35: una plusvalenza di 1187,37 euro (+48,73% rispetto a quanto ho investito inizialmente, non male vero?).

In pratica sto guadagnando il 28% (48,73-20,71 ovvero Poste- Eni).

Tutto questo non è accaduto da un giorno all’altro bensì in circa tre anni. Se avete fretta, lasciate perdere e abbandonate questo post. C’è anche chi guadagna (o perde) parecchi soldi in poco tempo come per esempio chi investe in Borsa nella stessa giornata somme molto elevate e si accontenta che le azioni salgano anche solo di pochi centesimi.

Provate a pensare a una società che la sera prima, a mercato chiuso, ha annunciato una grossa acquisizione oppure la chiusura di un contratto importante e che quindi, molto probabilmente, il giorno dopo registrerà un rialzo in Borsa come conseguenza di questa notizia.

Adesso guardate il grafico sotto con l’andamento del titolo Poste, in una giornata qualunque. Solo per farvi un esempio pratico.

Se avessimo a disposizione 50mila euro e acquistassimo il titolo Poste alle ore 10:49 a 10,23 cent e lo rivendessimo solo poche ore dopo, alle 13:21 a 10,36 cent, significherebbe aver guadagnato quasi  650 euro in appena tre ore.

Fate questo discorso tutti i giorni. Con più titoli, più soldi.

Ma aspettate.

Non è oro, tutto quel che luccica.

Nel senso che servono una marea di competenze per fare questo “giochetto” e a volte possono anche non bastare. Perché ci sono imprevisti che colgono di sorpresa anche chi, di lavoro, fa proprio questo: il gestore finanziario, che pure dedica TUTTO il suo tempo, con l’ausilio di software specialistici, allo studio del mercato azionario. Il gestore ama il proprio lavoro (perché son quelle professioni che devi per forza amare!), ha i contatti giusti eppure delle volte fallisce. Lui, però, a differenza nostra, dispone di tanti soldi, per cui solitamente se sbaglia da un lato, ci mette una pezza dall’altro.

Perché ricordiamolo: il mercato azionario contempla sempre dei rischi.

Il 15 novembre scorso Poste ha toccato gli 11,16 centesimi; se qualcuno avesse seguito il mio investimento, quel qualcuno probabilmente avrebbe venduto al mio posto.

Sarà che sono stanca di diventare matta dietro al computer e ora che mia figlia ha tre anni, il tempo è sempre meno.

Una modalità di investimento saggia è quella di delegare gli altri e lasciare che persone se ne intendono più di te, investano al tuo posto.

Già in passato vi avevo parlato di Gimme 5, una società di risparmio gestito che permette di investire a cominciare da soli 5 euro. Ovviamente un accantonamento di soli 5 euro mensili è praticamente inutile. Ma mentre in banca, quando decidiamo di investire in un fondo, di norma dobbiamo sottostare a un prelievo automatico fisso, qui siamo noi a stabilire le regole e decidere l’ammontare dei versamenti mese per mese. Se per esempio abbiamo dovuto pagare le spese condominiali straordinarie, possiamo decidere di saltare e non versare. Al contrario abbiamo ricevuto la 14esima? Allora possiamo pensare di mettere da parte qualcosa di più.

Il tutto, comodamente “manovrato” da un’app sul telefono, con una grafica semplice e intuitiva.

Gimme 5 esperienze

Se lo si desidera, ci si pone un obiettivo a breve o a lungo termine. E’ una cosa divertente che può aiutare a trovare la giusta motivazione e non perdere la costanza.

Io ho scelto il viaggio studio a Londra per le mie figlie, quando saranno più grandi e ho stabilito la cifra obiettivo di 4mila euro. Basteranno?

A limite mi farò aiutare dai nonni a momento debito, potendo invitare anche dei sostenitori per la causa (speriamo che accettino!).

Se osservate lo screenshot qui sotto del mio telefono, vedrete che ad oggi ho raccolto 1759 euro  (in realtà ne ho investiti 1615, il profitto è di 151 euro + 9,3% che se sommati ai 28 di prima, significa che rispetto al capitale investito inizialmente sto registrando un guadagno totale del 37 per cento). Ho cominciato a versare a maggio del 2017 e sono stata altalenante nei miei versamenti. Non tutti i mesi, ma quando potevo. Da qualche tempo però ho impostato la regola “50 euro al mese” che l’app preleva direttamente dal mio conto bancario con modalità RID (a lato vedete la performance media sul mese).

rendimento gimme 5 app

Ho scelto un fondo dinamico, a composizione mista, come spiegato bene nello screenshot successivo. Non è ad altissimo rischio ma nemmeno esente. A febbraio del 2019 una quota valeva 5,81, oggi ha un controvalore di 6,48 centesimi. A questo link del Corriere della Sera potete verificare voi stessi l’andamento dei fondi gestiti da AcomeA, la società che sta capo a Gimme 5: https://borsa.corriere.it/strumenti/ricerca-fondi?patternType=Name&pattern=acomea.

fondi gimme 5 consigli

Anche voi avete qualche obiettivo a medio-lungo termine come me?

Che so…il famoso viaggio della vita in Giappone, la macchina tra 4 anni, la cameretta nuova dei bimbi o la cucina?

Se desiderate anche voi cominciare a investire qualche risparmio, mese dopo mese, senza accorgervene e trovarvi un domani magari qualche soldo in più, potete scaricare l’app Gimme 5 e ricordarvi di inserire il codice MAMMARISPARMIO in modo da trovarvi i primi 5 euro in regalo. Questo è il link per registrarvi e scaricare l’app: https://5gimme5.acomea.it/app/register

In conclusione, qualche giusta riflessione prima di chiudere il discorso.

La domanda da porsi quando si intende investire i propri risparmi, o una parte di essi, fondamentalmente è questa:

“quanto sono disposto a perdere?“

Dobbiamo, infatti,  partire sempre dal presupposto che i guadagni non sono mai certi né garantiti.

Personalmente mi fisso una cifra cuscinetto, superata la quale preferisco uscire dall’investimento. E’ una cifra vostra, che sapete solo voi e che dipende dalle vostre finanze ma anche dalla vostra indole. Siete degli emotivi? Sapete mantenere i nervi saldi anche in situazioni di stress? Se state perdendo dei soldi, ci pensate in continuazione?

Esempio: Avete a disposizione 1000 euro? Ebbene una cifra-cuscinetto potrebbe essere 200 euro. Se si vede che le perdite superano il 20 per cento, potrebbe essere una buona idea uscire da quell’investimento.

Anche se le valutazioni da fare sono molte. C’è da capire perché quella società quotata stia perdendo così tanto e se ci sono margini di risalita. Cosa dicono le banche d’affari? Qual è il target price?

Se non siete pratici, le cose da studiare e seguire,  come vedete, sono tantissime e allora, torniamo al discorso di cui sopra: vale la pena affidarsi a chi queste cose le fa per lavoro.

Perché ragazzi, è un lavoro!

Sarà anche per questo che ho smesso di seguire come una volta la Borsa! Non ho tempo.

A proposito: come si fa a capire se è una società che gestisce il nostro denaro è affidabile oppure no?

Sembra una domanda stupida eppure a guardare Striscia la Notizia e vedendo tutta quella gente che costantemente si fa fregare i soldi da fantomatici maghi della finanza, forse forse…tanto stupida non è.

In conclusione,  quello che voglio dirvi in questo post è che non servono cifre enormi ma si può cominciare con poco, avere pazienza e infine provare a  essere costanti con i versamenti. Fino al raggiungimento dei vostri obiettivi.

Portare il figlio al lavoro, SE OGGI i colleghi TI GUARDANO male

L’altro sabato ho portato Flor a tagliare i capelli in un parrucchiere cinese. Nella mia zona ce ne sono davvero tantissimi, tra bar, sartorie, lavandarie, parrucchieri e manicure. Sono così numerosi che si fanno concorrenza a vicenda e dunque hanno imparato a curare anche di più l’estetica, il mobilio e la pulizia che un tempo, ammettiamolo, lasciava un po’ a desiderare.

bambini al lavoro parrucchiere cinese

Ci vado perchè si spende poco, sono velocissimi e perchè non è richiesto alcun tipo di dialogo, senza che nessuno si senta in difetto. Ovviamente restano le buone maniere: buongiorno, buonasera, grazie, prego e naturalmente lo scontrino. Per questo pago un po’ di più rispetto ad altri negozi cinesi vicini, ma trovo giusto premiare chi rispetta le regole.

Ma quello di cui voglio parlarvi oggi è altro.

Mentre tagliavano i capelli a Flor, non potevo non notare in negozio la presenza di un bambino molto piccolo, che avrà avuto 8-10 mesi e di una bambina di 10-11 anni. Entrambi cinesi, figli o parenti di qualche lavorante.

Mi è tornato alla mente di quando anche io, il sabato, accompgnavo mia mamma al lavoro. Capitava anche quando per qualche motivo la scuola era chiusa. Ricordo che mi piaceva molto andare con lei piuttosto che stare l’intera giornata davanti alla tv. Aiutarla mi faceva sentire importante e certamente non ero un peso ma più una piccola mascotte per tutti i suoi colleghi. Avrò avuto 8-9 anni, credo.

Mia madre, prima di andare in pensione, faceva la bibliotecaria presso il Comune di Milano.

Il sabato, per esempio, capitava che stesse alla postazione fotocopie della biblioteca Sormani di Milano, una delle più grandi d’Italia; per otto ore si trattava di fotocopiare le pagine di pesantissimi tomi che gli studenti davano in consegna agli addetti, cioè a mia madre e altri ancora. Un lavoro parecchio pesante come potete immginare. I macchinari non erano tanto veloci come adesso, i toner molto più difficili da maneggiare.

Ebbene a me piaceva fare le fotocopie, come piacerebbe a qualunque bambino. Mi piaceva anche quando poi venne trasferita al Bibliobus, una sorta di biblioteca ambulante per coprire le zone periferiche dove non c’erano punti di prestito.

Perchè vi dico questo?

si possono portare bambini al lavoro
Anche Tiara è venuta ad accompagnare la sorella a tagliare i capelli. Lei non è anocra mai andata dal parrucchiere

Perchè in quel negozio cinese sono rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere come tutti a turno si prendessero cura dei bambini. Parenti e non. Era una cosa normale, naturale. Chi era libero, andava dal bambino – che non restava mai solo ovviamente – a coccolarsi il bebè.

Una volta era normale anche da noi una cosa del genere. Adesso i bambini al lavoro sono un peso, mal sopportati, soprattutto da chi non ne ha. Ovviamente, si generalizza perchè lo capiamo tutti che un operaio metalmeccannico non potrebbe portarsi il figlio in fabbrica…vero?

Se oggi mia madre lavorasse ancora per il Comune di Milano, dubito che potrebbe portare Flor con sè, la mia bimba di 7 anni (sua nipote insomma). Ci sarebbe chi parlerebbe di sfruttamento minorile, chi tirerebbe in ballo le assicurazioni e le responsabilità correlate, chi sarebbe proprio infastidito dalla presenza di un bambino…chi andrebbe a riferire subito al dirigente.

CHE PALLE!

Insomma, per certi versi, è vero che un tempo si stava meglio.

C’era una solidarietà che oggi non c’è più e che hanno conservato invece altre popolazioni.

Qui da noi persino i nonni non ne vogliono più sapere di rivestire il ruolo che gli spettava una volta: aiutare i figli nella gestione dei bambini. Vogliono fare la loro vita (che è anche giusto, per carità…), e così tocca chiamare le baby sitter!!!

Che poi, io che ho la fortuna di fare un lavoro che mi permette di stare a fianco alle mie bimbe, e lo vedo cosa fanno la maggioranza delle baby sitter al parco: si siedono sulla panchina, capo chino sul cellulare, fino a quando è l’ora di incamminarsi verso casa.

Sono poche quelle che si mettono a giocare coi bimbi, che controllano cosa stiano facendo…insomma, scusate se non mi fido!

Però mi rendo conto che oggi, spesso, un’alternativa non c’è. Anche voi, quando eravate piccoli, ogni tanto andavate al lavoro con i vostri genitori senza che nessuno chiamasse Telefono Azzurro?

GIOCHI PER BAMBINI DI LOGICA DIVERTENTI DA REGALARE? THINKFUN

ThinkFun produce giochi intelligenti che stimolano creatività e fantasia, perfetti per trascorrere le vacanze di Natale, sfidandosi con mamma e papà.

In 7 anni di blog di giochi ne ho visti tanti. Più o meno belli, anzi alcuni proprio brutti. Per me un gioco brutto è quello che viene abbandonato poco dopo, magari pagato pure caro.

Di recente, come faccio ogni anno per lavoro (che per me è anche un piacere), vado a G come Giocare la manifestazione che si tiene a Milano a novembre e che permette ai bambini di toccare, provare i tanti giochi molti dei quali già visti in tv.

G come

Una stancata pazzesca per noi adulti, un sogno per i bambini perchè è un po’ come se entrassero per mezza giornata nel paese dei balocchi (guardate nella foto la profondità del capannone che ospita la manifestazione!). Se mi seguite anche su Instagram – mi trovate come Mammarisparmio – saprete che, fra i tanti giocattoli presenti, la mia attenzione è ricaduta sulla linea giochi di ThinkFun, azienda che onestamente non conoscevo. Perché mi ha colpito? Perché, a mia volta, ho visto mia figlia colpita.

Flor, 7 anni, ha voluto fermarsi una 20ina di minuti nel loro stand e vi assicuro che si tratta di un dato straordinario per G come Giocare, dove a ogni angolo c’è un richiamo di luci, colori, suoni.

I giochi ThinkFun appartengono al gruppo Ravensburger che in Italia conosciamo soprattutto per i puzzle di qualità; almeno io li rammento soprattutto per questo.

Si tratta di giochi che stimolano la logica e l’intelletto senza annoiare. Sempre per restare alla mia epoca (gli anni 80-90) i giochi Thinkfun  mi ricordano il mio adorato Mastermind, ve lo ricordate? Quello in cui bisognava ripetere la sequenza di colori esatta a suon di ragionamenti e memoria.

Sono giochi dove necessariamente non si deve imparare qualcosa, come accade per esempio con l’arcinota linea Sapientino; inutile nasconderlo, i bambini non hanno sempre voglia di imparare la storia, la geografia, la matematica…dopo una giornata passata sui banchi credo che anche loro, come noi, abbiano semplicemente voglia di rilassarsi.

swish gioco thinkfun

Ecco il gioco deve essere anche questo. Vedo che Flor si rilassa quando gioca a Rush Hour un gioco che mi ricorda quei puzzle con le tesserine dove bisogna riordinare la sequenza dei numeri (sta diventando un post davvero amarcord!).

think fun giochi ravensburger

In Rush Hour si tratta di aiutare una macchinina rossa a uscire dal traffico, spostando camion e altri veicoli incastrati nell’ingorgo. Per trovare l’unica via d’uscita è necessario usare la logica, perché la mossa di una dipende dall’altra. Più si diventa bravi, meno mosse saranno necessarie. Vi assicuro che è un gioco che coinvolge anche gli adulti.

Vi invito a fare un salto sul sito ThinkFun a curiosare i loro giochi rompicapo, di logica e coding, giochi di dadi…c’è una linea dedicata allo yoga per bambini e all’apprendimento delle prime parole (una specie di bingo a immagini, molto carino e capace di coinvolgere anche i più piccoli). Questo link vi porterà direttamente sul sito di Amazon con un elenco di tutti i giochi ThinkFun: https://amzn.to/2rIuhLJ.

Altro gioco molto carino è anche Swish, un gioco di carte che, personalmente, amo molto perché facilmente trasportabili quindi adatte anche quando si va al mare o via per un week-end. Si tratta di far combaciare delle forme e fare swish appunto (adatto dagli 8 anni in su).

swish gioco thinkfun recensioni

Il terzo gioco è quello che ha rapito letteralmente la mia bambina e infatti lo troverà sotto l’albero questo Natale. Questo gioco stimola la creatività oltre alla logica perché il bambino deve costruire una vera e propria montagna russa,. A disposizione gli vengono dati tot pezzi dalle carte-sfida, che dovrà usare per realizzare la pista dal punto A al punto B. Prova e riprova, godetevi i loro sorrisi e soddisfazione una volta trovato l’incastro perfetto che permetterà alla macchinina di fare il giro completo. Spingere la macchina infinite volte sarà  poi un gioco nel gioco.

Concludendo mi sento di consigliarvi caldamente questi giochi, sono stra sicura che piaceranno a tutta la famiglia. Se anche voi, come me, non amate molto giocare con i vostri figli (è una mia pecca, lo so!), vedrete che questi giochi vi daranno la spinta giusta per essere più partecipi a questa attività così importante per la crescita cognitiva ed emotiva dei nostri figli.

SACCHI NANNA EXTRA LUNGHI PER BAMBINI GRANDI, DOVE TROVARLI

Se mi avessero chiesto cosa fossero i sacchi nanna prima di diventare mamma, probabilmente non avrei saputo rispondere. I sacchi nanna hanno letteralmente salvato le mie notti.

Prima di conoscere i sacchi nanna, anziché dormire,  passavo il mio tempo a pensare alla mia bambina scoperta.

Come tutti i bimbi soffriva molto il caldo e la notte tendeva a togliersi le coperte.

Io, da mamma ansiosa quale sono, mi alzavo ogni due per tre per andare a controllare se fosse ancora sotto le coperte e, all’occorrenza, la coprivo per evitare che prendesse freddo. Più di una volta mi è capitato di trovarla ghiacciata la mattina…

Poi l’illuminazione, arrivata come spesso accade leggendo nei vari gruppi Facebook dedicati alle mamme.

Ho scoperto l’esistenza di questi sacchi nanna,  molto in voga all’estero. Ne ho subito comperato uno ed è stata sicuramente uno degli acquisti più azzeccati da quando sono mamma.

Questo indumento altro non è che una specie di sacco a pelo a forma di trapezio, con o senza maniche, che sostituisce le coperte in tutto e per tutto, permettendo movimenti ampi e liberi.  

Il sacco nanna di Flor quando era piccola. Oggi lo usa la sorella

La mia prima figlia è così abituata a dormire nel suo sacco nanna che anche ora che ha 7 anni, lo usa sempre volentieri. Il problema è la taglia perché i sacchi nanna lunghi scarseggiano anche online. Per risparmiare tempo cercavo giusto su uno dei tanti siti aggregatori come Homelook.it, una sorta di Trovaprezzi che riunisce in un unico sito diverse categorie di prodotti, evidenziando anche le promozioni in atto. Qui sotto vedete proprio l’esempio con la ricerca sacco nanna. 

Attualmente sto facendo una ricerca per acquistare un sacco nanna grande che possa andarle bene fino a quando sarà ragazza. La cosa vi assicuro non è assolutamente facile poiché la maggior parte dei sacchi nanna sono per bambini molto piccoli o arrivano fino ai 6/7 anni di età.

La mia bambina inoltre è anche molto alta e quindi ormai non sta più comoda in questi sacchi nanna per bambini grandi, anche perché bisogna tenere in considerazione che quando uno dorme sdraiato è anche più alto, poiché il collo dei piedi è steso. Quindi lei lo tiene aperto sotto, dove c’è la zip,  e per non raffreddarsi  indossa dei calzettoni pesanti.

Sacco-nanna-grande

Per questo Natale pensavo proprio di farle trovare sotto l’albero un sacco nanna per adulti, magari personalizzato con il suo nome dato che questo lo userà per moltissimo tempo.

Quando acquistate un sacco nanna è importante valutare alcune caratteristiche come:

  • la zip è presente anche nella parte inferiore dove ci sono i piedi così che uno possa cambiare il bebè senza difficoltà anche di notte senza doverlo svestire completamente?
  • il sacco nanna ha i piedini così che il bebè che già cammina possa essere più indipendente?
  • Il sacco nanna ha maniche removibili così che nella stagione meno rigida si possano staccare?
  • tog sono adeguati alla temperatura che c’è dentro casa? Più tog ci sono, più il sacco nanna sarà pesante

Di contro ho la mia seconda figlia che adesso sta facendo un po’ di fatica ad accettare il sacco nanna. Soffre molto il caldo per cui credo che per lei sarebbe meglio acquistare un sacco nanna con meno tog rispetto a quelli che utilizza attualmente. Questo per dirvi che ogni bambino come sempre è a sé e prima di spendere soldi per un sacco nanna  vi consiglio di acquistare quelli più a buon mercato che si trovano i negozi come H&M o Kiabi per poi a passare a qualcosa più di qualità come quelli in vendita sul sito Slumbersac che ha anche una sezione dedicata ai sacchi nanna per adulti.