L’84% delle famiglie italiane è indebitata. Ciò significa che ha richiesto un prestito, un mutuo, un finanziamento, insomma ha avuto bisogno che qualcuno gli anticipasse dei soldi.

Noi, oggi, apparteniamo a quel 16% ma solo perché mio marito ha finito di pagare l’abbonamento della palestra un paio di mesi fa.
A quasi tutti, in effetti, è capitato di fare ricorso a una banca o a una finanziaria per acquistare l’auto, la moto, un televisore di ultima generazione, la cucina nuova ma anche il dentista, un bel viaggio all’estero.
Se anche tu sei tra questi e hai smesso di pagare le rate o lasciato da parte l’ultima quota, pensando “tanto lasceranno stare”, ti consiglio di andare avanti nella lettura di questo post per capire meglio come agisce una società di recupero crediti, che – ricordo – non è una ONLUS ma nemmeno così “cattiva” come la si potrebbe immaginare.
Diluire una grossa cifra in piccole rate, a fronte di interessi ormai irrisori (quand’anche a tasso zero), è sempre conveniente perché ti mette al riparo dai piccoli e grandi imprevisti economici del quotidiano.
Stando alla ricerca condotta da Kruk, società polacca di recupero crediti presente in diversi Paesi europei tra cui l’Italia, e che ha preso in esame il comportamento di 400 famiglie italiane indebitate, alla domanda “Potrei aspettare a pagare…”, gli intervistati hanno risposto così:
- Il 26% darebbe meno priorità a un impegno finanziario verso un familiare (cioè se devo ridare i soldi a mio papà, a un fratello ecc. l’urgenza è minore)
- Il 27% lascerebbe indietro i debiti legati a telefono, internet, tv satellitare ecc
- Il 17% dice che aspetterebbe, in caso di difficoltà, a ridare i soldi a un amico.
In effetti l’unica volta che mi è capitato di ricevere una lettera da una società di recupero crediti è stato quando avevo chiuso l’abbonamento Sky e non avevo pagato l’ultima bolletta. Non a caso, oggi, faccio il rid bancario per evitare dimenticanze.
Pensate che la lettera non mi è arrivata subito ma dopo un paio d’anni!

Non ho pagato l’abbonamento a Sky, Tim, Fastweb…cosa succede?
Nell’immediato non avevo subito capito chi mi stesse scrivendo e a che cosa si riferisse. Poi ho ripensato a quell’anno, al cambio di abitazione che c’era stato nel mezzo, e ho capito che in effetti potevo aver dimenticato di pagare l’ultima bolletta che ammontava a poco più di 100 euro: spese di chiusura abbonamento, l’ultima fattura, spese di gestione e di mora, spese di cancelleria ecc.
Insomma non una cifra pazzesca ma sicuramente più cara di quel che mi sarebbe costato se avessi pagato subito.
Come funziona una società di recupero crediti?
Di solito questo tipo di società si rivolgono a banche, aziende che vantano dei crediti, piccoli o grandi che siano. Prendiamo come esempio TIM, società di telecomunicazioni che, come visto, è tra i bersagli preferiti dei non pagatori.
Per TIM stare dietro a tutti i creditori sarebbe un enorme costo in termini di tempo e di risorse. Per questo le società di telecomunicazioni di tanto in tanto mettono i propri crediti all’asta.
Adesso cominciate a capire perché passa così tanto tempo prima che arrivi la famosa lettera che vi ricorda di un debito passato?
Ma continuiamo con l’esempio.

Poniamo che TIM – i numeri sono puramente casuali – vantasse crediti per 150mila euro e li mettesse all’asta con un prezzo base di 80mila euro (come si dice? Pochi, maledetti e subito.).
Le società di recupero crediti parteciperebbero all’asta e quella con l’offerta migliore vincerebbe. Ora, facciamo finta che vinca un’offerta da 110mila euro.
Per realizzare un profitto la società vincitrice dovrà essere così brava da recuperare crediti per un importo superiore a 110mila euro. L’ideale, ovviamente, sarebbe una plusvalenza di 40mila euro, così da coprire tutti i crediti che TIM avanzava verso i propri clienti (150mila euro).
Per ottenere questo obiettivo, le società di recupero crediti si mettono in contatto con i creditori di TIM, che nel frattempo – inconsapevolmente – sono diventati creditori non più di TIM ma della società di recupero crediti: la cosiddetta cessione del credito.
E naturalmente ci sono vari tipi di società di recupero crediti.
Ci sono quelle più aggressive e quelle più soft, che hanno voglia di relazionarsi con i propri debitori.
Kruk, la società che ha commissionato lo studio sulle abitudini degli italiani debitori, i propri debitori li chiama clienti e mai parla nel primo contatto di azioni legali, semplicemente perché non è un bel modo di porsi.
Nella mia lettera, invece, ricordo bene che c’era scritto che se non avessi pagato subito, la pratica sarebbe stata seguita dal proprio ufficio legale con conseguenti spese legali a mio carico.
In effetti loro hanno tutto il diritto di farti causa.
L’ideale invece è incentivare la gente a pagare studiando un piano di rientro assieme. Kruk, per esempio, analizza la situazione economica della persona per capire quanto possa pagare mensilmente senza che la sua qualità di vita venga stravolta dai debiti in essere. Qui c’è un esempio di un calcolatore per capire quando può essere destinato per pagare i propri debiti: https://it.kruk.eu/clienti/strumenti/strumento-di-calcolo-del-budget-domestico

A proposito – mio inciso – sapete che gli italiani, anche quando molto indebitati, raramente sanno rinunciare alla ferie? Sei italiani su dieci che hanno contratto debiti vanno comunque in vacanza.
La verità è che pagare conviene a tutti.
Se paghi:
- non finisci nella lista dei cattivi pagatori e puoi continuare ad avere accesso al credito
- fai le cose fatte bene in maniera onesta
- ritrovi la tua dignità
Se non paghi:
- si aprirà un contezioso
- sarai condannato a pagare il debito più le spese legali
- potrebbero pignorarti anche dei beni (quante se ne sono sentite in tv…in ogni caso ricorda che la prima casa oggi non può più essere oggetto di pignoramento… occhio però all’automobile!)
Il punto è avere chiaro che si può rientrare dei debiti, rinegoziando il debito. Anziché 3 anni magari ce ne metteremo 5, ma quel traguardo prima o poi arriva.
Sappiamo bene come il tempo voli…
Inoltre se avete più debiti, sappiate che è molto meglio cominciare a ripagare quelli più piccoli perché sono più facili da estinguere e sono, dunque, anche una sferzata di energia per l’umore.
Pensate che Kruk per invogliare i propri clienti a pagare ha pensato a un programma fedeltà. In base a quanto si paga, con che costanza e velocità, si guadagnano dei punti che poi danno la possibilità di richiedere dei premi. Un po’ come già funziona con le miglia delle compagnie aeree, solo che qui si vincono scope elettriche, lavatrici, televisori ecc.
Come tenere sotto controllo le spese mensili
Un’altra cosa che fanno, come per esempio accaduto nel mercato spangolo, è quella di inviare ai loro debitori/clienti la famosa KAKEBO, l’agenda giapponese che aiuta monitorare le proprie spese in un solo colpo d’occhio. Speriamo lo facciano anche qui in Italia, perchè è davvero un agenda molto utile. Vi lascio di seguito il link di Amazon.
Tenere un diario delle spese non è l’unico modo per stare attenti alle proprie uscite mensili.
Un buon metodo per non finire in rosso è quello di pensare a un piano di accumulo che forzatamente ogni mese ci preleva dal conto una quota dei soldi. E’ quella che io chiamo la tecnica di Ulisse, che per non essere tentato dal canto ammaliatore delle sirene si fece legare all’albero della propria nave. Meglio quindi non avere molti soldi sul conto, per non cadere in tentazione.

Infine, una regola che io stessa dovrei tenere a mente: meglio usare i contati anziché che la carta di credito. In effetti, non vedere fisicamente i soldi non aiuta a tenere sotto controllo le spese.